Teste di fuoriserie?

di Sergio Pastena

Il dibattito è di questi giorni ed ha visto coinvolti nomi eccellenti. Argomento: è giusto che Rafael Nadal non sia tra le primissime teste di serie al Roland Garros?

Tutto è partito da Guy.

Il primo a lanciare la discussione è stato Guy Forget, ex campionissimo francese e membro del comitato organizzatore dello Slam transalpino, che paventando la possibilità che il maiorchino si ritrovi addirittura testa di serie numero 5 all’Open di Francia ha detto chiaramente che secondo lui dovrebbe essere numero due. A fargli eco sono stati John McEnroe e, subito dopo, lo zio di Rafa, Toni Nadal. Altri atleti, come l’ex tennista francese Patrice Dominguez, si sono detti contrari.

Prima cosa da mettere in chiaro: Rafa non c’entra nulla, su questa storia non ha detto una parola e non ha preteso trattamenti di favore. Suo zio è stato interpellato sul tema e, ovviamente, ha detto la sua. Ma andiamo per gradi.

La situazione attuale

Rafael Nadal, dopo il suo lungo stop per infortunio, è rientrato nel circuito dovendo affrontare una situazione molto problematica: una marea di punti da difendere sulla terra, quinta posizione in classifica e mille punti di distacco da David Ferrer.

Un ranking problematico.

Il ranking di Ferrer è molto solido: tanto per dirne una, questa settimana difendeva 300 punti a Barcellona ed è stato eliminato subito, ma gli sono entrati 250 di ‘s-Hertogenbosch in sostituzione ed ha perso solo 50 punti. Inoltre “Ferru” difende 540 punti complessivi tra Roma e Madrid mentre Nadal non potrà guadagnare punti a Roma, dove è detentore, ma potrà farlo solo a Madrid dove l’anno scorso si fermò subito.

La situazione vede dunque Nadal che al massimo potrà rimpinguare di 910 punti la propria classifica arrivando a quota 6895 mentre Ferrer di punti ne ha 6920. Insomma, Nadal non è indipendente, specie considerando che uno come Ferru raramente ha passaggi a vuoto e in teoria potrebbe fare meglio di un quarto e una semifinale tra Madrid e Roma, sorteggi permettendo. Inoltre è sempre da verificare l’eventualità di un back-to-back di Rafa, almeno finchè è in giro tale Novak Djokovic.

Riassumendo: sono elevatissime le probabilità che Nadal possa arrivare al Roland Garros da numero cinque al mondo.

I criteri per il ranking

Sui forum si discute pacatamente.

Se il Roland Garros fosse un evento Atp, non staremmo qui a parlare: le regole stabiliscono chiaramente che per compilare le teste di serie si debba tenere conto unicamente della classifica. Questo, però, non vale per i tornei del Grande Slam, che contribuiscono alla classifica Atp ma non fanno parte del circuito.

Ergo: in teoria uno Slam, non essendo soggetto a particolari vincoli, può anche non seguire la classifica nel considerare le teste di serie.

Proprio a questa possibilità fanno appello Forget, McEnroe e tanti tifosi di Nadal, angosciati dall’eventualità di un quarto di finale tra lui e Novak Djokovic.

Come si comportano gli organizzatori

La situazione è facilmente riassumibile: Australian Open, Roland Garros e Us Open non sono soliti modificare le teste di serie ma si adeguano, per prassi, agli altri tornei dell’Atp calcolando il seeding in base alla classifica.

L’unica situazione differente è quella di Wimbledon, che è solito cambiare l’ordine delle teste di serie, anche se ciò è dovuto principalmente alla peculiarità della superficie, l’erba: sul verde, infatti, si giocano pochissimi tornei all’anno e ci sono giocatori specialisti di altre superfici che sull’erba vanno davvero male. Per questo gli organizzatori londinesi danno maggior peso ai risultati ottenuti su quella superficie nel calcolare le teste di serie.

I pro e i contro

Zio Toni è d’accordo. Ma va?

Come in ogni situazione si sono formati due schieramenti di favorevoli e contrari ad una testa di serie “speciale” per Nadal. Anche in questo caso vorrei cimentarmi nel difficile esercizio di chiamarmi fuori dalla lotta, che ormai inizia peraltro a suonare desueta visti i cambiamenti di gerarchie, tra nadalisti e federiani: sia chiaro, non parlo di tifosi normali ma degli “ultrà” le cui argomentazioni in questi giorni sono grosso modo “Sì, perché è Nadal” e “No, perché è Nadal”. Per il resto…

I favorevoli hanno diverse frecce al proprio arco e, sicuramente, la prima è quella dello spettacolo. Parliamoci chiaro: la finale più probabile a Parigi, allo stato attuale, è quella tra Djokovic e Nadal. Federer non è al meglio, Murray sulla terra è più debole di Ferrer e gli altri sono una spanna sotto. L’eventualità di un quarto di finale tra Nole e Rafa, quindi, fa storcere il naso a non pochi appassionati.

