Reportage da Tirrenia, capitolo I: insieme con continuità per preparare il futuro

 

Il Centro Federale di Tirrenia, sito all’interno del Centro di Preparazione Olimpica del CONI, è una delle più belle realtà del nostro tennis. Al suo interno si vive, si lavora, si sogna e ci si batte insieme per una causa comune: vivere il presente e preparare il futuro.  L’aria che si respira, la storia e le tradizioni lo rendono un posto unico e allo stesso tempo estremamente prezioso.

Il Centro inizia ad operare nel marzo del 2004, sotto la direzione di Renzo Furlan (n. 19 del ranking ATP nel 1996), con Pino Carnovale sovrintendente della preparazione atletica. Le intenzioni iniziali della Federazione Italiana Tennis erano quelle di poter disporre di un Centro Servizi in grado, da una parte, di creare dei piccoli campioni, dall’altra di dare un supporto a 360 gradi ai professionisti azzurri che nella struttura avrebbero trovato sparring partners all’altezza, una adeguata preparazione fisica ed un forte supporto medico-fisioterapico grazie al lavoro del Prof. Parra.

Finalmente la Federazione tornava ad avere un Centro Tecnico dopo la chiusura, nel 1999, di Cesenatico, in grado comunque di produrre nel tempo più di qualcosa di buono. C’è da dire che è stato il presidente Angelo Binaghi a rischiare impegnandosi in prima persona per la rinascita di un Centro Tecnico Federale così ben organizzato e con obiettivi di primo livello.

La struttura, inizialmente dotata di 6 campi, oggi mette a disposizione degli atleti ben 11 campi da tennis (4 in terra battuta, 7 in play-it, di cui 8 coperti nel periodo invernale), palestre, pista di atletica, campi da calcio, piscina con sauna ed idromassaggio, foresteria con camere doppie confortevoli ed un ottimo ristorante.

I primi anni, quelli della pianificazione, sono stati tanto duri quanto importanti. Si è dovuto creare, ripartendo da zero, un metodo di lavoro completamente nuovo al quale, nel tempo, sono stati apportati dei correttivi. Si è poi riusciti parzialmente a risolvere (o quantomeno ad affrontare grazie a proposte valide e sostenibili) due questioni particolarmente spinose: la collocazione geografica del Centro Tecnico e la transizione al professionismo degli under.

Quanto al primo problema, non si può non sottolineare come la FIT abbia dovuto accettare le condizioni del CONI, che in quel momento storico aveva tali disponibilità. Nei primi anni la posizione isolata della struttura rendeva molto complicato il reclutamento di uno staff competente ad alti livelli; diventava difficile convincere tecnici e preparatori bravi e già affermati a lasciare le loro sistemazioni per trasferirsi “anima e corpo” a Tirrenia.

In merito al passaggio da junior a PRO le difficoltà sono note e tante. I punti di vista sul tema, ancora di più. Uno di questi è quello del Direttore Organizzativo Giancarlo Palumbo: “Abbiamo una doppia missione, da un lato regalare ai nostri campioni, che abbiano 15 o 35 anni, una struttura di livello mondiale, con staff altamente preparato per lavorare su atleti di alta performance, dall’altra accompagnare nella crescita i più giovani, dando loro tutti gli strumenti affinché anche autonomamente si possano muovere a proprio agio nel circuito, anche e soprattutto quello professionistico”.

I colpi, la tecnica, la tattica sono tanto ma non tutto. Al Centro di Tirrenia i ragazzi sono seguiti anche e soprattutto dal punto di vista psicologico-emozionale con il fine di programmare come si deve una stagione prima e una carriera poi. Tutti i tecnici della struttura, fra i quali Gabrio Castrichella, Umberto Rianna e Tathiana Garbin (responsabile del progetto over 18 femminile e capitana di Fed Cup), sono d’accordo nell’affermare che una buona programmazione è fondamentale ma non deve essere limitata a decidere quali o quanti tornei svolgere durante la stagione. Occorre sempre guardare oltre.

Oggi il responsabile del Centro Tecnico è Filippo Volandri, che si è inserito gradualmente nella struttura, abbandonando pian piano l’attività internazionale ed entrando nell’ambiente con grande entusiasmo, facendosi subito voler bene da tutti i ragazzi, con i quali ha instaurato un grande rapporto.

Nel corso degli anni si sono affacciati a Tirrenia moltissimi dei più forti giocatori italiani come Alessandro Giannessi (best ranking n. 84 ATP), Federico Gaio (146 come best ranking), poi Andrea Pellegrino, Andrea Vavassori, Corrado Summaria e oggi Giovanni Fonio. “Tutti i migliori”, queste le parole di Renzo Furlan nel 2013, “sono passati da Tirrenia. Un paio d’anni dopo l’apertura abbiamo avuto Giannessi, che ha chiuso l’anno da numero 1 ETA, Matteo Trevisan ha vinto il Trofeo Bonfiglio ed è stato numero 1 al mondo Under 18, Federico Gaio ha raggiunto la finale al Bonfiglio ed è stato tra i primi 20 nel circuito ITF. Su consiglio di Corrado Barazzutti a fine 2009 Francesca Schiavone venne a Tirrenia, io ero il direttore e con Corrado preparammo un programma di allenamento. La struttura l’ha accolta alla perfezione, le ha fornito sparring di ottimo livello ed un preparatore esperto come Stefano Barsacchi che l’ha seguita tutto l’anno, da Tirrenia a Parigi”.

Significative anche le parole di coach Tomas Tenconi: “Tra Under 14 e Under 18 ci sono delle enormi differenze. Non parlo solo di tecnica e di atletica. E’ l’approccio che va cambiato. Bisogna lavorare sull’atteggiamento sin da piccoli. I nostri junior arrivano al professionismo già maturi sul lato tecnico ma sono più indietro su altri aspetti perché fino a qualche anno fa si pensava che certi meccanismi dovessero essere sviluppati solo più tardi. Dobbiamo sempre far riferimento alla nostra cultura, che è differente per motivi storici a quella di altri Paesi. Ciò che conta è osservare i ragazzi, capire la loro natura, la loro indole. Ho voglia di sviluppare la libertà dei miei allievi”.

Dalle parole degli addetti ai lavori, dai loro sguardi, si percepisce che qualcosa sta cambiando. Bisogna dare tempo ai ragazzi e ai loro allenatori di lavorare con continuità, evitando critiche approssimative e distruttive. Agli atleti viene imposta una disciplina rigida, non carceraria, un modus vivendi proprio di ogni settore in cui si vogliono raggiungere dei grandi risultati. Trovare la chiave giusta per ogni ragazzo è l’obiettivo ma servono buon senso e la collaborazione di tutti.

La spinta c’è. Il lavoro a Tirrenia continua.

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