Il tennis in rete in Italia: e pluribus unum

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di Alessandro Mastroluca e Giorgio Giosuè Perri

E pluribus, unum. Un solo sport, una pletora di punti di vista. Sarà perché è uno sport esistenziale come nessun altro, sarà che il web moltiplica gli sguardi e allarga la “long tail” dell’informazione, ma l’evoluzione del modo di raccontare il tennis in rete in Italia testimonia con quanti occhi diversi si possa guardare questo sport. Uno sport che pure è “a cavare”, a togliere, come certi romanzi di Sciascia, in cui lo stile di ogni giocatore ne rivela l’essenza, un lato di personalità, un tratto di carattere, che si può interpretare e riconoscere al livello profondo delle manifestazioni esteriori.

Ha iniziato Vittorio Campanile, responsabile del tennis prima a Eurosport e poi a Sportitalia, ad aprire una strada nel maggio 2000. “Mi ricordo la mia prima intervista, Biella 2000. Federico Luzzi, entrato come wild card e supera Voinea al primo turno, testa di serie numero 3. Sarà la mia prima intervista a Federico, l’anno dopo lo avrò sentito ogni settimana ed era nata un rapporto particolare, stima reciproca e rispetto. Ricordo anche l’intervista dopo la vittoria al suo primo Challenger in India, a Mumbai: ‘Facciamo veloce’ mi disse, ‘che mi costa una fortuna’”. Da allora, sono nati “tanti siti, soprattutto tanti blog rispetto al passato. Tutto il mondo internet è cresciuto e ovviamente anche il tennis ne ha beneficiato. La domanda è: è possibile trasformare questa passione, un blog, in un lavoro? In Italia non credo, negli States probabilmente i migliori ci riescono”.

L’evoluzione, al di là dei siti espressione delle riviste Tennis Italiano, Tennis Oggi (tennis.it) e Matchpoint (oktennis.it), che ne traducono e rispecchiano la visione editoriale, passa per la ricerca della nicchia (ancora) inesplorata. Tennis Teen, per esempio, si concentra sugli italiani, sul circuito minore. Il “teen” che dà il nome al portale è il fondatore Luca Coppola, allora teenager. “Scoperto Mymag (storico forum tennistica) e poco dopo Italiantennis, iniziai a scrivere un po’ proprio per questi ultimi, e lì a poco nacque Tennis Teen. Stavo studiando HTML a scuola e feci un paio di paginette dove aggiornavo qualche risultato e scrivevo le biografie dei giocatori. Mi venne in mente l’idea l’idea di creare un forum per farlo diventare quello ufficiale di Italiantennis. Andato in porto, questo progetto, ha iniziato a portare visite e aumentare molto gli iscritti. Quindi c’è stata una metamorfosi iniziale: da sito di informazione è diventato un grande forum, garantendo sezioni più specifiche e anche giochi divertenti come il Fantatennis o Indovina con italiantennis (una sorta di schedina giornaliera in cui bisognava indicare i parziali finali 2-0, 2-1, 0-2, 1-2) intratteneva molti appassionati. Dopo la chiusura di Tennis Teen è diventato anche un portale”. Diventato praticamente una miniera per appassionati, addetti al lavoro e persino tennisti, Tennis Teen inizia la sua cavalcata verso il successo, aiutato anche dai giocatri non di primissima fascia con cui più che spesso era possibile scambiare qualche parola: “Mi ricordo che a volte per sapere i risultati dei Futures 10.000 $ dovevi ‘rompere le scatole’ ai giocatori con i quali riuscivi a comunicare. Mi vengono in mente Alessandro Motti, Uros Vico, Fabio Colangelo, Manolo Jorquera e tanti altri grazie ai quali riuscivamo magari ad avere qualche esclusiva. Poi capitava di chiamare il circolo di turno e spesso a rispondere erano i custodi che non sapevano manco cosa fosse un Main draw. Erano bei tempi, dove ogni risultato che riuscivamo a scovare, era una grande conquista“.