La seconda freccia riguarda il palese “falso” che sarebbe un Nadal in quinta posizione: le probabilità di incrociare Djokovic prima della finale sarebbero sempre una su due, ma potrebbe come detto trovarlo già nei quarti, cosa assurda per quello che è stato il miglior giocatore di sempre sulla terra battuta o, anche volendo evitare paragoni tra epoche, sicuramente il più forte del tennis moderno.

L’ultima, quella francamente più debole, riguarda l’analogia con Wimbledon: se lo fanno loro, perché non potrebbe farlo anche il Roland Garros?

I contrari, dal canto loro, hanno tre frecce belle appuntite. La prima, ovviamente, è quella dell’equità di trattamento: passi per lo spettacolo, ma perché Nadal sì e altri tennisti che comunque fanno sacrifici per fare punti no?

La seconda riguarda la creazione di un precedente che in futuro potrebbe rivelarsi pericoloso se applicato a casi ben più controversi: infrangere un tabù porta a queste conseguenze.

La terza, più banalmente, riguarda il caso Wimbledon: la terra ha un peso più significativo dell’erba nella composizione del ranking e, in quanto agli infortuni, fan parte del gioco.

Cosa fare?

My two cents.

Partiamo da un fatto: l’atteggiamento standard, se ci si dovesse rifare al modo in cui si è agito fino ad ora, dovrebbe essere la quinta di testa di serie a Nadal. Quindi la domanda da porsi non è “Perché no?” ma “Perché sì?”. Analizziamo le argomentazioni dei favorevoli.

Lei che dice, avvocato?

L’argomento dello spettacolo è sicuramente quello che esercita più suggestione su di me: io stesso mi sono lamentato del fatto che le sorelle Williams in doppio, a Wimbledon 2012, non avessero avuto la testa di serie pur essendo palesemente le più forti del lotto.

Una lamentela che però aveva la sua ratio: a Londra comunque provano a mantenere un minimo di base numerica dando maggior peso ai punti fatti sull’erba, ma considerando che nel 2011 le sorellone non avevano comunque partecipato non c’era stato verso di farle rientrare come teste di serie. Tuttavia fare un’eccezione nel doppio femminile in un quadro di una gestione più “libera”, come quella di Wimbledon, è decisamente meno pesante che farlo al Roland Garros nel singolare maschile. Inoltre c’è una bella differenza tra essere testa di serie numero 5 e non esserlo affatto: è un po’ come se Nadal potesse beccare Djokovic al primo turno, una vera e propria bomba a mano nel tabellone.

A rigor di logica, sia il Roland Garros che Wimbledon hanno le proprie prassi e quindi, come avrei ritenuto ragionevole un’eccezione nel caso delle Williams, dovrei dire lo stesso del caso di Nadal. Il problema, però, era più generico: l’idea non era che si dovesse cambiare la prassi appositamente per le sorelle Williams, ma per tutti i casi clamorosi di quel genere, una differenza non da poco.

Cambiare? Non subito…

Insomma, c’è una questione di uniformità che pone a confronto due logiche. La prima è quella dell’equità di trattamento: si stabiliscono le regole, si applicano per tutti. La seconda è quella dello spettacolo: si stabiliscono le regole, ma se queste rischiano di essere autolesioniste si fa qualche eccezione. Come uscirne?

Semplice: iniziando a ragionare al di là dei singoli casi. Ovviamente, da appassionato, non posso che borbottare quando vedo le Williams mine vaganti in doppio o un Nadal fuori dalle prime teste di serie, ma è altrettanto vero che certi cambiamenti non andrebbero decisi sull’onda emotiva di un singolo caso. In sintesi: se un torneo deve cambiare le proprie logiche di assegnazione non deve farlo per l’atleta X o Y, ma deve dire “Signori, abbiamo deciso che dall’anno Z ci riserveremo la facoltà di fare delle eccezioni per rendere lo spettacolo più avvincente”.

Tutto questo, però, andrebbe fatto a bocce ferme e, possibilmente, con un’introduzione non immediata per evitare provvedimenti “ad personam” ai quali, ovviamente, sarei contrario a prescindere. Nel caso si decidesse di cambiare, insomma, bisognerebbe stabilire la possibilità di fare eccezioni, per ciò che gli Slam, nei casi nei quali l’ordine delle forze è stravolto platealmente: direi la stessa cosa, ad esempio, se Ferrer rischiasse di essere testa di serie numero 20 per via di un infortunio. Anche se la cosa, a dire il vero, rischierebbe di portare a una sorta di “classifica anarchica”.

Io dico che non c’è fretta. E voi?

Ad ogni modo la cosa andrebbe stabilita a lunga scadenza per scongiurare il sospetto di un possibile provvedimento mirato. Tanto per intenderci, se questo cambiamento di rotta fosse introdotto ora, lo farei valere dal 2015 in poi. Per questo, per quanto mi riguarda, ritengo che a Nadal al Roland Garros debba toccare la quinta testa di serie.

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