Una lunga chiacchierata con Camila e Sergio Giorgi

Camila Giorgi e Sergio Giorgi

di Michele Galoppini (@MikGaloppini) e Giulio Gasparin (@GiulioGasparin)

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Un comodo divanetto a dominare il campo centrale, dove Stefanie Voegele, una delle sue migliori amiche nel circuito, sta giocando e vincendo il suo primo turno contro la Paszek e qualche battuta per rompere il ghiacco, sul grigio dominante del palazzetto e sulla velocità non proprio eccessiva dei campi, hanno fatto da contorno e da viatico a questa intervista esclusiva a quattro voci, in cui Camila e Sergio Giorgi si sono raccontati e ci hanno raccontato i loro progressi e le particolarità del tennis della giovane azzurra.

Giulio Gasparin: Quindi hai vinto, hai giocato bene, come ti senti qua?

Camila: Bene, mi sento molto bene.

GG: Anche l’anno scorso Linz è andato molto bene, quindi penso che tu sia anche più tranquilla no? Sapendo che l’anno scorso è andata bene, l’anno scorso è andata bene…

C: Sì, il primo match è sempre la cosa più difficile, ma mi sento bene.

Michele Galoppini: Mi è sembrato di vederti giocare anche in controllo, in attesa di capire cosa fare e quando fare la cosa giusta. Ti sei sentita effettivamente così?

C: Sì sì, stiamo lavorando proprio su queste cose e sta andando meglio, poi alla fine dell’anno riesci a sentire meglio i colpi.

GG: È stato un anno molto lungo, quindi quando si arriva verso l’indoor, sebbene a te piaccia giocarti, le energie fisiche ma anche mentali cominciano ad essere un po’ in riserva. Tu invece stai tenendo bene.

C: Sono gli ultimi tornei, però mi sento fisicamente in forma, non ho acciacchi. Si cerca ovviamente sempre di fare il meglio.

MG: Giocherai anche la prossima settimana?

C: Sì, gioco Mosca. E poi basta.

Sergio: …Anche perché non ci sono più tornei…

(risata di tutti)

GG: Secondo te, potrebbero tornare ad allungarla un po’ la stagione? Magari qualche torneo indoor in più?

C: No no, secondo me va benissimo così (sguardo minaccioso)

GG: Voglia di andare un po’ in vacanza?

C: Sì, dopo Mosca andremo sicuramente in vacanza.

GG: Non ti seguiremo, ma dove vuoi andare in vacanza (risata)?

C: Vediamo, ancora non so. Ma l’importante è smettere per un po’ e far riposare la racchetta.

GG: Al caldo o al freddo la vacanza?

C: Mi piacerebbe freddo.

MG: Quindi anche tu sei sulla linea di pensiero di Simona Halep, che dopo un anno di tennis di caldo non ne può più ed ha bisogno di freddo?

C: Però si cambia sempre idea all’ultimo momento e manca ancora una settimana, quindi non so…

GG: Poi torniamo a parlare di tennis, ma ti piace sciare e ti piace la neve?

C: Sì sì, mi piace la neve ma anche molto sciare.

GG: Magari anche per questo l’Austria ti ispira e ti trovi bene qua…

MG: Allora sei nel posto giusto!

C: Essendo sulle Alpi… mi piacciono molto le Alpi.

Camila GiorgiGG: Riguardo al tuo tennis, come commentavo anche prima con Michele la tua è stata una performance molto solida, hai salvato tante palle break…

S: 6!

GG: …e soprattutto le hai salvate tutte, tutte giocando bene ed in maniera intelligente. Spiegaci un po’ come ci state lavorando.

C: Mentalmente punto ad essere più solida; non solo cercare di avere più pazienza, ma essere più efficace con i miei colpi e scegliere i momenti giusti per cercare il colpo definitivo.

GG: È facile a dirsi, ma qual è il processo per riuscire a raggiungere questo obiettivo?

C: Raggiungere la consistenza mentale!

