Verso Parigi Bercy 2017: le cinque memorabili finali


Il Master 1000 di Parigi Bercy 2017, al via lunedì prossimo, in quanto ultimo evento della stagione prima delle Atp Finals di Londra, negli anni è sempre stato il torneo più condizionato dalla classifica. Spesso snobbato dai migliori in quanto già qualificati per le Finals o vogliosi di andare in vacanza anzitempo, in certi casi ha riservato degli epiloghi davvero a sorpresa. Oppure negli anni, come questo 2017, in cui la classifica poteva ancora riservare dei ribaltoni o rimonte last minute in chiave “Master”, ha visto delle finali fantastiche, in alcuni casi addirittura decisive per l’assegnazione del numero 1 di fine anno. Ma andiamo a rivivere quelle che a nostro avviso sono le 5 finali più belle di Parigi Bercy, in ordine rigorosamente cronologico.
1988, Amos Mansdorf-Brad Gilbert 6-3 6-2 6-3
Probabilmente la sorpresa più grossa nella storia del torneo: dopo aver beneficiato al primo turno del forfait del numero uno al mondo Mats Wilander, il 23enne israeliano Amos Mansdorf gioca il torneo della vita, battendo Derrick Rostagno, Aaron Krickstein, Jakob Hlasek e infine Brad Gilbert, con uno score più che eloquente, infliggendogli la seconda sconfitta consecutiva in finale a Bercy dopo quella dell’anno prima con Tim Mayotte. Per Mansdorf, che è stato al massimo numero 18 del ranking Atp, quello rimase il più importante titolo della carriera. Un torneo che verrà ricordato anche per i “maltrattamenti” del pubblico francese all’idolo di casa Henri Leconte nel corso del suo match di primo turno, perso 7-5 6-1 contro John McEnroe: un Leconte cui non fu perdonato il il discorso post finale persa da Wilander al Roland Garros (famosa la frase “spero che oggi abbiate capito il mio gioco”), e i dubbi sulla partecipazione alle Olimpiadi di Seoul (dove poi giocò, ma perdendo subito).
1998, Greg Rusedski-Pete Sampras 6–4, 7–6, 6–3
Partita da ricordare, anche perché rappresenta l’unica vittoria in carriera (su 10 scontri diretti) del bombardiere britannico contro “Pistol Pete”. Rusedski, accreditato della 13esima testa di serie, ma con un best rank di numero 4 nella stagione precedente, in quell’occasione disputò una partita perfetta annichilendo il numero 1 del mondo con 18 ace e una lunga serie di passanti totalmente inaspettati per il 7 volte campione di Wimbledon. Quel giorno, mentre Sampras (forse accusato di scarso impegno) veniva preso di mira per gran parte del match dall’esigentissimo pubblico parigino, il canadese naturalizzato britannico, riusciva a far entusiasmare i presenti, guadagnandosi anche una razione extra di applausi durante la premiazione, durante la quale si esibì nei tradizionali ringraziamenti in lingua francese.
2000, Marat Safin-Mark Philippoussis 3–6, 7–6, 6–4, 3–6, 7–6
E’ l’anno di Marat Safin: a soli 21 anni ha vinto lo Us Open, il Masters 1000 di Toronto e altri quattro tornei. Nella finale di Bercy si gioca la prima posizione del ranking, e se la prende al termine di una finale infinita contro Mark Philippoussis, vinta 3-6 7-6 6-4 3-6 7-6 dopo 3 ore e 28minuti di gioco. Un episodio particolare rende ancora più epica quella partita: il russo infatti, a causa di una caduta nei pressi della rete nel corso del terzo set, si autocolpisce con la racchetta, provocandosi un taglio a un sopracciglio. La ferita sanguina, serve il ghiaccio a ogni cambio campo, ma Marat non molla e alla fine vince l’incontro: “Sono stato a un passo dal ritirarmi, ma non poteva finire così: allora ho stretto i denti e ce l’ho fatta”. Il giorno dopo diventa per la prima volta numero uno del mondo.
2007, David Nalbandian-Rafael Nadal 6-4, 6-0
15 giorni di ordinaria follia per David Nalbandian. L’argentino, senza nemmeno essere testa di serie, prima si aggiudica l’ATP Masters Series di Madrid, compiendo l’impresa di vincere nell’arco dello stesso torneo contro i primi tre giocatori del ranking mondiale, in questo caso nell’ordine Novak Djoković, Rafael Nadal e infine il numero 1 Roger Federer, exploit riuscito solo ad altri due tennisti negli ultimi diciotto anni (Becker e lo stesso Djoković). Poi quasi ripete l’impresa pochi giorni dopo in quel di Bercy dove, dopo aver battuto Federer, elimina David Ferrer, Richard Gasquet e in finale riserva addirittura l’onta di un “bagel” a Nadal, cui rifila un roboante 6-4 6-0 con una prestazione scintillante e alcuni punti surreali. Un risveglio tardivo, proprio in stile “la Nalba”, desaparecido per gran parte della stagione e che in volata riesce a qualificarsi per il Master di fine anno, anche se solo come riserva: e pensare che in quei 15 giorni riuscì a battere 5 degli 8 che quel Master lo giocarono, e addirittura 2 volte i primi 2 giocatori del mondo. Pazzesco!
2012, David Ferrer-Jerzy Janowicz 6-4, 6-3
Nel 2012 arriva la prima ed unica  affermazione in carriera in un Master 1000 per David Ferrer, ma forse più che per questo, quel torneo verrà ricordato per l’incredibile cavalcata del polacco Jerzy Janowicz, partito dalle qualificazioni e spintosi fino all’atto conclusivo, superando una serie di avversari più quotati, come Philipp Kohlschreiber, la 13a testa di serie Marin Čilić, il numero 3 del mondo Andy Murray, il numero 9 Janko Tipsarević e, in semifinale, l’ex top ten Gilles Simon. Grazie a questo traguardo Janowicz guadagnò ben 43 posti nel ranking, salendo fino al gradino # 26, posizione che migliorò fino alla numero 14 l’anno seguente, grazie all’altrettanto inaspettata semifinale raggiunta a Wimbledon. Risultati che il potente ed estroso polacco non sarà più in grado di ripetere, mentre altrettanto incredibilmente Ferrer, terraiolo doc, dovrà accontentarsi di quell’unico trionfo in un 1000, proprio sul campo più veloce del circuito.

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