E’ sempre (più) uno sport per vecchi


(Juan Martin Del Potro, il top-ten più giovane è classe 1988) 

di Alessandro Nizegorodcew

I numeri non mentono mai. L’argomento più discusso negli ultimi anni è quello relativo alle difficoltà che i giovani incontrano per entrare tra i top-100 della classifica Atp, il cosiddetto “Gotha del tennis”. Un fisico non ancora del tutto costruito, carenze mentali e poca esperienza, sono gli elementi che non permettono ai teenagers di sfondare il muro del ranking. Ma questo muro è davvero posizionato a ridosso dei top-100? Quanti sono i ragazzi dai 19 anni in giù a ridosso dei top-100?

Per rispondere a queste domande è importante analizzare dal punto di vista statistico l’età media dei top-100, ma anche dei giocatori classificati dal numero 100 al 300, prendendo in considerazione (per eccesso) quei tennisti che possono definirsi professionisti a tutto tondo, poiché riescono a guadagnare grazie al loro sport/lavoro. I giocatori tra i primi 300, infatti, possono prendere parte alla maggior parte dei tornei challenger e alle qualificazioni degli Slam.

TOP-10. L’età media dei primi 10 giocatori del mondo è pari a 27,8. Il più giovane è Juan Martin Del Potro, classe ’88. Il più “anziano” è ovviamente Roger Federer, con i suoi 32 anni. I top ten, due anni fa, avevano un’età media di 26 anni. A due anni di differenza i top ten hanno due anni in più. Facile: Sono praticamente gli stessi del gennaio 2011.

TOP-20. Analizzando i primi 20 giocatori del mondo l’età media è pari a 27,8, identica rispetto ai top-10.

TOP-30. Identica l’età media anche dei top-30, pari esattamente a 27,8.

TOP-50. L’età media inizia lentamente a scendere se analizziamo i primi 50 giocatori del mondo. Il numero diviene infatti 26,8, esattamente un anno in meno rispetto ai top-30. In questo la tendenza è positiva (per i giovani) poiché due anni fa l’età media dei primi 50 era di 28 anni.

TOP-100. L’età media dei primi 100 giocatori del mondo, il gotha del tennis, è di 27 anni. Gli under 23 (nati dal 1990 in poi) sono 15, un numero certamente rilevante. Se analizziamo però i teenagers, ovvero i nati dal 1994 in poi il risultato è zero spaccato! Il più giovane top-100, ad oggi, è Jiri Vesely (nella foto a sinistra), classe 1993 (unico 93 tra i primi 168 tennisti al mondo, il numero 169 è l’altro classe ’93 Dominic Thiem). Da sottolineare però che sono 33 gli over 30 tra i top-100, vale a dire 1/3 del totale. Il primo teenager in classifica è Nick Kyrgios, classe ’95, numero 188.

TOP-150. Continua l’analisi con i primi 150 giocatori del mondo, che hanno un’età media di 27 anni. Il dato continua a non scendere. Il muro, dunque, per ora, non è quello dei top-100, ma almeno dei top-150. Andiamo avanti…

TOP-200. Il dato migliora analizzando i top-200? No, perché l’età media rimane pressoché stabile a 26,9 anni. Un solo anno in meno rispetto ai top-100.

TOP-300. L’età media scende ancora leggermente tra i top-300, arrivando a 26,4 anni. Oltre a Kyrgios, sono solamente 3 i teenagers tra i top-300: Pouille (202), Filip Peliwo (283) e Kimmer Coppejans (293), tutti nati nel 1994.

Crisi Usa? La tanto reclamata crisi del tennis statunitense trova riscontro sino ad un certo punto. Il ricambio generazionale è stato lento (in parte assente) e alcune annate sono andate praticamente perse. Ma attenzione a sottovalutare il tennis “yankee” da qui ad un paio di anni, quanto meno dal punto di vista del movimento. Pare evidente infatti che tra i newcomers americani non ci siano veri e propri campioni, ma la base piuttosto larga porterà ad un gran numero di top-100, probabili futuri top-50 e top-30. Oltre a Isner (n.15), Querrey (n.31) e al veterano Russell (n.97), sono recentemente entrati tra i top-100 i ventunenni Sock (nella foto a destra) e Kudla. Fuori dai 100 Harrison (classe ’92, n.106), Williams (classe ’91, n.125), Klahn (classe ’90, n.133), Johnson (classe ’89, n. 142), Young (classe ’89, n. 143), Krajicek (classe ’90, n.212), Sandgren (classe ’91, n.231). Alcuni di loro, tra l’altro, arrivano dall’esperienza del College e sono dei veri e propri “rookie” (esordienti nel circuito Atp). La situazione non è rosea ma nemmeno disastrosa come spesso viene dipinta.

Gli Italiani. I top-100 italiani attualmente sono 4 (Fognini, Seppi, Lorenzi e il rientrante Volandri). Le buone notizie arrivano dalle retrovie, poiché qualche giovane inizierà ad affacciarsi alle qualificazioni Slam con (speriamo) una certa continuità. Parliamo di Cecchinato (’92), Bellotti (’91), Fabbiano (’89), Giustino (’91). Senza nulla togliere ai bravissimi Viola, Cipolla, Vagnozzi, Naso, Starace e Di Mauro, è bello vedere qualche nome nuovo in attesa di Quinzi, Napolitano, Baldi, Donati, ma anche i meno reclamizzati (e meno giovani) Travaglia, Caruso, Bega e tanti (un ulteriore “speriamo”) altri.

Mancanza di ricambi? Alcune nazioni, in auge negli ultimi anni, non brillano per numero di ricambi pronti al passaggio del testimone. L’esempio lampante è la Spagna. Quando smetteranno Ferrer, Verdasco, Robredo, Andujar, Gimeno, Montanes non verranno immediatamente rimpiazzati. Ad oggi l’unica certezza è rappresentata da Pablo Carreno-Busta (nella foto a sinistra), classe 1991 e già numero 67 Atp, mentre sono molto più indietro gli altri giovani Samper-Montana (classe ’90 e n.211) e Javier Marti (classe ’92 e n.221). Entrambi, tra l’altro, non sono talenti straordinari (eufemismo). Interessante Carballes-Baena, classe ’93 e n.249. La situazione non pare affatto eccellente. La Germania non se la passa meglio, anzi: nei top-300 ci sono 22 giocatori, numero certamente positivo, ma gli unici due under 23 sono Struff e Stebe (classe ’90 entrambi), che non sembrano poter ripercorrere la carriera di Becker, Stich e Haas (ovviamente!) ma nemmeno di Kohlschriber e Mayer. La grande speranza è riposta in Alexander Zvererv, che però è classe ’97 (campa cavallo…). Di gran lunga migliore, anche se non si registra la presenza di talenti straordinari, la situazione dell’Argentina: i top-300 dell’albiceleste sono 20, ma gli under 23 sono addirittura 10, confermando la presenza di un forte ricambio generazionale rispetto a Nalbandian, Monaco e compagni.

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