Numeri e Giudizi.. la stagione degli azzurri..

di Roberto Commentucci

Secondo un proverbio anglosassone, ci sono 101 modi di spellare un gatto. Analogamente, si potrebbe dire che, nel tennis professionistico, ci sono molti modi per ottenere punti Atp e scalare la classifica. C’è chi li conquista principalmente nei tornei challenger, chi negli Atp; chi li ottiene tutti su una sola superficie, o in un determinato periodo dell’anno, e chi invece mantiene un rendimento regolare, costante, senza grandi picchi ma con una buona regolarità. A fine stagione, tempo di bilanci, abbiamo fatto un piccolo esercizio. Siamo andati a vedere dove e come hanno costruito la loro classifica i 5 migliori tennisti italiani, e abbiamo poi cercato di vedere se il loro profilo dei punti ottenuti (il “best 18”) potesse dirci qualcosa di più sulle loro caratteristiche, confermando o magari smentendo i giudizi che si sentono pronunciare nell’ambiente nei confronti dei nostri “magnifici cinque”: Potito Starace (luglio 1981, n. 31), Filippo Volandri (settembre 1981, n. 40), Andreas Seppi (febbraio ’84, n. 50), Simone Bolelli (ottobre ’85 n. 67) e Fabio Fognini (maggio ’87, n. 94). E’ curioso, ma forse non del tutto casuale, come l’ordine con cui li ho elencati, quello della classifica Atp, coincida perfettamente con l’ordine di nascita. Potito è il più anziano, Fabio il più giovane.

Ma iniziamo dal campano. Il suo best 18 è il seguente:

punti totali: 921
terra 816 88,60%
cemento 30 3,26%
erba 5 0,54%
sintetico 70 7,60%

ottenuti in:
Atp 725 78,72%
challenger 196 21,28%

I numeri confermano che Poto resta un giocatore da terra rossa, lontano dalla quale ha messo insieme solo l’11% dei suoi punti. Abbastanza importante invece il contributo dei tornei challenger, che forniscono a Poto, con le vittorie di Napoli e San Marino, e la semi di Lugano, oltre il 21% dei suoi punti. Senza i challenger, Poto sarebbe in 38a posizione. I due migliori risultati del best 18 di Poto (le finali di Kitzbuehel e Valencia), costituiscono il 32% dei suoi punti. Starace potrà quindi difendere lasua classifica senza troppi patemi, almeno nei primi mesi del prossimo anno.

E veniamo a Filo. Ecco il suo best 18 riclassificato per superficie e tipo di torneo:

punti totali: 731
terra 646 88,37%
cemento 40 5,47%
erba 5 0,68%
sintetico 40 5,47%

ottenuti in:
Atp 655 89,60%
challenger 76 10,40%

La percentuale di punti conquistati sulla terra sul totale è straordinariamente vicina a quella di Starace. Meno importante, per Filo, il contributo dei challengers, senza i quali perderebbe solo 4 posizioni, posizionandosi al 44o posto.

Va però detto che i due punteggi migliori del best 18 di Volandri (la semi di Roma e gli ottavi al Roland Garros) costituiscono oltre il 51% del suo bottino, il che rende cruciale, per Filippo partire bene nei primi mesi del 2008, se non vuole correre il rischio di precipitare in classifica.

E’ il turno di Andreas Seppi, l’eclettico altoatesino:

punti totali: 659
seppi
terra 288 43,70%
cemento 131 19,88%
erba 50 7,59%
sintetico 190 28,83%

ottenuti in:
Atp 580 88,01%
challenger 79 11,99%

Effettivamente, i numeri confermano l’adattabilità di Andreas alle varie superfici. Quest’anno, rispetto alla scorsa stagione, ha raccolto qualcosa di meno sul cemento all’aperto, ma in compenso ha fatto molto bene nel finale di stagione sul sintetico indoor. Trascurabile il contributo dei challenger, mentre i due migliori risultati (la finale di Gstaad e la semi di Vienna), rappresentano il 35% dei suoi punti, un valore abbastanza elevato, ma non eccessivo. A mio avviso la buonissima programmazione consente ad Andy di limitare l’impatto sulla classifica della sua erraticità di rendimento, attenuando la tendenza alla concentrazione dei punti in pochi “picchi annuali”. Ma proprio su questo aspetto, quello della continuità, dovrà mirare a migliorare l’altoatesino.

Vediamo ora la situazione di Simone Bolelli:

punti totali: 541
terra 233 43,07%
cemento 80 14,79%
erba 35 6,47%
sintetico 193 35,67%

ottenuti in:
Atp 238 43,99%
challenger 303 56,01%

Simone dimostra di essere in possesso di un bagaglio tecnico completo, che si adatta bene ad ogni superfice. I dati confermano che la sfida del prossimo anno per il bolognese sarà quella di giocare stabilmente a livello Atp. Tuttavia, Simone potrà farlo senza eccessive ansie, dal momento che i suoi due migliori risultati (le vittorie nei challenger di Tunisi e di Bratislava) costituiscono solo il 31% dei suoi punti e che comunque fino a marzo dovrà difendere poco. La speranza è che questa relativa stabilità del ranking gli consenta di proseguire nel necessario lavoro a lungo termine di sviluppo fisico, teso a migliorare la la reattività e la rapidità di spostamento.

Per terminare, analizziamo ora come si è costruito la sua classifica il più giovane di tutti, il ligure Fabio Fognini:

punti totali: 444
terra 326 73,42%
cemento 118 26,58%
erba 0 0,00%
sintetico 0 0,00%

ottenuti in:
Atp 165 37,16%
challenger 279 62,84%

La base della classifica di Fabio è costituita dai punti raccolti sulla terra a livello challenger. Tuttavia, per un tennista delle sue caratteristiche tecniche e della sua età, la percentuale di punti conquistati fuori dalla terra e di quelli ottenuti a livello Atp appare senz’altro incoraggiante. Fabio, ventenne, è entrato nei 100 con circa un anno di anticipo rispetto a Seppi e con circa due anni di anticipo rispetto a Starace, Volandri e Bolelli. Merita quindi molta fiducia, perché i suoi margini di miglioramento sono sicuramente ampi.

In conclusione, mi sento di poter affermare che i numeri, a leggerli con attenzione, possono dire molte cose sui giocatori, sui loro punti di forza e sui loro margini di miglioramento. Essi possono quindi fornire preziosi spunti su come impostare la preparazione e come effettuare la programmazione per la stagione successiva.

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