Un Anno di Futures


di Luca Brancher
Tradizionale panoramica sulla stagione appena conclusa: questa volta tocca al circuito ITF maschile
Roma – Trarre le conclusioni al termine di una stagione tanto variegata quanto ricca di avvenimenti come quella che viene organizzata sotto l’etichetta ITF è un’impresa così ardita da essere equiparabile allo sforzo profuso nel tentativo di fare un riassunto di un evento che pullula di spunti. Tuttavia, proprio questo è quello che ci stiamo preparando ad affrontare, con tutti i rischi del caso: cominceremo dal mondo maschile, per comodità, visto che le scadenze che ci siamo imposti non permettono di attendere la reale conclusione della stagione, che in ambito femminile permetterà una sola settimana di pausa completa – quella a cavallo tra il 2010 e il 2011 – mentre tra gli uomini non verrà osservato nemmeno un giorno di stop. Per cui trovare un momento di stasi per celebrare i record di fine anno non è possibile, e, iniziare dal circuito maschile, ci è sembrato più corretto, dato che all’appello mancherebbero soltanto 4 tornei, tutti e quattro da 10.000$ – tre nel frattempo conclusi, ma i tempi tecnici non ci hanno consentito l’attesa – mentre tra le donne è da poco terminata una manifestazione da 75.000$ che potrebbe regalare non pochi sconvolgimenti. Per cui, una volta determinata la situazione finale nella manifestazione di Dubai, passeremo alle ragazze, mentre per ora ci concentreremo su quanto hanno saputo produrre gli esponenti del tennis maschile. E il materiale non manca affatto, perché nell’archivio dei risultati tennistici 2010 risultano già presenti ben 473 tornei futures. 100 di questi sono stati organizzati tra Spagna (40), Italia e Stati Uniti (30 ciascuno), i primi tre Paesi organizzatori, che precedono Brasile (29, ma salirà a 31), Argentina (20) e Francia (20), per un totale di 73 nazioni rientranti in questa statistica. Tre (o quattro per correttezza) i diversi livelli di competizione ITF, figli anche in questo caso, come per i challenger, del montepremi attribuito da ciascuna kermesse. I più importanti, tanto da sembrare, talvolta, dei piccoli challenger, detengono lo status di 15.000$+H – che sono solo 23 – seguiti a ruota dai 15.000$ – ben 147, cui vanno aggiunti, per parità di contropartita di punteggio, le 7 manifestazioni da 10.000$+H, che formano il quarto gruppo sopra menzionato – mentre quelle qualitativamente meno eccelse sono le competizioni da 10.000$ (296, che tra meno di 7 giorni, a reale chiusura di stagione, saranno 300).
Un’altra conclusione appresa dal resoconto sui challenger consiste nel definire la terra battuta come la superficie su cui vengono maggiormente ospitate le manifestazioni , 278 prove (58%) – di cui 4 indoor – seguita a ruota dal cemento (172, 38 quelle al coperto), per finire con le superfici sintetiche e l’erba (23, composte anche da 5 prove sul manto verde e 12 sotto il tetto dei palazzetti). Semplice, infine, apprendere quale sia la metodologia di attribuzione dei punti, dato che per ogni 10.000$ ne vengono assegnati 56 (18 al vincitore, 10 al finalista e poi 6, 2, 1 fino agli 0 degli eliminati al primo turno, caratteristica comune di ogni competizione dell’ITF), per i 15.000$ – e 10.000$+H – la sequenza di 27-15-8-3-1 porta il totale a 78, mentre i pochi 15.000$+H arrivano ad attribuirne ben 99 (35-20-10-4-1); nessun bonus, infine, gratifica i qualificati. Poco meno di 31.000 (30.865) i punti totali assegnati, quindi: non molti, dato che abbiamo imparato che nei challenger, che sono solo 154, ce ne sono in palio oltre 50.000, e dobbiamo pure aggiungere che sono un numero ben superiore anche i tennisti che sono riusciti ad aggiudicarsi almeno un punto nel corso degli ultimi 12 mesi:1.499; d’altronde in qualche modo bisogna pure classificarli tutti quei giocatori che settimanalmente vedete comparire nel ranking ufficiale dell’ATP. La tentazione, ora, ci condurrebbe a evidenziare analisi per movimenti nazionali, ma a questo riserveremo un articolo a parte nei giorni post-natalizi, ora invece ci concentreremo sui protagonisti. Ed il primo giocatore che presentiamo è colui il quale è riuscito, al termine di una stagione ricca di soddisfazioni, a classificarsi al primo posto della graduatoria a punti, quella più prestigiosa: Gregoire Burquier.
Nato a Montpellier il 7 agosto del 1984, Gregoire, tennista di origini quadrumani, ha chiuso il suo 2010 al 233esimo posto nel ranking assoluto grazie al fatto di essere stato l’unico giocatore a conquistare più di 200 punti nel circuito dei futures: 206. Non si può tralasciare l’importante contributo derivante dai successi ottenuti nelle ricche kermesse di Bagneres-de-Bigorre e di Nevers (15.000$+H) oltre a quelle colte a Bagnoles de L’Orne, Rodez e Tel Aviv (15.000$): già solo con questi cinque successi il 26enne transalpino si è meritato 151 punti e, nonostante abbia vissuto un momento di flessione in primavera, quando è uscito per ben quattro prove consecutive al primo turno, si è issato a leader stagionale.

