Samuele Ramazzotti: “A Tirrenia per crescere”


Samuele Ramazzotti è stato considerato tre le più grandi promesse del tennis italiano, quando, a 14 anni, ha vinto il Master Junior ed è diventato numero uno del ranking under 14. Poi, come spesso accade, il passaggio alle categorie superiori non è stato facile e subito sono arrivate critiche e disillusioni, ma Samuele è ancora giovane, anzi giovanissimo, classe 1999, non ha ancora diciotto anni, ed ha davanti tutto il tempo necessario per provare a diventare un tennista professionista.
Quest’anno ha alternato tornei del circuito ITF Junior a quelli del circuito pro. I risultati più significativi sono stati la semifinale nel grado 1 under 18 in Croazia a marzo e il primo punto conquistato nel circuito ATP ad agosto. Dal mese di maggio di quest’anno si è trasferito a Tirrenia per allenarsi al Centro Tecnico Federale. Lo abbiamo intervistato per capire i suoi programmi futuri e per conoscerlo meglio.
Samuele, intanto presentati ai lettori di Spazio Tennis, dove vivi, dove ti alleni?
Io vivo a Castelbellino, un paese vicino a Jesi, in provincia di Ancona. Da quando ho iniziato a giocare a tennis, quando avevo 5 anni, mi sono sempre allenato vicino casa al Moie Sporting Club con il maestro Luca Latini. Da maggio di quest’anno ho deciso di trasferirmi definitivamente a Tirrenia, al Centro Tecnico Federale e allenarmi con i maestri della federazione.
Una scelta importante, quella di lasciare il maestro che per tanti anni ti ha seguito per andare a tempo pieno a Tirrenia.
Sì è stata una decisione difficile, ma ben ponderata e in accordo con tutti quelli che mi stanno vicini. Siamo un bel gruppo di ragazzi giovani, tutti molto motivati e vogliamo crescere senza fretta. Credo che l’ambiente di Tirrenia sia l’ideale per tutti noi, perché possiamo confrontarci anche con i vari professionisti che si allenano accanto a noi.
Sei seguito da un coach personale o, per ora, avete un pool di maestri che vi allenano di volta in volta?
C’è tutta una serie di allenatori bravi e preparati che lavorano con noi e si alternano nella conduzione degli allenamenti sia atletici che tecnici. Il responsabile del mio gruppo è Umberto Rianna, ma lavoriamo anche con altri coach.
Facciamo il bilancio di questo 2016. Ti aspettavi di più?
L’obiettivo che mi ero posto a inizio anno era quello di migliorare a livello di gioco, indipendentemente dai risultati e io credo sinceramente di esserci riuscito. A inizio anno ho giocato una serie di tornei ITF Junior under 18, alcuni sono andati bene, altri meno. Dalla primavera in poi, ho iniziato a giocare tornei pro Futures e chiaramente l’impatto è stato abbastanza duro e sono arrivate una serie di sconfitte, ma credo che mi siano comunque servite per migliorare il mio gioco. Ad agosto sono riuscito a conquistare il mio primo punto nel ranking ATP ed è stata una grande soddisfazione.
A inizio anno hai anche sfiorato l’ingresso alle quali degli Australian Open Junior. Qualche rimpianto lo avrai per non essere riuscito a disputare le prove del Grande Slam Junior?
E’ vero, a inizio anno ero vicinissimo all’ingresso nel draw di qualificazione degli Australian Open e poi anche del Roland Garros, non sono entrato per pochissimo, ovviamente mi dispiace molto, però ho ancora un anno per provarci, se decideremo di fare ancora un programma almeno parzialmente basato sui tornei ITF Junior under 18.
Il salto da junior a pro è stato più duro di quanto ti aspettassi?
Ero preparato, perché le persone che lavorano con me mi avevano avvisato che il passaggio sarebbe stato molto complesso e, per certi aspetti, traumatico. Il livello è sicuramente alto anche nelle prime partite, serve concentrazione assoluta, senza poter mollare un attimo.
La vita del tennista, a differenza di quello che qualcuno crede, non è fatta solo da viaggi e facili guadagni, anzi…
E’ una vita molto molto dura, ci si allena tutti i giorni, poi c’è anche da studiare, io lo faccio quasi sempre da solo, studiando online e poi a fine anno devo andare a fare gli esami di ammissione all’anno successivo. Le trasferte sono sempre per giocare, non certo per fare i turisti. Comunque sono sacrifici che faccio volentieri perché io amo il tennis e sono felice di fare tutto questo.
Nel prossimo anno pensi di giocare ancora tornei junior oppure abbandonarli per disputare solo Futures?
A decidere saranno i tecnici federali. Ora stiamo facendo la preparazione invernale e non abbiamo ancora deciso quali saranno i programmi per il prossimo anno. Credo che alterneremo ancora tra ITF Junior under 18, magari per cercare la qualificazione alle prove del Grande Slam Junior, con una serie di Futures da 10.000 dollari per acquisire esperienza e confrontarsi con un livello più alto. Io non ho preferenze particolari, mi va bene tutto quello che verrà deciso dai tecnici che mi seguono.
Parliamo del tuo gioco: quale è il colpo che reputi più solido e quale invece quello su cui sai di dover lavorare ancora molto?
Il mio colpo più solido è sicuramente il dritto. Ora sto lavorando molto sul rovescio, ma soprattutto sul servizio e sulla risposta al servizio. Sono i colpi fondamentali che ogni tennista deve continuare ad affinare e migliorare giorno dopo giorno.
La superficie che preferisci?
Io ho quasi sempre giocato sulla terra battuta fin da bambino, ma la superficie che preferisco è invece il cemento, diciamo che cerco di adattarmi a tutte le superfici.
Secondo te il tennis sta diventando sempre di più uno sport che può essere fatto solo se supportato da un fisico possente oppure anche chi non è tanto alto e robusto, ma ha una grande tecnica potrà primeggiare ancora?
Noi lavoriamo moltissimo sull’aspetto fisico e atletico. Sia al mattino che al pomeriggio facciamo sedute atletiche a completamento del lavoro tecnico sui campi. E’ assolutamente fondamentale l’aspetto atletico per un tennista della mia generazione. Ormai la tecnica da sola non basta più. Se un tennista non è preparato perfettamente dal punto di vista fisico secondo me non potrà mai primeggiare.
Hai dei giocatori a cui ti ispiri e un torneo che sogni di vincere in futuro?
Giocatori ce ne sono tanti, non vorrei citarne uno in particolare. Tornei sicuramente mi piacerebbe partecipare agli Internazionali d’Italia a Roma, proverò a rifare le prequali in qualche torneo Open che verrà organizzato. In futuro sicuramente il sogno è arrivare a giocare al Roland Garros.
Chiudiamo l’intervista con gli obiettivi per il 2017.
L’obiettivo unico è giocare sempre meglio e migliorarmi giorno dopo giorno. Non mi pongo obiettivi riguardo al ranking, perché poi se si cresce come gioco, il ranking arriverà di conseguenza. Non devo aver fretta di arrivare subito, alla mia età è fondamentale avere obiettivi di crescita costanti ma a lunga scadenza. Vedremo tra 2-3 anni se sarò stato capace di metterli in pratica.

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