Martin Klizan, un equilibrio sopra la follia

Martin Klizan
di Luca Fiorino (@LucaFiorino24)

Non c’è due senza tre. Martin Klizan conquista il terzo titolo della carriera in altrettante finali disputate battendo agevolmente lo spagnolo Daniel Gimeno-Traver. Lo slovacco si è reso protagonista di una ottima settimana sulla terra di Casablanca, unico torneo del circuito maggiore che si tiene nel continente africano. Un successo che Klizan ha voluto dedicare al nonno scomparso qualche giorno prima dell’inizio della manifestazione e a quelle persone decedute nel tragico incidente tra un autobus di linea ed un camion nel sud del Marocco. La classifica ora gli sorride: con questo trionfo sono ben 12 le posizioni guadagnate dallo slovacco che si piazza a soli tre gradini dal best ranking di numero 26 raggiunto nel marzo del 2013. Il tennista nativo di Bratislava sta trovando un proprio equilibrio o si tratta di un semplice episodio isolato?

Analizzando il torneo nel suo complesso notiamo come Klizan abbia rischiato fortemente di uscire già al primo turno per mano di Dustin Brown. Il tennista giamaicano naturalizzato tedesco ha infatti servito per il match nel terzo parziale sul 6-5 e si è trovato più volte avanti nel corso del tie-break poi vinto da “Klizko”. Anche nella semifinale che l’ha visto opposto a Damir Dzumhur, lo slovacco era sotto di un set e di un break, salvo poi vincere con il punteggio di 4-6 6-4 6-0, realizzando un’incredibile serie di 10 game consecutivi. Nella partita di quarti di finale contro Almagro in cui, almeno sulla carta, avrebbe dovuto incontrare maggiori difficoltà, il mancino di Bratislava ha dato il meglio di se. Alte percentuali di punti sia con la prima che con la seconda, in controtendenza rispetto a quanto racimolato negli incontri sopracitati. Molto bene invece nell’ultimo match in cui ha lasciato le briciole al povero Gimeno-Traver, la finale contro il tennista spagnolo è quella con lo score più pesante di tutto il 2015, almeno a livello Atp.

Un torneo altalenante con alti e bassi, luci ed ombre, tipico del suo modo di essere. Da uno come “Klizko” non si potrà mai pretendere una certa continuità di risultati e di prestazioni perché non staremmo qui a parlare di lui ma di un altro giocatore. Non è un caso che sia cresciuto guardando ed ammirando gente come Marat Safin o Goran Ivanisevic. Ritengo però che ci siano degli aspetti che debbano essere approfonditi e valutati. Innanzitutto Casablanca e gli avversari di questa settimana, escluso Brown al primo turno, gli hanno permesso di giocare ed esprimersi nelle condizioni a lui più congeniali. La terra marocchina è la sua superficie ideale, non è un caso infatti che anche lo scorso anno si sia ben comportato uscendo solamente in semifinale per opera di Kevin Anderson. Aggiungiamoci poi che, escluso Almagro, il tabellone non gli ha riservato dinanzi al suo cammino tennisti irresistibili e che dunque il livello del torneo fosse un pochino più vicino ad un challenger da 125000 $ piuttosto che ad un vero e proprio Atp 250. Per ciò che concerne i suoi avversari, questi non l’hanno mai impensierito, soprattutto perché non hanno messo minimamente in pratica gli schemi tattici necessari per fargli male. Lo slovacco si è trovato quasi sempre nelle condizioni di comandare lo scambio, di giocare da fermo senza fare mai troppa fatica negli spostamenti laterali e di avere tanto tempo per aprire il drittone e fare i buchi col suo fondamentale preferito.

Per chi conosce Klizan, sa bene che se gli togli il tempo e cerchi di muoverlo lateralmente lasciandogli il meno possibile il pallino del gioco, provando dunque ad offrirgli sempre una palla diversa, va in tilt. Non è dunque un caso se la partita in cui ha dovuto sudare le proverbiali sette camice sia stata quella contro Dustin Brown, uno dei pochi all’interno del circuito Atp più folle di Klizan, almeno tennisticamente parlando. Contrariamente però a quanto abbia lasciato presagire da questo ampio preambolo, credo che realmente qualcosa stia cambiando in “Klizko”. Nei momenti chiave del match (Brown), quando bisognava dare uno scossone alla partita e mettere al tappeto definitivamente l’avversario (Dzumhur), o quando le motivazioni erano alte, vuoi perché l’avversario fosse di livello (Almagro), o perché l’incontro fosse di una certa importanza (Gimeno-Traver), lo slovacco ha innalzato palesemente il livello di gioco usando due armi fino a poco tempo addietro a lui sconosciute: la testa e la pazienza.

Tecnicamente parlando c’è poco da discutere sulle qualità dello slovacco, sarà difficile vederlo competitivo sul rapido per via delle ampie aperture dei suoi fondamentali, ma sulla superficie che nel 2006 gli regalò il titolo del Roland Garros junior potrà sempre dire la sua. Match come quelli contro Brown e Dzumhur in passato difficilmente li avrebbe portati a casa proprio per via del suo più grande limite: la tenuta mentale. Con questo non voglio affermare che abbia totalmente superato questo scoglio, ma sono convinto che sia uno di quei giocatori che più di tanti altri, vada il più possibile stimolato e motivato per farlo rendere al meglio. Può considerarsi una coincidenza il fatto che Klizan abbia strappato in ogni incontro almeno un set a Djokovic e Nadal?

I risultati a livello Atp e challenger sulla terra parlano piuttosto chiaro: Klizan dall’inizio del 2014 ad oggi ha un bilancio di 30 vittorie e 9 sconfitte, ovvero vince il 70% dei match giocati. Una percentuale notevole che si avvicina moltissimo a gente che su questa superficie ci ha costruito una carriera come Pablo Cuevas o addirittura lo stesso David Ferrer (seppur quest’ultimo col tempo si sia adattato in maniera encomiabile anche al cemento e, per una correttezza di comparazione fra numeri, non abbia giocato tornei challenger dal 2014 ad oggi). La distanza tra la pazzia ed il genio viene misurata solo dal successo. Per trarre delle conclusioni definitive sarà necessario aspettare qualche mese ed attendere dunque che la stagione sulla terra giunga al termine. Pronostico? Martin Klizan top 20 entro fine agosto. A proposito, ma voi lo sapete quanta follia c’è in un secondo di estrema razionalità?

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