Brother to Brother: Un fratello giramondo

di Piero Zucca

Intervista non scontata, non banale, forse che non avrei mai pensato di fare. Antonio Zucca, mio fratello classe 92’, è passato in tre anni da essere un umile giocatore da circolo ad essere un giovane che con la racchetta in mano ci sa fare ed ora si sta togliendo varie soddisfazioni, non solo in campo nazionale con la vittoria di numerosi Open, ma dopo aver disputato vari Futures in carriera è andato a prendersi il suo sogno in Egitto ovvero un bel punticino ATP. Per alcuni un punto significa poco per altri nulla, forse l’importante è prenderlo e basta. In tre anni è passato da 3.4 a 2.4, un balzo importante se consideriamo che prima di avventurarsi verso il medio oriente viveva il tennis come una passione giusto per divertirsi.

Come hai mosso i tuoi primi passi nel mondo del tennis?
“All’età di 7 anni ho iniziato a giocare a tennis dopo aver fatto un anno di calcio, il merito è stato di mio padre che voleva fare un corso estivo per ritornare a giocare e allora io e mio fratello (tu) abbiamo iniziato a giocare con il maestro Paolo Pani e da quel momento sono rimasto sempre al Tennis Club Porto Torres sino a quest’anno, giocando in Serie C per l’Andrea Doria di Genova.”

Che differenza c’è nell’allenarsi un’ora al giorno e a livello agonistico nel giro di soli tre anni?
“La differenza è tutta nel fisico che non è abituato a reggere diverse ore di allenamento e in modo anche più intenso, ma cambia molto nell’aspetto mentale, quando fai un’ora nell’agonistica del circolo vai 5 minuti prima, parli con il maestro fai due risate finisci l’ora e vai a casa, mentre quando ti alleni diverse ore sai a che ora inizi ma non sai a che ora “finisci”. Devi stare sempre molto concentrato soprattutto quando arriva la fatica e le prime settimane non sono state semplici.”

Descrivi un pò tutto quello che mentalmente hai provato dal primo match Itf al primo punto preso in Egitto a Sharm el Sheikh a fine ottobre, passando per le qualificazioni e battendo nel primo turno in main draw l’americano Kincaid.
“I primi match ITF li ho giocati nel mio circolo visto che organizzavano un 15 mila. Mi ricordo quasi tutte le partite che ho giocato negli ITF anche perché non sono state tante. Il punto ATP  per me rappresentava un sogno, all’inizio sognavo di fare la vita del tennista, speravo da sempre di entrare nel ranking ATP e quest’anno ho realizzato un sogno, è stata un emozione grandissima che non riesco nemmeno a descrivere e che non dimenticherò mai.

Quali sono stati gli step che hai affrontato per passare da tennista da circolo a tennista professionista?
“A 17 anni ho avuto l’occasione di poter andare ad allenarmi come un vero tennista. Mi sono trasferito in uno stato del sud Arabia, l’Oman. Questa occasione mi è stata data da un maestro italiano che andava in oriente per collaborare con la loro Federazione Tennis. Passati 4 mesi di preparazione sono rientrato in Italia a casa, nel giugno del 2010 sono arrivato a Sestri Levante dal coach Raul Ranzinger che mi ha accolto bene e abbiamo iniziato subito a lavorare.”

Quanto conta per te aver avuto dietro le tue spalle uno staff solido?
“Le persone che hai al tuo fianco sono la cosa principale, avere un coach d’esperienza come Raul Ranzinger mi ha aiutato tantissimo e se sono migliorato lo devo a lui e alla mia famiglia che mi sta dando questa opportunità facendo dei sacrifici. Volevo ringraziare anche la mia ragazza Ayla che mi viene a vedere in quasi tutte le partite e poi un grazie particolare a Gino e Sebastiano Asara che negli ultimi mesi mi hanno dato una grossa mano.”

Secondo te nel tennis quali caratteristiche servono per esplodere?
“Sicuramente devi avere una gran voglia di lavorare e serve continuità in quello che fai ogni giorno. A parer mio devi avere una grande testa perché nel tennis sono più i momenti difficili che quelli facili e nei momenti “no” devi saper cogliere le cose positive, poi bisogna essere prima atleti e poi tennisti, senza un buon fisico è difficile esplodere visto che ormai a tennis sanno giocare tutti.”