Alle sue spalle un altro francese, Augustin Gensse (classe 1983), che, pur non avendo oltrepassato la soglia prima indicata, quella dei 200 punti, si è comunque consolato, a quota 195, per altre motivazioni che ne hanno caratterizzato un’annata da 8 in pagella. Anzi, da 7, come i titoli che a fine stagione ha inserito nel suo personale palmares. E’ stata l’estate il suo periodo migliore: per lui, grande amante del surf, si è mostrato non così difficile domare i tanti avversari incontrati, così come abitualmente fa per hobby con le onde. Il primo successo, in effetti, è datato “solo” 16 maggio, a Tampa, in Florida, poi seguito da un tris sul concludere del mese di giugno, con andata e ritorno in Marocco (Rabat, Tolone e Khemisset) prima di terminare, nel mese di settembre, la sua esperienza futures con un altro trittico di vittorie consecutive tra Friedberg (Germania), Jurmala (Lettonia) e Frascati. Se Burquier, quindi, aveva sfruttato la ricchezza delle prove che vengono organizzate in Francia, Augustin si è invece regalato un palmares con trofei di provenienza più eterogenea. Due inoltre le finali perse, ad Adana, Turchia, e Saint Gervais. Per Gensse doppio primato, sia nel numero di competizioni vinte, che in quello di partite chiuse stringendo la mano da vincitore (63). Nel primo caso, a seguirlo, a ruota, c’è il croato Kristijan Mesaros, classe 1988, finito secondo nonostante abbia dovuto saltare in pieno la prima parte di stagione. Non ha comunque perso tempo, Kristijan, che si è saputo imporre con una media, rispetto ai tornei giocati, davvero invidiabile: il 50% delle volte in cui era presente nei tabelloni principali ha vinto, e più precisamente a Craiova, Cakovec, Vinkovci, Osijek – questi ultimi in tre settimane consecutive – Dubrovnik e Kish Island, chiudendo in un solo caso una partita di finale da sconfitto (Arad). Uno stuolo di giocatori li segue a quota 5 trionfi, e li elenchiamo nello schema che apparirà a seguire – senza contare il già citato Burquier – succeduto dall’elenco dei giocatori con all’attivo almeno 50 vittorie.


