Ville Liukko, il tennis nel destino


Capelli lunghi, una bandana blu a stelle bianche, una polo larga ed una racchetta Wilson. Nel 1992, grazie ad una wild-card, esordiva a diciotto anni al Challenger di Tampere il finlandese Ville Liukko. Niente di strano direte voi, ma quello che è all’oscuro di molti è il fatto che quella racchetta poteva, appena poco tempo prima, essere sostituita a tutti gli effetti da una mazza in legno. E quella pallina gialla in feltro poteva essere rimpiazzata da una palla in cuoio ben più grande. Hockey su ghiaccio e calcio sono le sue grandi passioni, come per molti altri finlandesi. Ed essendo Ville un agonista nato, non è stato lontano dallo scegliere prima l’uno e poi l’altro come vera e propria professione. Ma in maniera prepotente è arrivato il tennis che ha spazzato via tutto il resto. ”All’inizio non pensavo di diventare un tennista professionista. Semplicemente mi divertivo come un matto. Non so se i miei genitori hanno fatto le scelte giuste quando ero bambino, il tennis era il mio destino!”.
La carriera tennistica di Liukko, nata quasi per caso e concentratasi nella miseria di appena cinque anni, ha offerto sprazzi degni di nota. Nonostante un best ranking fuori dalla top-100, una marea di infortuni ed i 173 cm di altezza. Avvicinarsi ed appassionarsi al tennis per poi diventare professionista in Finlandia nei primi anni ’90 non era una delle cose più semplici da realizzare per un ragazzino. La stagione outdoor durava soltanto pochi mesi a causa del clima e le strutture per poter giocare al coperto scarseggiavano, senza considerare una cultura tennistica in fase ancora embrionale. Ciò che ha senz’altro incoraggiato il giovane Ville a virare definitivamente verso il tennis fu la presenza dei due migliori giocatori che fino a quel momento la Finlandia aveva avuto nella sua storia: Veli Paloheimo e Aki Rahunen. Paloheimo, giocatore da fondocampo molto solido, era stato il primo finlandese ad agguantare la top-50. Aveva raggiunto il quarto turno agli Australian Open del 1990. Rahunen invece, elegante serve&volleyer puro, nello stesso anno aveva toccato la top-60 ed era stato fermato al terzo turno del Roland Garros. Senz’altro un incoraggiamento per Liukko, che decise di dedicarsi seriamente al tennis nel 1995. Nato come attaccante alla Rahunen, Ville si trasformò nel corso degli anni in un regolarista alla Paloheimo. “Quando cominciai a giocare i primi tornei tra i pro capii che qualcosa andava cambiato. Divenni un ribattitore da fondo, ma il gioco aggressivo che aveva caratterizzato il mio tennis precedentemente mi ha aiutato molto, soprattutto quando mi trovavo nei pressi della rete”.
Nella sua breve carriera Liukko ha vinto il Challenger di San Diego nel 1998, si è qualificato per gli US Open del 1999, dove strappò un set a Goran Ivanisevic, ha ottenuto gli scalpi di giocatori come Marat Safin (a Tashkent nel 1999) e Thomas Johansson (a Copenaghen nel 2000). Al massimo numero 117 delle classifiche, una serie di brutti infortuni hanno impedito al giocatore di Turku di esprimere il suo tennis migliore, proprio quando grazie alla forma fisica perfetta aveva ottenuto il suo best ranking. Vista così la carriera del finlandese potrebbe essere giudicata come senza infamia e senza lode. Quel quid in più che ha messo in mostra tutta la grinta, la tenacia e la combattività di Liukko è stato senz’altro il rappresentare la sua Finlandia in Coppa Davis. “Il Challenger di San Diego, il primo turno agli US Open. Sì, senz’altro sono bei ricordi. Non ho vinto molto nella mia carriera. Ma niente è paragonabile alle soddisfazioni che ho ricevuto della Coppa Davis”.
Esordì nella competizione contro lo Zimbabwe dei fratelli Black nel 1996, in cui ottenne la sua prima vittoria contro Genius Chidzikwe. Nel 1998 nella vittoria per 3-2 contro la Croazia sconfigge un ragazzino di cui si parlava già un gran bene, Ivan Ljubicic. Nel successivo e glorioso match contro la Francia lotta contro Cedric Pioline, divorandosi due set point nel terzo set, in un match terminato 6-3 7-5 7-5 per l’allora numero 14 del mondo. Nel giro di pochi anni Liukko diventa la colonna portante del team finnico e si denota già da queste partite l’attitudine e la capacità di non mollare mai di Ville. Le sue doti brillano di più quando è chiamato a rappresentare il sua paese, come capita ad alcuni giocatori che si trasformano in questa competizione. Ed è a questo punto che in Coppa Davis i destini di Finlandia ed Italia si intrecciano. Per l’Italia tempi duri, per la Finlandia un’occasione per mettersi in mostra dopo decenni di anonimato. In due occasioni non consecutive il piccoletto di Turku sarà grande protagonista.
