Diario di Bordo da Londra 2012 (3)


(Carlo Molfetta e Alessandro Nizegorodcew)

da Londra, Matteo Torrioli

In una giornata praticamente senza gare il lavoro è stato tanto. Un piccolo antipasto di quello che ci aspetta quando l’Olimpiade entrerà nel vivo. Non ci facciamo intimidire. L’esperienza è fantastica ed il lavoro non stanca mai troppo. La mattinata è trascorsa rompendo le scatole ai colleghi presenti da tutto il mondo al Media Centre, o al Media Centre dei poveri come lo ha ribattezzato Roberto Parretta. Dei “poveri” non tanto dato che si tratta dell’Istituto per l’Ingegneria Civile di Londra. Un palazzo antico, con affreschi, soffitti altissimi e scorci mozzafiato. Dopo i nostri primi collegamenti (con ovvi problemi tecnici prontamente risolti) ci siamo concessi un lauto pasto alla mensa: fagioli e patate, il pranzo del campione. Neanche il tempo della siesta che usciamo per cercare maggiore fortuna a Casa Italia. Alessandro scatta per primo e io lo raggiungo poco dopo. Mentre lo aspetto fuori dal Queen Elizabeth Centre, ecco spuntare il presidente della Fipav Carlo Magri. Microfono in mano e via con l’intervista: certe occasioni non si possono lasciar scappare. E mentre Alessandro intervista dei tifosi che sono venuti a visitare Casa Italia, ecco spuntare Carlo Molfetta e Mauro Sarmiento, speranze del Taekwondo. Avendo ospitato Molfetta nei nostri studi, decido di avventarmi su di lui, tenendomi a distanza per evitare eventuali calci. Parliamo un po’ di tutto ma il bello arriva a microfoni spenti. Ci confida, infatti, di essere a Londra solo per la cerimonia di apertura e che sarebbe ripartito domani per l’Italia.

A quel punto ci chiediamo il perché e la risposta è semplice: il pressing asfissiante delle donzelle. Certo, si tratta di un motivo collaterale dato che le gare per loro cominceranno più avanti ma, almeno a noi, piace pensarla così. Sia nel villaggio olimpico che a Casa Italia, a quanto pare, gli atleti sono molto ricercati e la concentrazione è difficile. “L’ultimo nostro pensiero sono le donne adesso. Per stare tranquilli è meglio l’Italia”. Insomma, sembra che tutto quello che si diceva a proposito di un villaggio olimpico hot sia vero e costringe chi vuole vincere una medaglia a scappare dal Regno Unito. Casa Italia, inoltre, è aperta al pubblico e si trova in una zona centralissima, di fronte alla Westmister Abbey. Complimenti quindi ai nostri atleti, veri esempi di spirito olimpico, imperturbabili anche di fronte al gentil sesso. Il pomeriggio passa tranquillo. Intervistiamo alcuni tifosi davanti Casa Italia e la signora Annamaria, mamma di Luigi Lodde (Skeet). Ci racconta come tanti tifosi da Ozieri, in provincia di Sassari, stiano venendo a Londra per sostenerlo. Noi, ovviamente, vista la simpatia di Annamaria (nella foto a destra), siamo diventati tifosi sfegatati di Lodde. La cerimonia d’apertura, infine, l’avete vista tutti.

Quello che non avete visto è stato il caos nella tube di Londra poco prima dell’inizio. Ho avuto infatti la sventura di prendere la metro circa due ore prima dell’inizio delle celebrazioni. Ad un certo punto, lungo la Circle Line, il treno si ferma. Senza finestre, senza aria condizionata, rimaniamo sotto terra con l’ossigeno che sembrava potesse finire da un momento all’altro e con un’odiosa voce inglese che, dall’interfono, ci diceva: “We are sorry”. Insomma, la famosa metropolitana di Londra non ha retto il grande afflusso di gente ma, per chi è abituato ai mezzi pubblici romani, si è trattata di semplice routine.

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