MG: Aiutaci un pochino…

(risata di tutti)

MG: Ti abbiamo fatto una domanda difficile e giustamente ci hai dato una risposta difficile…

C: Consistenza mentale significa scegliere bene i colpi al momento giusto e sapere cosa fare nel momento in cui ci si trova. È una delle chiavi del mio gioco.

S: Quello che lei vuole dire è trovare qualche punto di riferimento per il suo gioco così difficile. Per come è fatta lei, sempre a mille, sempre tanta adrenalina da scaricare, c’è tanta differenza rispetto a tutte le altre; e mettere un po’ di disciplina su qualche movimento le dà una mano anche a livello mentale.

MG: Anche il servizio oggi è andato molto bene. La percentuale di prima non era elevata, ma la conversione punti al servizio è stata ottima. Anche sulla seconda stai lavorando in particolare?

C: Sì, mi sento molto meglio anche al servizio. E se faccio degli errori al servizio mi sento comunque meglio.

MG: Con la seconda hai fatto quasi il 70% dei punti, è davvero tanto rispetto a tante colleghe…

C: Vero (ride)

Camila Giorgi e Alessandro NizegorodcewGG: So che in un’intervista che hai fatto qualche tempo fa con Alessandro Nizegorodcew dicevi che secondo te bisognava lavorare un po’ sul dritto, quando lei invece è molto concentrata sul rovescio… state procedendo su questa strada?

S: Ci sono periodi in cui un colpo va meglio ed un colpo va peggio, anche perché è impossibile che tutto vada bene, quindi in quel momento c’era bisogno di lavorare sul dritto. Il livello di Camila è davvero alto per il ranking che ha. Ritorna un po’ sempre lo stesso discorso, cioè che nel tennis conta tantissimo l’aspetto mentale ed in certi momenti bisogna lavorare su alcuni aspetti. In quel momento bisognava lavorare sul dritto, ora i due colpi sono più o meno pari. A prescindere ora c’è molta più disciplina nei suoi colpi e questa è la strada giusta per arrivare lassù, piano piano. Tanti hanno fretta ma io non ce l’ho.

GG: Gli ultimi risultati anche delle altre azzurre dicono che si può arrivare lassù anche un po’ più in là con l’età…

S: Senz’altro!

GG: A proposito, tu hai detto spesso che di tennis ne guardi poco, soprattutto quello femminile. La finale invece l’hai guardata?

C: Sì certo, la finale l’ho guardata, è stata bellissima!

MG: E che sensazioni hai vissuto, sapendo che loro sono le tue colleghe che ben conosci e sapere che loro ce l’hanno fatta e che anche tu ce la puoi fare?

C: È stato molto molto bello vederle lì e certamente essendo italiana ho piacere a vedere altre italiane che portano in alto il nome del tennis italiano ed il movimento del tennis nel nostro paese.

MG: Rispetto al tennis italiano tu sei certamente la giovane più forte su cui cadono le prospettive e quindi le pressioni più grandi. Tu come la vivi? Sei tranquilla?

C: No, pressione no. Io non leggo articoli o commenti in generale, quindi son molto concentrata su di me, penso ad allenarmi e sono sulle mie…

MG: Vai avanti dritta per la tua strada!

C: Sì, bravo.

Camila Giorgi e Karin KnappGG: So che anche con le altre ragazze italiane, giocando anche la Fed Cup, hai rapporti sempre migliori e più stretti. Parlando anche con Roberta o con Flavia, dicono che fuori dalle interviste sei super espansiva, simpaticissima… come è il rapporto da parte tua con loro?

C: Si migliora sempre di più. Mi fa sempre piacere essere con loro nelle settimane di Fed Cup e nei tornei anche. Ci frequentiamo.

GG: Poi penso sia anche piacevole, quando si è in giro, avere anche altre persone con cui stare.

C: Sì certo, si evita che il tutto sia più monotono.