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Tennisteen ha avuto il passaggio da piccolo sito a forum ufficiale di Italiantennis e poi ha iniziato a camminare con le proprie gambe. Luca ha poi continuato: “L’idea di base era quella di fare informazione soprattutto su tornei minori e intervistare giocatori di fascia inferiore oltre che a discuterne nel forum. Ricordo i primi collaboratori, ancora oggi attività su vari siti. Persone come Luca Brancher, Matteo Veneri, Alessandro Bianchi (a cui ho ceduto completamente TennisTeen). La cosa piu’ bella, come ho detto prima, era che per trovare informazioni sui tornei dovevi fare i salti mortali. Msn, telefono, email, eravamo sempre in attesa di un giocatore ci scrivesse o magari che apparisse online sulla chat. Devo ammettere che senza la collaborazione dei giocatori sarebbe stato tutto quasi impossibile. Si era creato un bel rapporto giocatore/giornalista. Loro ci scrivevano a volte addirittura senza che glielo chiedessimo noi. Alla fine, secondo me, era anche un modo per scambiare qualche parola durante le lunghe trasferte in posti sperduti. Poi, noi, oltre che semplici giornalisti, se poi ci puo’ definire tali, direi più’ scrittori, eravamo anche tifosi”. Il carattere che senza ombra di dubbio rende questo sito speciale, è rappresentato dalle Entry List. Un servizio unico in tutto il mondo, consultato anche dagli stessi tennisti, vista la rapidità con cui il sito le aggiorna“.

È l’Italia l’orizzonte principe anche di Live Tennis, nato nella primavera del 2006, come ci spiega Alessandro Bernardi, fondatore e responsabile editoriale. “La nostra vocazione era ed è quella di seguire gli azzurri impegnati a tutti i livelli, a partire da quelli più bassi o “marginali”, fornendo informazioni rapide e puntuali. Per questo motivo ho e abbiamo sempre privilegiato uno stile breve ed essenziale che fosse di veloce fruizione e che ben si adattasse al mezzo internet. Inizialmente, questa fu anche una scelta quasi obbligata, vista la grande mole di informazioni che ci proponevamo di offrire, agire diversamente era chiaramente proibitivo e avrebbe reso più “pesante” il sito per l’utente, tradendo l’obiettivo di agilità e immediatezza che ci eravamo prefissati”.

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Anche il design si è sempre mantenuto in linea con gli obiettivi e lo stile editoriale, con la volontà di fornire ai lettori una panoramica rapida e aggiornata delle notizie di giornata. “Il tutto, poi, completato da una community attiva sempre pronta a commentare e ad arricchire le stesse notizie, spesso con ulteriori informazioni e punti di vista stimolanti. Chiaramente non è sempre così, ma è anche inevitabile, specialmente quando aumentano i visitatori, tuttavia quello della partecipazione della community e dei commenti è  stato un elemento che ci è piaciuto fin da subito e su cui abbiamo puntato, dando spazio agli utenti più attivi e ai commenti più interessanti. Tutto questo prima che i social network divenissero un fenomeno di massa, perlomeno in Italia, e che l’informazione dal basso/open journalism cominciasse ad assumere un ruolo più importante e riconosciuto”. Oggi Live Tennis ha ereditato l’attenzione alle entry list e ha aumentato l’offerta con il live score dei match e la classifica aggiornata in tempo reale, servizi “forse ostici per gli utenti meno esperti ma sono molto apprezzati da quelli più esigenti e vengono utilizzati anche dagli addetti ai lavori”.

L’essenzialità dell’informazione, concentrata più sugli eventi mainstream e sui tennisti italiani, contraddistingue l’esperienza di Pianeta Tennis e di Tennis World Italia, nato il 1 settembre 2010, ci dice il caporedattore Adriano Santospagnuolo, “dall’ambizione di Federico Coppini e da una chiacchierata casuale con me. Ne è nato un crescere di idee che ha portato un gruppetto di redattori del vecchio Pianeta Tennis, in primis l’allora caporedattore Marco Rebuglio, a sposare un progetto serio. La passione dei redattori, unita a quella dei lettori, ha fatto il resto. Il sito è in costante crescita, è ormai punto di riferimento internazionale e ha fatto da traino anche per la versione USA di Tennisworld, quando normalmente ci si potrebbe aspettare il contrario“.

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Ma il web non è solo immediatezza, solo informazione a rapido consumo e rapida obsolescenza. La lunga coda consente anche il tempo per la riflessione, l’inchiesta, il racconto, per il respiro ampio e articolato di Tennis Best, un progetto nato nel 2006 “su idea del direttore Lorenzo Cazzaniga, che aveva appena messo fine alla sua esperienza decennale con Il Tennis Italiano” ci spiega Riccardo Bisti. “Lorenzo mi chiamò nell’estate di quell’anno per chiedermi se volevo lavorare con lui. Fresco di laurea, con alle spalle un paio d’anni di collaborazione con Matchpoint Tennis Magazine, accettai al volo. La messa online di www.tennisbest.com risale al 2007 e il sottoscritto ne ha sempre fatto parte. Il sito ha vissuto tante trasformazioni. La primissima versione prevedeva una sorta di rivista sfogliabile, con le pagine che si potevano sfogliare virtualmente come se fosse un cartaceo, sullo stile dei cataloghi Ikea. L’idea, per quanto bella graficamente, non si sposava granchè con la realtà del web”. Una pubblicazione si è sempre associata al sito, dal cartaceo trimestrale all’attuale pubblicazione direttamente sul web passando per una versione per iPad e tablet.

