I Grandi Vecchi


(Alessio Di Mauro – Foto Igor Petyx) 

di Guido Pietrosanti

La stagione 2013 del tennis professionistico volge ormai al termine. Ancora qualche settimana, giusto il tempo di giocare gli ultimi tornei, il master di fine anno e la finale di coppa Davis e poi tutti a preparare la nuova stagione. Di solito in questo periodo dell’anno è più semplice per i giovani tennisti ottenere qualche buon risultato, un po’ perché molti top player cominciano a tirare i remi in barca, avendo già raggiunto gli obiettivi stagionali. Un po’ perché le inesauribili energie dei più giovani non fanno sentire mai la stanchezza, anche dopo un anno passato a tirare pallate in giro per il mondo. E in parte anche perché spesso, in questo periodo dell’anno, forse anche a causa della stanchezza accumulata, molti giocatori soffrono di problemi muscolari o di piccoli infortuni che li costringono a ritiri prematuri dai tornei.

Probabilmente per questi motivi il “predestinato” bulgaro Grigor Dimitrov è riuscito, la settimana scorsa, a vincere a Stoccolma il suo primo torneo del circuito, battendo in finale il veterano David Ferrer. Ma forse è proprio il risultato del 31enne Ferrer che dovrebbe essere considerato sorprendente, piuttosto che la vittoria di un giovane 22enne, da anni atteso ai vertici del tennis mondiale. Infatti Ferrer, a 31 anni, sta per concludere la sua miglior stagione di sempre, che lo ha visto raggiungere la terza posizione mondiale, la prima finale in un torneo dello Slam al Roland Garros e soprattutto una costanza di rendimento, su tutte le superfici, difficilmente prevedibile all’inizio della sua carriera. Se l’eccezionale stagione di Ferrer, ad un’età in cui tradizionalmente si comincia il declino,  non desta particolare stupore è forse perché altri giocatori stanno compiendo “imprese” anche più sorprendenti. E’ il caso del tedesco Tommy Haas, vincitore la settimana scorsa del torneo di Vienna a 35 anni e mezzo, ma soprattutto capace, alla sua età, di raggiungere la posizione numero 12 del ranking atp, dimostrando cosi di poter mantenere un livello alto per tutta la stagione. Ecco, forse è proprio questa la differenza maggiore dei “grandi vecchi” di oggi rispetto a uno o due decenni fa. Mentre in passato i giocatori oltre i 30 anni riuscivano a disputare partite o singoli tornei ad un ottimo livello, oggi riescono a disputare stagioni intere senza cali di rendimento e di conseguenza a mantenere una buona classifica ben oltre i 30 anni se non addirittura il best ranking, come nel caso di Ferrer.

La conferma di questa tendenza arriva anche dai tornei dei circuiti minori. Nell’unico torneo challenger disputato la settimana scorsa, a Mouilleron le Captif in Francia, il tedesco Michael Berrer, 33 anni, numero 140 del mondo, ha vinto in finale sul francese Nicolas Mahut, 31 anni, numero 54 delle ultime classifiche atp, molto vicino alla 40esima posizione, suo best ranking raggiunto nel 2008. E come non citare la vittoria del nostro Alessio Di Mauro nell’ultimo future italiano dell’anno a Palermo, vittoria che lo porterà lunedi prossimo alla posizione 235 circa, a 36 anni!

Basta scorrere il ranking atp per rendersi conto che gli over 30 sono ancora molto presenti nei top 100 e con una classifica atp che tiene conto dei migliori 18 risultati, la continuità durante l’anno diventa un fattore fondamentale. Nei primi 10 ci sono 2 giocatori di 30 anni o più pari al 20%. Nei primi 50, sono 16 gli over 30, cioè il 32%, la stessa percentuale che si riscontra nei top 100 dove si trovano appunto 32 giocatori nati dopo il 1980.

Il 100esimo giocatore del mondo, il francese Marc Gicquel, è il più vecchio dei top 100 con i suoi 36 anni compiuti a marzo di quest’anno. Gicquel, che si esprime meglio sulle superfici rapide, è stato capace quest’anno di qualificarsi per il tabellone principale di Wimbledon e di vincere il challenger di St Remy, battendo il nostro Matteo Viola in finale. Inoltre, se la stagione 2013 di David Ferrer e di Tommy Haas è da considerare eccezionale, vanno considerate piccole imprese anche la 45esima posizione del ceco Radek Stepanek, 35 anni da compiere a novembre e vincitore di 3 ricchi challenger, la 94esima posizione dell’americano Michael Russell, 35 anni a maggio, semifinalista nell’atp di Newport, e l’84esima posizione di Ivo Karlovic, 34 anni compiuti a febbraio e capace di vincere il torneo atp di Bogotà nel mese di luglio.

Cosa faranno questi giocatori il prossimo anno? Quanti di loro continueranno? Se su Ferrer e su Tommy Haas non dovrebbero esserci dubbi, cosi come non ci sono dubbi che anche il 32enne Roger Federer continuerà almeno per un’altra stagione, per quelli più dietro in classifica le “motivazioni agonistiche” potrebbero anche non bastare a scegliere di trascorrere gran parte dell’anno in giro per il mondo, ad un età in cui molti hanno già una famiglia e gli sforzi per superare dolori muscolari e piccoli infortuni diventano sempre maggiori. In questo caso è probabile che la differenza la faccia la “motivazione economica”. Marc Gicquel ad esempio, che non è mai stato un top player ma che è riuscito comunque a vincere 2,4 milioni di dollari in soli montepremi, nel 2013 è riuscito a raccimolare 173.000 dollari. Con una classifica a ridosso dei primi 100 potrebbe confermare gli stessi guadagni anche nel 2014 e forse è una motivazione sufficiente a stringere i denti e continuare a tirare pallate ancora per un po’. Diverso è il discorso per chi, come Alessio Di Mauro, girando solo per challenger e future ha vinto, nel 2013, poco più di 35.000 dollari lordi. Troppo pochi per avere voglia di lunghe trasferte e battaglie in campi sperduti e isolati. Nel caso del Siracusano però, vista la forma dimostrata recentemente e l’ottima classifica, con i tanti tornei che si disputano ogni anno in Italia, un’altra stagione a tempo pieno, varrebbe la pena di farla. In fondo manca poco ad Alessio per diventare, l’anno prossimo, il più forte 37enne al mondo e poi potrebbe anche smettere felice. Certo c’è Gicquel che per ora gioca ad un livello nettamente più alto, ma a quell’età, si sa, tutto può accadere e allora…..ci proviamo, Alessio?

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