La situazione del tennis in Albania: intervista a Genci Cakciri

Tennis Albania
di Stefano Berlincioni

Ho conosciuto Genci Cakciri su MensTennisForum e la nostra amicizia va avanti da molti anni: visto il suo ruolo all’interno della Federazione Tennis Albania ed il suo stretto rapporto con l’Italia ho pensato che fosse interessante far conoscere la sua storia.

Allora Genci, innanzitutto parlaci un po’ dei tornei giovanili che organizzi in Albania.
“Abbiamo cominciato nel 2011 con un torneo Tennis Europe Under 16 e un ITF Under 18, poi l’anno seguente abbiamo fatto un U14, due U16 e un U18. Dal 2013 organizziamo 6 tornei l´anno, 2 per ogni categoria. I tornei TE (U14 e U16) sono Grade 3 mentre gli ITF sono Grade 5. Purtroppo I tornei di categoria superiore richiedono l’ospitalità che per il momento non possiamo garantire però considerando in che condizioni si gioca qualche Futures in Africa allora se troviamo qualche sponsor perché non organizzare anche tornei per professionisti?”.

Quali giovani interessanti hai visto nel corso degli anni?
“Essendo tornei di categoria inferiore non attraggono i junior più bravi che vanno a cercare punti più pesanti altrove. Inoltre ci vorrà qualche anno per vedere come andrano le carriere dei giocatori che sono venuti qui. Quelli che hanno vinto il primo anno hanno avuto una carriera discreta finora: Robert Constantinovici, giocatore rumeno che vive in Olanda, è stato top 1000, mentre Adrijana Lekaj, giocatrice croata di origini albanesi è a ridosso delle top 400″.

Mentre quelli che hai visto più recentemente?
“Vorrei vedere nel futuro come andranno le carriere di Valeria Yushchenko (ha vinto due ITF U18 da noi a soli 14 anni) e Hellene Pellicano (una delle più forti U14 in Europa per il momento). Tra I maschi, qualche mese fa l`ITF U18 è stato vinto da Federico Arnaboldi, cugino di Andrea: se buon sangue non mente allora fra qualche anno può diventare un buon pro”.

Ci puoi raccontare qualche episodio particolare?
“Le richieste di comprare Wild Card non mancano mai, specialmente negli U18 però è categoricamente vietato e non vale la pena rischiare. Una cosa strana è stata la richiesta dell’invito di partecipazione da parte di giocatori nigeriani ed algerini, sui quali non si trovava nessuna informazione e non si sapeva se fossero tennisti o no. Volevano l’invito per prendersi il visto, forse per motivi di emigrazione”.

Qual è la situazione attuale del tennis albanese?
“Come puoi vedere scalando le classifiche di ATP e WTA non ci sono giocatori con punti e neanche giocatori che cercano di fare punti. A dire la verità a tennis si giocava in Albania anche prima della seconda guerra mondiale però per tanti anni durante il comunismo il tennis è stato uno sport sostanzialmente vietato (ritenuto sport aristocratico), fatto totalmente assurdo considerando che nelle altre nazioni dell’Est Europa si giocava eccome. Per questo le due cose che mancano di più sono le infrastrutture e le persone che si occupano di tennis (allenatori sopratutto). Man mano che queste due cose miglioreranno allora si potrà cercare di fare qualcosa di buono, visto che il talento non manca”.

Anche tu sei stato un giocatore, qual è stata la tua esperienza?
“Io ho cominciato a giocare a tennis a 14 anni, quindi molto tardi per cercare di fare una carriera. Però in quel tempo non c’erano tanti giocatori quindi sono diventato uno dei migliori junior ed ho giocato anche qualche torneo internazionale (con pessimi risultati di solito). A livello nazionale, anche perchè tanti giocatori bravi sono andati a studiare all’estero, sono riuscito a diventare campione nazionale per qualche anno di fila. Nello stesso tempo ho cominciato ad allenare I bambini, sopratutto U14 e U16. Non ho mai giocato un Futures, però ho giocato due volte le Universiadi, Izmir 2005 e Bangkok 2007. A Bangkok, grazie a un sorteggio buonissimo, ho fatto terzo turno ed ho perso 6-1 6-1 contro Pavel Chekhov che a quel tempo era top 400. Quando ormai quasi non giocavo più ho partecipato anche al debutto dell’Albania in Coppa Davis nel 2010, giocando il doppio essendo fuori forma”.

Come hai iniziato a giocare a tennis?
“Guardavo il tennis già dai primi anni 90, però solo nel 1996 ho cominciato ad allenarmi con il maestro Fatos Nallbani, che ora è il Capitano della Coppa Davis ed è la persona più importante che si occupa dei giovani. Ho preso lezioni solo per 2 anni e poi per problemi finanziari ho smesso, però ho continuato ad allenarmi con amici fino a quando nel 2000 sono diventato assistant coach. Dal 2000 fino al 2008 ho lavorato presso il Tennis Club Tirana ed ho fatto qualche corso per allenatore. Ho preso il certificato di secondo livello dell’ITF però non ho continuato perché quel lavoro era secondario per me (di professione faccio il medico). Ora sono il segretario generale nella Federazione Albanese ed organizzo i tornei internazionali e dal 2003 al 2013 sono stato commentatore di tennis per vari canali albanesi”.

Tra Italia ed Albania c’è sempre stato un rapporto “particolare”, aiutaci a sfatare alcuni miti.
“In Italia ormai conoscete benissimo l’Albania anche per via dei tanti albanesi emigrati da voi nei decenni passati. Credo che la prima impressione, quella degli immigrati “morti di fame” che venivano con le navi, sia stata un pò difficile da cambiare però ora in tanti hanno potuto vedere come sia mutata l’Albania. Ora forse sono più gli italiani che vengono in Albania ad aprire un’azienda che gli albanesi che vengono a fare gli operai in Italia. In altri paesi più lontani credono che noi siamo un popolo slavo (visto che siamo quasi circondati da slavi). Anche nel film “The terminal” (con Tom Hanks) alla fine c’è un tassista che si presenta come Goran (nome tipico slavo) dall’Albania. Infine gli albanesi sono visti come un popolo totalmente musulmano. Prima dell’Impero Ottomano gli albanesi erano cattolici o pagani e poi in tanti si sono convertiti per avere condizioni migliori nell’Impero. Anche se nelle statistiche i musulmani rappresentano la maggior parte, a dire la verità solo una piccola percentuale è veramente religiosa”.

Come mai sai così bene l’italiano?
“Dopo la caduta del comunismo qua c’era solo la TV Nazionale, poi hanno cominciato a diffondere le frequenze delle maggiori TV Italiane e potevamo guardare film, sport e spettacoli in italiano. Per questo c’è un’intera generazione che ha imparato l’italiano dalla televisione. Io ho avuto anche la fortuna di parlare l’italiano nel corso degli anni, perché solo con l’ascolto è difficile avere la sicurezza necessaria per fare una conversazione e scrivere è ancora più difficile”.

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