MG: Sempre rispetto alla squadra ci sono anche le Olimpiadi l’anno prossimo e peraltro sul cemento, che a te fa piacere. È uno degli obiettivi principali per la prossima stagione?

C: Sì sì, esatto! Sarà il mio principale obiettivo, speriamo…

GG: Domanda per tutti e due. La stagione sta per finire e c’è ancora qualche obiettivo, poi le vacanze… e poi su cosa si lavorerà a grandi linee?

S: A grandi linee si lavorerà proseguendo il lavoro che ha dato i risultati che hai visto oggi. Bisogna far fruttare di più i suoi colpi. Come avete visto anche oggi, lei è la più veloce del circuito sia di braccio che di gambe, e se non è la prima è la seconda o la terza, e bisogna sfruttare al massimo questa cosa. Lei gioca con molto anticipo e sono sicuro che diventerà una top10, non so quando ma lo sarà, anche top5.

MG: Una cosa che ha sempre caratterizzato la tua carriera è che sali piano, ma sali sempre. Ogni anno c’è sempre qualche passo avanti…

S: Io preferisco così, che salga pian piano ma che poi resti lì, non come è successo ad altre ragazze. Arrivano lì in top10 e poi l’anno seguente non riescono a tenere il livello di gioco, la pressione. Non è facile, ma una volta che si arriva al massimo livello, vorrei si stesse lì, per tre anni può bastare.

MG: Anche perché tre anni al massimo livello non sono poi così pochi.

S: Sono tanti! Però sono sicuro che lei ce la può fare. Anzi, non che ce la può fare, che ce la farà!

GG: Poi soprattutto nell’ultimo anno e mezzo il divario tra le primissime e le top30 o le top50 non è poi così tanto, né come livello di gioco né come punti in classifica. Da un lato salire può sembrare un po’ più facile, ma dall’altro è anche difficile restarci.

Camila GiorgiS: Magari sui punti non c’è tanta differenza, ma sul gioco… sul gioco ci sono giocatrici che mostrano molta differenza. Camila ha una classifica bugiarda, perché c’è troppa differenza di gioco con altre ragazze, anche con top10. Non lo dico perché è mia figlia, ma obiettivamente, se guardi il tennis espresso vedi che c’è tanta differenza. Ripeto, giocare così anticipato, così veloce… anche oggi ci sono stati tre o quattro scambi incredibili dove lei è arrivata bene, rispondendo e facendo il punto; e questo è un livello molto molto molto alto. È bello vederla giocare, è bello vedere questo tennis così aggressivo come non lo gioca nessuna giocatrice; un tennis completamente diverso a cui io tengo moltissimo. Ci tengo moltissimo perché è un tennis molto più spettacolare; anche se lei gioca male, mostra sempre qualche punto o qualche passaggio spettacolare, cosa che non si vede negli altri casi.

MG: Hai perfino anche qualche “wow” da parte di qualche giocatrice che ti stava guardando sugli spalti. Ce ne erano sei o sette e si è sentita qualche esclamazione suoi tuoi punti spettacolari…

(Camila sorride)

GG: A proposito, tu sei sempre molto calma in campo, che tu faccia un gran punto, che tu faccia un errore. Ma dentro di te, quando fai un super punto, ti sei un po’ esaltata?

C: No no, sono tranquilla…

MG: Lasci che si agiti papà…

(Camila sorride)

S: Io mi agito perché se in allenamento vedi centinaia di colpi così quando vedo lei mettere in campo quello su cui abbiamo lavorato mi esalto. È molto diverso farlo in allenamento e farlo in partita. Lei ci riesce a farlo in partita e questo è spettacolare dal punto di vista sportivo, non sono dal punto di vista tennistico. A me lo sport piace tutto, tutto quello che è aggressivo, d’attacco. Magari fai una difesa, ma la fai col proposito di attaccare, non solo una difesa fatta per tenere la palla in campo. L’obiettivo è sempre quello di attaccare, questo è quello che piace a me e vado fiero, molto fiero, del suo tennis. Anche quando c’è un periodo negativo, perché questo è normale nello sport. Poi, in generale, aver difeso i punti senza avere fatto un anno incredibile ed anzi aver fatto più punti dell’anno scorso, avendo fatto un’annata continuando a giocare tennis spettacolare, mi lascia più che tranquillo.