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Il primo grande cambiamento risale al dicembre 2008, con un restyling strutturale che lo ha reso un vero e proprio sito di news e approfondimenti su base quotidiana. Dopo una pausa nel 2011, in cui è stato il supporto virtuale alla rivista Tennis Magazine, è tornato nella forma attuale nel gennaio 2012 e periodicamente si sottopone a normali operazioni di restyling grafica. La “mission” non è cambiata negli anni: attenzione alla qualità della scrittura, delle storie, dei contributors, della parte fotografica”.

E pluribus unum, comunque, è un principio malleabile. Il pluralismo delle voci non si estrinseca solo nell’accostamento di siti diversi, nella somma di specializzazioni che disegnano lo spettro dei punti di vista possibili. E pluribus unum è il principio guida della formula omnibus, il contenitore che ingloba quello spettro, che sceglie l’estensione e sacrifica una parte di intensione per raccogliere quanti più sguardi, quanti più approcci, quanti più punti di vista in un luogo solo.

È l’ambizione, la scommessa, l’obiettivo di Ubitennis, il portale di Ubaldo Scanagatta nato nell’estate 2009 come evoluzione naturale del blog Servizi Vincenti di cui uno degli autori di questo articolo, Alessandro Mastroluca, è stato vicedirettore fino al dicembre 2013: un’esperienza, quella del coordinamento, condivisa tra gli altri prima con Riccardo Bisti, poi con l’amico Riccardo Nuziale, coautore di “Solo Uno” insieme all’altra mia grande amica Rossana Capobianco, che pure ha attraversato con me (perdonate i riferimenti all’esperienza personale). Una scelta coraggiosa, un obiettivo non semplice da raggiungere, ma le grandi destinazioni non sono già tutte descritte e anche se qualche caduta fa inevitabilmente parte del gioco si deve comunque ammirare chi percorre una dura salita.

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Una scelta che si è potuta, e si può, articolare grazie alla somma delle competenze che i contributors possono squadernare: dalla passione per la storia del tennis all’attenzione per le statistiche e le storie piccole e grandi che dai numeri possono generarsi (basti pensare agli statistici “amatori” della testata che stanno portando avanti un progetto di razionalizzazione e completamento del database dell’ATP, e hanno contribuito alla Media Guide 2013). Dalle analisi sull’economia e sugli impianti di Vanni Gibertini, uomo di multiforme ingegno che ha curato la traduzione italiana di Winning Ugly, alle inchieste anche scomode sul doping, sulle scommesse, sulla gestione dei fondi pubblici da parte della FIT.

Due i punti di forza che hanno scandito il successo di Ubitennis, che ha beneficiato dell’effetto traino legato all’esperienza da telecronista di Scanagatta e di Rino Tommasi, che ha costantemente impreziosito l’offerta giornalistica con i suoi commenti. Da una parte, la possibilità di garantire una forma di presenza sul posto in occasione dei tornei. E soprattutto un forte senso di community fra i lettori, sempre molto attivi.

E proprio qui si nasconde l’inevitabile insidia, il dilemma ancora insoluto di una scelta editoriale che amplia il target. Perché moltiplicare l’offerta, e i livelli di lettura, comporta anche aprirsi a una tifoseria più occasionale, più empatica, che si avvicina al tennis “di pancia”. Una tifoseria più verace finché si vuole, ma con meno filtri, che tende troppo spesso a polarizzarsi e a leggere la realtà, i contenuti, le posizioni espresse secondo una visione manichea: o con me o contro di me. In fondo, restiamo pur sempre il paese dei campanili e delle fazioni, dei guelfi e ghibellini, di Coppi o Bartali, di Rivera o Mazzola, di Baggio o Del Piero.

E anche grazie alla diffusione dell’informazione tennistica in rete, di Federer o Nadal. Con tante posizioni e una sola certezza. La varietà delle voci crea un solo, vero, vincitore: il tennis. E pluribus, unum.

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