Nel 1999, sotto un sole infernale, i Leoni  arrivano a Sassari per giocarsi, senza nulla da perdere, lo spareggio che li vede opposti all’Italia di Gaudenzi, Sanguinetti e Nargiso per accedere al World Group. “Dei tre avevo affrontato soltanto Nargiso, e lo avevo sconfitto tre volte su tre. Non avevo confidenza con la terra, ho sempre preferito giocare sul veloce. Decisi così di allenarmi per tre mesi giocando soltanto su quella superficie per il tie contro l’Italia. Tra l’altro in quel week-end a Sassari c’era mia madre sugli spalti, dovevo fare bella figura!”. In un match lunghissimo, quasi quattro ore di battaglia e in cinque tirati set, Ville ebbe la meglio su Davide Sanguinetti. “Alla maratona, con Liukko, possono andare pochi giocatori. Di certo, non Sanguinetti” fu il commento del ct Paolo Bertolucci. “Questa citazione del coach è la prima volta che la sento. Onestamente io mi sentivo in grado di continuare a giocare fino all’infinito!”. Ci si ritrovava sull’uno pari dopo che all’esordio in Davis un biondo diciottenne all’epoca numero 596 ATP e fresco vincitore degli US Open Junior, un tale Jarkko Nieminen, fu sconfitto da Andrea Gaudenzi. E così è ancora Liukko a portare la Finlandia in vantaggio imponendosi nel doppio insieme a Tuomas Ketola contro la coppia azzurra Gaudenzi/Nargiso, sempre in cinque set. Nel quarto match Liukko si gioca il tutto e per tutto contro Gaudenzi. Ville si ritrova avanti nel quinto, con occasioni di portarsi 3-0 con doppio break nell’ultimo set, ma alla fine sarà l’italiano ad imporsi in un’altra spaventosa battaglia. “Oh, quel match con Gaudenzi mi viene in mente spesso. Non è che ci perdo il sonno la notte, però la considero una sconfitta amara. Dall’altra parte sono consapevole che non avrei potuto giocare meglio quel giorno. E quelle palle break le giocai a viso aperto, senza paura. Quindi non ho rimpianti. E’ stato lui in ogni caso ad essere il più forte in campo alla fine”. L’Italia salvò il proprio onore restando in serie A e la Finlandia restò invece con un pugno di mosca, avendo solo sfiorato la storica promozione.
Johan Skogman, all’epoca coach di Liukko, ricorda come fosse ieri quel match: “Se, e soltanto se, avesse sfruttato una di quelle occasioni, la storia sarebbe andata in un altro modo. Una deviazione del nastro ed una palla uscita di poco cambiarono il match e Gaudenzi poté salvare l’onore dell’Italia. In quel fine settimana Ville giocò tre partite finite tutte al quinto set. Era completamente esausto, ma è dovuto ritornare a giocare già il giorno successivo, dato che difendeva la maggior parte dei punti ATP che aveva in classifica. Non ci riuscì e la sua posizione nel ranking crollò”. È da qui che cominciano i problemi di Liukko: precipita in basso nelle classifiche e la spalla comincia a scricchiolare. Ma non è questa serie di infortuni ad impedirgli di ritornare a giocare per la Finlandia, questa volta sul velocissimo tappeto amico di Helsinki, di nuovo contro l’Italia nel 2001. “Ero infortunato dovunque al di fuori delle orecchie”. Nessuno si aspettava di trovarlo di nuovo in campo, dopo due anni d’inferno ed una carriera prossima a concludersi. Invece Ville non demorde e contro Federico Luzzi gioca una grande partita, terminata 14-12 al quinto, con tanto di palle match non trasformate. “Quella partita fu davvero emozionante! Nonostante avessi già da qualche tempo seri problemi alla spalla, in quel match diedi davvero tutto me stesso. Credo di aver avuto anche due match-point, ma Federico servì davvero bene e alla fine meritò il successo”.
Come molti finlandesi Ville è un tipo schietto. Ammette di aver vinto poco e di aver combattuto battaglie improbe, spesso perse. Ma sempre con onore e con una grinta incredibile. Olli Rahnasto non ha dubbi: “Sono stato per ventidue anni nel giro della Coppa Davis, prima come giocatore e poi come capitano, e non ho nessun dubbio nel dire che Ville è stato e forse è ancora oggi il miglior giocatore finlandese di questa competizione”.
Perché infondo è questo ciò che importa, lasciare un segno del proprio passaggio. E di certo non sarà dimenticata l’impronta di Ville Liukko, piccolo-grande combattente finnico.

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