MG: Arrivano anche critiche quando capita di giocare male perché probabilmente, per il tipo di tennis aggressivo che Camila esprime, il suo giocar male è molto più facilmente riconoscibile. Al contrario, per una difensivista, il giocar male può più facilmente passare in sordina…

S: Succedeva lo stesso quando vedevi Agassi giocar male, perché quando succedeva lui attaccava e non teneva la palla in campo. Mentalmente lui era un po’ fragile ed anche in questo senso sono molto orgoglioso di Camila, perché non è fragile mentalmente quando gioca. Tenere questo ritmo quando sei giù e continuare così è un altro punto molto molto importante nello sport. Avere una grinta ed un livello mentale molto molto alti è importantissimo. Agassi quando giocava male giocava in maniera orribile, era proprio brutto da vedere.

MG: È probabilmente una conseguenza, come dicevo, del tipo di tennis che uno mette in campo…

S: Giocare così anticipato, così veloce, con le gambe e con le braccia non è facile. E da fuori è facile da dire ‘quella palla la metteva lì, piano’… da fuori è tutto più facile. Poi la gente non è abituata a vedere questo tennis e non puoi nemmeno abituarli quando sono abituati così da sempre. Anche i maestri li senti dire ‘tieni la palla dentro’ in termini difensivisti. Come fai a cambiare quella cultura? È impossibile. Non capiscono. Dicono ‘questo non è tennis’. E me lo hanno detto tante volte, me lo ricordo anche già anni fa, quando Camila era 300 al mondo, che mi dicevano che il suo tennis andava benissimo per le esibizioni, che lei non sarebbe mai diventata una top150 o una top100. Sto parlando del maestro di Ferrero, il quale è anche stato anche numero 1 al mondo ed imbattibile. Lui me lo diceva ma lui non poteva capire questo tennis come succede con la stragrande maggioranza delle persone che la vedono giocare. Questo mi rende sempre più fiero, perché il suo tennis è completamente diverso; un altro sport, difficile da giocare e controllare ed a volte tirare dentro il campo. Per questo succede quello che è successo in qualche partita, ma con l’esperienza, con la disciplina lei diventerà di sicuro una top player, di sicuro!

Giorgi 3 internoMG: I match sono stati tanti quest’anno e la stagione è stata lunga. Qual è stato il tipo di giocatrice o magari la giocatrice nello specifico che ti mette in maggiore difficoltà in campo?

C: No, per me non dipende dalle altre. Dipende da come mi sento, è sempre stato così.

MG: Vuoi riuscire sempre a fare in modo di imporre il tuo tennis a prescindere dal gioco dell’avversaria quindi?

C: Esattamente, è quello che cerco sempre di fare. Un giorno va ed un altro può non andare, ma non mi importa chi c’è dall’altra parte. Per me deve essere così, è quello che sento.

S: Infatti quando perde o vince non importa dall’altra, dipende sempre da lei. Su questo bisogna migliorare un po’, ma è un dato di fatto che è lei a perdere o vincere, le altre non giocano. Quando ha giocato poco tempo fa contro la Ivanovic ne è stato esempio: la Ivanovic era avanti un set e stava vincendo anche il secondo set ed ha chiamato il coach per dirgli che non sapeva che doveva fare, che non riusciva a fare nessun punto perché nel bene o nel male dipendeva sempre da Camila. E stiamo parlando di una top10 avanti nel punteggio che chiama il coach; ed il coach le ha detto ‘prova a metterla in campo e vediamo che succede’. Immaginate (risata)…

MG: Insomma Camila, fai paura a tutte.

(Camila sorride)

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