Un Bolelli Arenato


(Simone Bolelli – Foto Nizegorodcew)
di Alessandro Nizegorodcew
Simone Bolelli è stato e probabilmente rimarrà per anni un infinito argomento di discussione. Talento sopraffino, diritto da top-ten, grandi vittorie e pesanti sconfitte, cambi di allenatori, problemi in risposta e con la federazione. Un tennista che veleggia ormai da due anni intorno al numero 130 Atp e che non riesce a smuoversi da quel pericoloso limbo che recita inesorabilmente: giocatore incompiuto. Facciamo un salto indietro nel tempo, per cercare di capire come si è arrivati a ciò
Anno di Grazia 2004: Sono in Rai come stagista e mi chiedono di fare alcune interviste registrate per il gr della sera. Mi permetto di proporre un giovane molto interessante. Il suo nome è Simone Bolelli, classe 1985 e, dicono gli esperti, “un diritto da primi 50“. Non l’ho mai visto giocare ma decido di chiamarlo e di fare la mia prima intervista radiofonica della carriera (che poi non andrà mai in onda perché considerato un personaggio poco rilevante). Simone è in aeroporto e sta per partire per una serie di futures che si disputeranno in Grecia. E’ molto gentile e realizziamo l’intervista. Alla fine della stagione entrerà fra i top-300.
Maggio 2006: Insieme ad alcuni colleghi e amici mi appresto ad assistere al match di primo turno degli Internazionali d’Italia. Il giovane Simone Bolelli, all’epoca ventenne, si trova di fronte Fernando Verdasco. Simone inizia teso, contratto, ma riesce comunque a comandare la maggior parte degli scambi con il suo diritto al fulmicotone. “Non gioca male” – recitiamo tutti in coro – “è strano che sia sotto 0-4”. Simone inizia a “randellare” con vincenti da tutte le parti uno stordito ed incredulo Nando. Gioca 20 minuti di tennis spettacolare e si porta 4-4. Paga però la fatica e l’esperienza dell’iberico porta Verdasco a vincere 6-4 la prima frazione.  Il secondo set è pura poesia. Un Bolelli da urlo ha le redini del gioco saldamente in mano e Fernando corre a destra e a sinistra cercando di limitare i danni. Risultato: 6-2 Simone. Il terzo set vede un calo del nostro e la vittoria netta dello spagnolo, ma tutti in coro, ancora una volta, a ripeterci e a sostenere che: “Uno così non può non arrivare al 30 Atp”.
Sono passati più di 5 anni da quel giorno di maggio, in cui l’esaltazione ci aveva preso tutti alla sprovvista. Tanti (se non tutti) gli addetti ai lavori erano impressionati dal tennis di Simone. Si narra di un Ubaldo Scanagatta entusiasta dopo la vittoria di Simone con Del Potro a Parigi 2008, quando sulla sua panchina siedeva Claudio Pistolesi, il coach che ha portato Bolelli al numero 36 del mondo. “Abbiamo anche noi un top-ten” – pare avesse sussurrato Ubi ai suoi collaboratori. Ma tutti, chi più e chi meno, si sono sbilanciati su quel ragazzo di Budrio, che con il diritto faceva letteralmente sognare ad occhi aperti.
Facciamo ora un salto avanti nel tempo: La polemica con la Fit, la scelta di optare per i tornei in Asia piuttosto che la convocazione in Davis, le frasi di Binaghi, la squalifica “a vita” e tante altre questioni hanno sancito certamente un punto di svolta negativo nella carriera di Simone. Il passaggio da Pistolesi e Piatti, grande coach ma ancora impegnato a tempo pieno con Ljubicic, è stato un vero disastro. Oggi è Renzo Furlan a tentare di risollevare le sorti di un ragazzo che ha perso alcune delle proprie sicurezze. Impossibile dire quale siano, e in che percentuale, le ragioni di questa semi-disdetta, che hanno visto Simone precipitare di 100 posti in classifica (da 36 a 130).

(Simone Bolelli – Foto Nizegorodcew)
L’inversione di tendenza. Una delle caratteristiche, forse sottovalutate da alcuni osservatori, che più mi ha colpito, è che Bolelli riesce ancora tranquillamente a giocarsela alla pari con i tennisti che tirano forte e giocano in maniera sempre aggressiva, ma ha ormai una atavica difficoltà nel sovrastare con le sue “bordate” i giocatori più difensivi, al limite del “pallettaro” (termine decisamente poco elegante ma esaustivo). Simone ha sconfitto nel 2011 Wawrinka, Gulbis, Dancevic, Minar, Hajek, tutti giocatori che cercano di fare la partita. Tutti presi a pallate. Anche con Cilic, a Monaco, nonostante la sconfitta i segnali di ripresa sembravano importanti. Ma poi sono arrivate le sconfitte inattese, quelle contro giocatori che tendono più che altro a rimandarla di là (senza offesa, parliamo di fior fior di giocatori) come Veic, Serra, Pashanski, Capdeville, Gil, Monaco, addirittura il croato Marcan nel torneo di Umago. E’ come se Bolelli non riuscisse più ad annientare a suon di “comodini” e “catenate” le difese di quei giocatori che tendono a rimanere ben oltre la linea di fondo attendendo l’errore avversario. Problemi alla risposta, negli spostamenti, nell’approccio mentale? Tutte mezze verità sicuramente, ma Bolelli quando era quello vero, batteva i “colpitori” come Safin, Tursunov, Grosjean ecc e anche i “difensori” come Andujar (63 62), Schuettler (63 62), Chela (62 62), Granollers (75 62), Lapentti (64 63), Nieminen (75 64) e altri. Demolendoli!
Perché vi dico questo? Fatevi e facciamoci una domanda: Il Simone Bolelli di oggi sarebbe in grado di battere nuovamente i grandi giocatori già superati come Tursunov, Karlovic, Kohlschriber, Berdych, Tisparevic? Io penso proprio di si e lo ha dimostrato con Wawrinka e Gulbis. Riuscirebbe invece a battere Andujar, Nieminen, Chela e Granollers? Ho i miei (più che seri) dubbi!
Nonostante questo rimango positivo e speranzoso sulla questione Bolelli. Anche il solo fatto di volerne scrivere mi fa capire che io ci creda ancora. Nelle mani di Renzo Furlan e ancor di più in quelle dello stesso Simone il futuro di quel giocatore a tratti entusiasmante. “Uno così non può non arrivare nei 30”. Continuo a ripetermelo, sperando di avere ragione…
Tutti presero in giro Tommasi quando dichiarò: “Mi dicono che Bolelli possa diventare un gran doppista”.. Che abbia avuto ragione, ancora una volta, il grande Rino..?

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