Proprio Lobkov, Flock e Rochette sono i tre giocatori che completano la top-5 per punti conquistati, che vi proporremo, vista l’ingente mole di dati, soltanto in chiusura di articolo, come avvenuto per i challenger. Perché, dopo aver discusso di tennisti che, per motivi piuttosto evidenti, ricorderanno questo 2010 in maniera assolutamente positiva, introduciamo altri giocatori che invece non possono vederla allo stesso modo. Pensiamo a Daniel Evans, ventenne presunta promessa del sempre ambizioso movimento britannico: dopo il titolo ottenuto nel challenger di Jersey nella scorsa stagione, in molti auspicavano che Evans spiccasse il volo nel corso del 2010, ed invece, dopo aver rovinosamente fallito l’appuntamento con la coppa Davis, dove ha contribuito in maniera piuttosto evidente alla sconfitta in terra lituana che ha dato il la a numerose polemiche in patria, Evans non ha saputo ripetere le gesta di 12 mesi prima, chiudendo la stagione con una pericolosa tendenza, ovvero quella di non essere più in grado nemmeno di aggiudicarsi un successo ITF: ben 5, su 15 partecipazioni totali, le finali da lui conseguite (Glasgow, Viterbo, Cumberland, Nottingham e Cardiff) e altrettante le sconfitte, che gli regalano il comando in questa poco simpatica graduatoria, assieme al ventitreenne bosniaco Aldin Setkic (Khartoum (2), Novi Sad, Antalya e Sarajevo), che quantomeno si è consolato con due titoli. Ecco invece i giocatori che troviamo a quota 4 finali, con al fianco anche il numero di vittorie.

Per proseguire con lo spazio in cui celebriamo altri giocatori che in maniera ricorrente si sono fermati al medesimo turno, citiamo il francese Rudy Coco che in ben 10 occasioni si è classificato per le semifinali, venendo sconfitto 8 volte (Sfax, Melilla, Bakio, Cumberland, Nottingham, Wrexham, La Roche sur Yon e Santo Domingo), seguito da David Souto (7), Romain Jouan, Federico Torresi e Juan Pablo Villar (6). 9 invece le sconfitte del cileno Hans Podlipnik-Castillo e di Marcin Gawron ai quarti di finale, 8 quelle dell’austriaco Nicolas Reissig, dell’iberico Agustin Boje-Ordonez, del serbo David Savic, dell’argentino Cristian Benedetti e del brasiliano Andre Miele. Risaltano le 14 eliminazioni al secondo turno, su 26 presenze in main draw, dello spagnolo Abraham Gonzalez-Jimenez, che solo in una occasione, a Bakio, ha saputo migliorare questo suo score. Che appare tuttavia d’oro se confrontato con la tutt’altro che formidabile stagione di Martin Rios-Benitez, tennista argentino, sconfitto 24 volte su 27 al primo turno (una semi, un quarto e un secondo turno gli altri livelli raggiunti a fine torneo), ma soprattutto detentore di una striscia di eliminazioni all’esordio aperta dal torneo di Resistencia, Argentina, in data 5 luglio, che ha toccato ormai quota 16. A 15 si era interrotta l’analoga serie di Christopher Racz, statunitense classe 1988, grazie ad un torneo in Venezuela, mentre ancora aperta (14) è quella dell’australiano Andrew Gregory, venti anni, che ha un record in main draw anche peggiore di quello di Rios-Benitez, con 4 successi e ben 22 rovesci.