Quali sono i progressi maggiori che hai compiuto da quando hai lasciato casa ad oggi?
“Lasciare casa significa molto soprattutto per noi sardi che siamo molto legati alla nostra isola. Stando lontano da casa si cresce prima, perchè qualsiasi cosa devi sbrigarla da solo. I progressi maggiori sono stati soprattutto mentali e tecnici. In Sardegna sei limitato mentre giocando in “continente” hai la possibilità di disputare più tornei con persone diverse e poi per fortuna ho trovato uno staff fantastico, siamo come una famiglia.”

Parliamo dei Campionati italiani di seconda a Parma. Sorpresa o esplosione? Pensavi di poter arrivare sino ai quarti?
“Più che sorpresa è stata un’esplosione. Mi sono trovato subito a mio agio nel circolo, una bella atmosfera insieme a qualche amico ecc.. anche se nel primo match sono andato 5-2 sotto per poi vincere il primo set 7-6. Nelle altre partite ho giocato sempre meglio reggendo bene anche i doppi turni visti i 153 iscritti, sino ad arrivare a giocare i quarti con l’ex campione italiano Simoni, contro il quale ho giocato un ottimo secondo set, perdendo però al terzo.”

Quali sono i tuoi idoli tennistici?
“Il mio primo idolo è stato Andy Roddick, mi piaceva il suo gioco potente e quel servizio quasi impossibile da ricevere, ma ora purtroppo si è ritirato. Ora mi piacciono i bombardieri come Isner, Tsonga e Berdych.”

Quali sono le tue caratteristiche tecniche? Hai variato il tuo gioco da quando hai scelto di impegnarti 24 ore su 24 nel tennis?
“Io sono un giocatore che spinge e cerca di prendere sempre in mano il gioco, il mio colpo migliore è il dritto e ho anche un buon servizio, mi piace andare a rete anche se ora il gioco è cambiato ed è sempre più difficile andarci. Io e Raul non abbiamo cambiato la tattica e le caratteristiche sono rimaste sempre le stesse da quando ho iniziato a giocare a tennis ma stiamo cercando di rendere sempre più solido il mio gioco.”

Avresti mai pensato di poter conquistare il punto ATP in Egitto?
“Sicuramente ci pensavo, sapevo che il livello era vicino, in quel periodo avevo molta fiducia nel mio gioco e mi sono sentito subito a mio agio con il posto e questo ha aiutato tanto. Quando è uscito il tabellone delle quali sapevo che potevo accedere al main draw, ho giocato un po’ male la prima partita anche se ho vinto nettamente e nella seconda ho iniziato bene per finire cosi così. Sono stato fortunato a trovare lo stesso avversario dell’ultimo turno di quali e avevo molta tensione perché sapevo che ero molto vicino al mio sogno, per fortuna ho mantenuto la calma e ho raggiunto l’obiettivo che mi prefissavo da anni.”

Cosa ti piace fare nel tempo libero?
“In estate mi piace andare al mare e pescare, mentre nelle altre stagioni dell’anno mi piace andare in giro, guardare gli sport in televisione, andare al cinema ed infine tifare il Genoa allo stadio.”

Hai affrontato Milojevic uno dei migliori juniors del mondo. Che giocatore ti è sembrato?
“Nel secondo turno ho perso contro il Serbo Milojevic, sapevo dai risultati che era molto solido ma non l’avevo mai visto giocare, nel palleggio iniziale mi ha colpito il fatto che non ha provato le volee, nel primo set sono andato sempre in vantaggio di un break mentre nel tie break ero 4-1 sopra con due servizi a disposizione  ma la sua  esperienza ha prevalso e nel secondo set dopo il due pari è andato tutto più facile per lui. Mi sembra un ragazzo serio che deve svilupparsi ancora anche se non ha un’eccessiva velocità di palla; serve bene e ha un ottimo dritto.”

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
“L’obiettivo per il 2014 è quello di poter giocare tanti tornei e accumulare esperienza e vorrei chiudere l’anno dentro i mille ma bisogna andare passo dopo passo e quello che arriva si prende.”

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