10 Anni di Tennis Rosa

Dieci anni di tennis rosa: il tennis sta invecchiando?

di Luisa Bosco

Emozionante ripercorrere, come in un viaggio del tempo, le classifiche WTA al contrario.

L’ intento è quello di capire, con step di 5 anni alla volta, cos’ è accaduto nel tennis femminile degli ultimi 10 anni.

Siamo nel 2003, la numero 1 del mondo è già lei, la super americana Serena Williams. Classe ’81, 22 anni, alla testa del ranking con quasi duemila punti di vantaggio sulla rivale belga di due anni più giovane (classe ’83) Kim Clijsters.

Ma soffermiamoci sulle età: le prime cinque giocatici del mondo nel 2003 hanno tra i 24 ed i 20 anni, non male quanto a precocità. Allungando lo sguardo alle prime 20 troviamo solo 2 trentenni, 12 più che venticinquenni e nessuna con meno di 20 anni.  Pur estendendo l’analisi alle prime 100 del ranking la media non cambia di molto: il 10% ha compiuto 30 anni, il 34% ne ha meno di 30 ma più di 25, il 45% ne ha meno di 25 ma più di 20, età sotto la quale troviamo solo il 9% delle tenniste .

E’ cambiato qualcosa 5 anni dopo? Scorriamo velocemente il ranking fino al 2008, anche qui la sorpresa di trovare numero 1  Maria Sharapova, addirittura più giovane di quanto non fosse la Williams nel 2003, solo 21 anni. Anno di giovanissime ai vertici questo, 21 anni, infatti, anche per la n.2, la serba Ivanovic e la media delle prime 20 giocatrici del mondo  è davvero molto bassa, la metà ha meno di 25 anni (precisamente 11 su 20) e 1/5 ne ha meno di 20. Tra le più giovani alcuni nomi che ormai ci sono familiari Azarenka (classe ’89) e Radwanska (classe ’89). Estendendo, come per il 2003, anche per il 2008 l’ analisi alle prime  100, troveremo un 9% di trentenni, il 30% tra i 25 e i 30 anni, il 44% tra i 25 e i 20 anni e ben 16 su 100 sotto i 20.

In 5 anni le giovanissime tra le prime 100 sono quasi raddoppiate (passando da 9 a 16) e ben 4 sono top 20, nel 2003 non ve ne era nessuna. Un ringiovanimento complessivo dunque, ma restano stabili le trentenni.

Ritorniamo ai giorni nostri e cerchiamo di chiudere il cerchio per poter tentare di azzardare una valutazione.

2013: la super top è ancora lei Serena Williams, ormai quasi trentaduenne, ma capace di tenere dietro, a distanza, la più giovane Sharapova.

Le promettenti ragazzine del 2008 Azarenka e Radwanska siedono stabilmente al n.3 e n.4 del ranking. In 5 anni dunque siamo passati dall’avere in testa al ranking la ventenne russa alla trentenne americana.

L’età media delle prime 5 del mondo è superiore ai 25 anni, una seconda trentenne è la n. 6, la cinese Li Na, e la prima ad aver meno di 25 anni è la Kvitova n.7 e classe 1990.

Un invecchiamento dunque o solo giovani campionesse che sono cresciute e che mantengono stabilmente il loro posto a scapito di rari assalti di giovani leve?

Solo 8 giocatrici tra le prime 20 e la metà delle prime 100 ha meno di 25 anni. La più giovane delle prime 20 è l’ americana Sloane Stephens (1993) e complessivamente sono 6, tra le prime 100, le meno che ventenni, molte meno delle 16 del 2008.

L’ impressione di un invecchiamento generale del tennis 2013 rispetto a quello di pochi anni fa è dunque confermata, però, a ben guardare, i dati  dell’ anno in corso non sono tanto diversi da quelli di 10 anni fa, salvo alcune eccezioni.

L’ipotesi da fare potrebbe essere allora quella di un periodo di ricambio del tennis femminile che in media dura un decennio. Non tanto una esplosione tardiva – che pure è un fenomeno esistente, ma forse più presente nel tennis maschile, laddove la costruzione fisica risulta determinante – ma una longevità professionistica che permette a campionesse, pur sbocciate precocemente, di confermarsi ai vertici addirittura oltre i 30 anni. L’andamento dell’età media delle giocatrici negli ultimi 10 anni sembra confermarlo (si veda ultima tabella).

Quel che è certo è che, talento e preparazione fisica a parte, difficilmente potranno ripetersi casi di estrema precocità al professionismo come fu quello, per esempio, di Jennifer Capriati.

Infatti la WTA, in seguito al caso Capriati  ha istituito dei regolamenti molto rigidi sui baby-prodigi della racchetta e che di fatto, limitando il numero massimo di tornei cui chi non ha ancora compiuto i 18 anni può partecipare, di fatto rendono difficili immaturi exploit.

La giocatrice statunitense, ma di origini italiane, per chi non lo ricordasse, fu una bambina prodigio del tennis, infatti  iniziò infatti la sua carriera a 13 anni e 11 mesi al torneo di Boca Raton, mostrando immediatamente un enorme talento. Arrivò in finale, dove perse da Gabriela Sabatini, diventando così la più giovane finalista della storia del tennis professionistico femminile. Dopo sole poche settimane all’Hilton Head, fu sconfitta, ancora in finale, da Martina Navratilova. I punti accumulati le consentirono di comparire in classifica direttamente al 24º posto. Fu la più giovane semifinalista di sempre in un torneo del Grande Slam e a Wimbledon la più giovane testa di serie di sempre ad appena 14 anni. A Porto Rico vinse il suo primo torneo professionistico entrando fra le prime dieci al mondo (record di precocità). L’ eccessiva precocità dell’impatto col mondo e le regole del professionismo però le portarono una serie di problemi comportamentali, come reazione ad una educazione troppo presto rigida e tesa ai risultati, (fu nota alle cronache per i suoi problemi di dipendenza dalla droga) che forse ancora oggi non ha completamente risolto.

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