E’ nato il 3 giugno del 1991 Enrique Lopez-Perez, migliore di tutti nei tornei di qualificazione. Il diciannovenne spagnolo infatti si è meritato l’accesso al main draw per meriti propri in 13 occasioni – collezionando anche 46 singole vittorie, a fronte di sole 10 sconfitte – tra Portogallo (Albufeira), Spagna (Madrid, Palma del Rio, Bakio e Adeje), Gran Bretagna (Edinburgh e Newcastle), Olanda (Middelburg) e Cile (Santiago, Quillota, Rancagua, Talca e Concepcion). 11 le volte invece in cui si sono qualificati il tedesco Sami Reinwein e l’italiano Lorenzo Giustino, 10 per Thales Levy, Roberto Ortega-Olmedo, Francois-Arthur Vibert, Vadim Alekseenko, Eduardo Dischinger e Caio Silva, mentre nel novero delle vittorie singole, alle spalle di Lopez-Perez, si staglia la figura di un suo connazionale, Francesc Montanes-Roca, fratello minore di Albert, che ha raggiunto quota 45, nonostante abbia collezionato soltanto 6 qualificazioni: un modo come un altro per sprecare in maniera poco consona le proprie energie. Tuttavia in quattro occasioni ha saputo rimediare sfruttando l’urna benevola del ripescaggio, sebbene non gli sia bastato questo per ricoprire il primo posto nella classifica dei “fortunati”, venendo sopravanzato dal bulgaro Andreas Neykov, che vanta il non lungimirante record di sconfitte in quali, ben 29, ma in ben 5 casi è entrato nel main draw come lucky loser: due volte in terra turca (Adana e Antalya), una nella sua capitale (Sofia) e due in Romania (Brasov e Iasi). Le frequenti sconfitte nel tabellone di qualificazione non ingannavano però sulle reali scarse qualità di Neykov, che poi mai ha saputo andare oltre al primo turno. Diversi i giocatori che hanno ottenuto almeno 3 apparizioni da ripescati: li trovate elencati nella prossima tabella.

Numeri di tutt’altro spessore rispetto a quanto finora era emerso negli altri circuiti, ma questo è legato alla quantità ben più ingente di competizioni che vengono inaugurate. Tuttavia solo in due occasioni un lucky loser si è aggiudicato la contesa ed in entrambi i casi sono stati exploit di giocatori americani. Il primo, un ripescato per modo di dire, è stato l’hawaiano Ryler Deheart, che al rientro sulla scena internazionale, dopo un periodo di stop, si è preso il lusso di aggiudicarsi la disputa di Decatur, in Illinois, dopo essere stato sconfitto all’ultimo turno di qualificazione. Nell’altro caso, invece, più sorprendente è stato il successo del 18enne Jordan Cox, che ha anticipato il connazionale più anziano nel mese di aprile, cogliendo un’importante vittoria a Changwon, un 15.000$ coreano. Nessun altro giocatore ha saputo agguantare la finale, mentre sono state 5 le sconfitte in semifinale (Hicham Khaddari, Sherif Sabry, Jakub Lustyk, Blaz Rola e Nicolas Rosenzweig), 14 quelle a quarti, 70 al secondo turno e 311 al primo. Delle 1.868 wild card che gli organizzatori hanno rilasciato, ben 15 di queste hanno portato ad un trionfo finale. In due occasioni il regista di questa perentoria ascesa è stato Alessio Di Mauro (Reggio Calabria e Pozzuoli), mentre singoli acuti sono stati intonati da Albano Olivetti, Grigor Dimitrov, Ruben Bemelmans, Julio-Cesar Campozano, Christopher Rungkat, Daniel Munoz-De La Nava, Matwe Middelkoop, Dennis Bloemke, Franco Ferreiro, Tatsuma Ito, Matt Ebden, Miguel Gallardo-Valles e Roberto Carballes Baena. L’Olivetti prima citato è stato anche il tennista a cui sono stati consegnati più inviti, ben 10, tutti per giocare nel circuito francese, mentre a 9 wild card si sono attestati i turchi Barkin Yalcinkale, peraltro sempre sconfitto al primo turno, e Anil Yuksel, che almeno due ottavi di finale li ha incamerati. I già menzionati Neykov e Vassiliev, infine, si vedono superare nel computo delle competizioni giocate, a quota 33, soltanto dall’iberico Roberto Ortega-Olmedo, che ha chiuso l’anno a 34, sebbene questo mai è coinciso con una prestazione che lo abbia spinto oltre i quarti (Melilla, Denia e Madrid).

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