“La Coppa Davis è speciale per me, una delle ragioni per cui gioco a tennis è proprio quella di sentire queste emozioni”. Si presenta così Matteo Berrettini in conferenza stampa dopo la vittoria contro Jurij Rodionov (6-3 7-6(4)) che ha permesso all’Italia di guadagnare il primo punto nel tie contro l’Austria valido per i quarti di finale delle Final Eight di Coppa Davis.
IL MOMENTO CHIAVE
Un match che poteva girare su quei tre set point consecutivi avuti dal numero centosettantasette del mondo, come afferma lo stesso tennista azzurro commentando inoltre la propria prestazione: “In quel momento mi sono detto che col mio servizio avrei potuto recuperare la situazione, ho pensato a un punto alla volta. Credo di aver fatto una buona prestazione: ho iniziato bene e nonostante mi sia trovato in difficoltà nel secondo set la partita non è andata al terzo. Voto? Mi darei un bell’otto. So che il mio livello può essere più alto ma la Davis ci ha insegnato che ciò che serve è il cuore non la perfezione. Ho fiducia nel mio tennis e nella prima parte di questa stagione l’ho dimostrato”.
CONDIZIONE FISICA OK
Nel corso della mattinata sono circolate alcune indiscrezioni circa un piccolo problema fisico, indiscrezioni che Berrettini smentisce così: “Non so perché sia uscita questa notizia, ci ha sorpresi onestamente. Da quando gioco a tennis non ricordo un singolo giorno in cui io sia arrivato a un match al 100% della forma psicofisica, qualcosa c’è sempre. Ringrazio tutto il team medico ma io sto bene e ieri mi sono allenato meglio di come ho giocato oggi”.
IL FASCINO DELLA DAVIS
Una competizione che forse sta perdendo un po’ di fascino rispetto agli scorsi anni ma che è sempre motivo d’orgoglio per l’ex finalista di Wimbledon: “La Davis è sempre stata importante per me, mi fa sentire vivo e mi ha aiutato molto a ritrovare le giuste motivazioni negli ultimi due anni. Quando ero ragazzino sognavo di essere qui a cantare l’inno con i miei compagni di squadra ed è successo perché se lavori tanto per seguire i tuoi sogni poi accadono”. Un’atmosfera, quella del più importante torneo di tennis per nazioni, che affascina lo stesso tennista romano: “Il bello della Davis sono i tamburi, le trombe, il pubblico, i compagni… Sono tutte energie che si accumulano e che spingono le persone a dare il proprio meglio”.
Altro grande argomento inerente la formula con cui viene giocato questo torneo, riguarda la mancanza di diversi giocatori di altissimo livello. L’azzurro prova a dare delle risposte: “Vero che la Davis non dà punti ATP e forse ha perso un po’ di valore negli anni ma io cerco di dare sempre il meglio. Non credo che Sinner e Musetti la vivano in maniera diversa da me, loro hanno un grande attaccamento alla maglia azzurra e lo hanno dimostrato. Ci hanno già scritto oggi e sicuramente lo rifaranno a prescindere dal risultato. Non so giudicare l’attuale formula – chiude Berrettini – Rispetto a Jannik e Carlos, sfortunatamente, il mio schedule è diverso, quando vedo una loro partita sembra un flipper. Il tennis si sta evolvendo e sta diventando sempre più fisico. Si potrebbero cercare delle soluzioni come giocare la Davis ogni due anni o accorciare il calendario ma so quanti interessi ci sono dietro. Io l’ho giocata con la vecchia formula ma non credo che si possa tornare al tre su cinque, bisognerebbe trovare un modo in cui i migliori del mondo riescano a essere presenti”.