Ugo Pigato: “Il futuro del tennis italiano? Sono ottimista”


Quando si parla di futuro del tennis italiano le opinioni sono sempre discordi, tanto che non è difficile passare dal pessimismo più totale all’ottimismo sfrenato di chi sogna già una futura generazione di italiane e italiani vincenti, magari non nell’imminenza, ma tra alcuni anni.
Ne parliamo con Ugo Pigato, una vita sui campi da tennis, prima come giocatore, 373 ATP nel 1989, e poi come allenatore, colonna portante del Junior Tennis Milano, dove allena la figlia Lisa, classe 2003, vincitrice di tutto quello che si poteva vincere in Italia a livello di under 11, under 12 e under 14 e ora anche protagonista a livello internazionale, come successo, solo la settimana scorsa, con la vittoria del torneo internazionale ITF Junior under 18 di grado 3 di Palermo.
Ugo, sei tra i pessimisti o tra gli ottimisti riguardo al futuro del tennis italiano?
“Sono sicuramente tra gli ottimisti. Deve essere chiaro a tutti che sarà sicuramente impossibile emulare i successi di Schiavone, Pennetta, Errani e Vinci, che hanno dominato la scena tennistica mondiale per un decennio; nemmeno la Spagna nel maschile è riuscita a fare quello che abbiamo fatto noi nel femminile. Detto questo, io credo che si stia lavorando molto bene, soprattutto con i giovanissimi, sia da parte della federazione, che da parte dei singoli maestri dei circoli privati e che, senza avere fretta, prima o poi i risultati arriveranno. Non sono in grado di dire se avremo ancora top 10 mondiali, ma sicuramente credo che ci saranno ragazzi e ragazze che saranno in grado di competere nel tennis professionistico a buon livello.”
Quale è la soluzione ideale per poter riuscire a portare i giovani al professionismo?
“Credo che sia la personalizzazione degli allenamenti. Ogni tennista è diverso dagli altri e non può esistere una formula magica che si adatti a tutti e faccia diventare tutti campioni nello stesso tempo e allo stesso modo. E’ un concetto che sta prendendo piede sia a livello di Federazione e che viene applicato a Tirrenia, come negli altri centri federali, sia nei singoli circoli. Al Junior Tennis Milano abbiamo approntato un progetto individuale e personalizzato per Lisa, ma una personalizzazione analoga viene fatto ad esempio per Carlotta Mencaglia nel suo circolo, analogamente nel maschile per Luca Nardi, giusto per citare solo un paio di esempi tra i 2003 che conosco bene. Tutto questo non succedeva fino a qualche anno fa, dove i programmi di crescita e allenamento erano standardizzati per tutti. E’ un grosso passo avanti e si sta ragionando nella maniera giusta. Del resto i risultati parlano chiaro. Elisabetta Cocciaretto è ai limiti della top 30 mondiale junior con oltre un anno di anticipo e qualcuno diceva che era già finita come tennista, Giulia Peoni, sembrava che non potesse nemmeno tornare a prendere in mano una racchetta e in un mese di attività è arrivata vicino alla top 100. Anche a livello di competizioni a squadre giovanili stiamo sempre arrivando alla fase finale e questo è un segnale molto importante”
I rapporti tra la federazione e i singoli circoli privati come dovrebbero essere?
“Io credo che ci debba essere una sinergia di intenti per il bene dei ragazzi. La mia opinione è che i giovani tennisti che possono essere seguiti a casa propria nel modo migliore e professionale al massimo livello, debbano restare nel proprio circolo, sempre in condivisione di programmi e di idee con i maestri federali. Poi è giusto che la federazione segua individualmente chi, per qualsiasi ragione, non riesce ad allenarsi nel migliore dei modi a casa propria. Noi, a Milano, seguiamo questa linea guida, ma lo fanno anche molti altri, ad esempio Lorenzo Musetti con il maestro Simone Tartarini. Credo che, fatto salvo l’aiuto economico per tutti che è indispensabile per fare attività internazionale, la scelta migliore sia quella di collaborare in tutti i modi possibili, ma lasciando delocalizzate le attività di allenamento e preparazione. Poi è chiaro che tutto è sempre migliorabile, bisogna incontrarsi spesso e volentieri con la federazione e rimodulare i comuni intenti e i programmi per queste ragazze e questi ragazzi, ma la strada credo sia proprio quella giusta. È evidente che non ci si possa aspettare la Cocciaretto nei main draw dei Premier WTA l’anno prossimo ma, senza fretta, vedrete che i risultati arriveranno”.
Credi che sia importante fare i tornei Junior, oppure, come sostiene qualcuno, sarebbe meglio far giocare anche le giovanissime subito in tornei pro?
“Non esiste una regola generale che possa adattarsi a tutti, però io credo che sia utile giocare al livello in cui si riesce ad essere competitivi. É inutile giocare (e magari vincere) tornei troppo facili, così come è inutile giocare tornei troppo di alto livello in cui si è costretti solo a giocare sulla difensiva. Quindi passare subito a tornei pro, senza avere la possibilità di giocare alla pari, non credo serva a nulla, nemmeno a fare esperienza come qualcuno dice, però se invece si è raggiunto il livello per poterci competere, io non ho nulla in contrario a vedere anche giovanissimi a partecipare a tornei pro. Il prossimo anno credo che Lisa farà qualche apparizione nei tornei da 15000 dollari, poi se vedremo che non riesce ad esprimere il suo gioco perché sistematicamente sovrastata dalle altre, torneremo a giocare solo a livello junior. Per il motivo opposto credo che abbandonerà definitivamente tornei under 14 e under 16, ormai troppo facili per lei”.
Giocando under 18, si ha anche la possibilità di arrivare a giocare le prove del Grande Slam, che anche da junior sono un’esperienza che è fondamentale per la crescita del tennista, concordi?
“Sì, sono assolutamente d’accordo. Le prove del Grande Slam, anche quelle junior, sono la vera essenza del tennis, che non è certamente il 15000 sperduto, dove non hai nemmeno le palline per gli allenamenti e giochi davanti a due persone. Chi riesce ad arrivare agli Slam Junior vive in un’atmosfera che è quella del grande professionismo, organizzato, efficiente, con la cura dei dettagli, per non parlare poi della possibilità di vedere da vicino i grandi campioni, chi evita volutamente queste esperienze ai nostri ragazzi commette un errore madornale. Io stesso ho il grande rimpianto di non aver mai giocato in uno Slam, è il più grande rimpianto che ho se ripenso al passato. Avevo la possibilità di farlo da junior, ma allora ho preferito cercare punti in 25000 dollari sperduti e mi è rimasto per sempre il rimpianto non aver vissuto l’atmosfera dello Slam. Spero di riuscire a viverla almeno da genitore e da allenatore”.
Bisogna poi sempre considerare che queste ragazze devono anche studiare, farsi una cultura. In Italia è ancora difficile conciliare tennis e studio. Voi come vi state organizzando con Lisa?
“Sì è vero, è difficilissimo conciliare scuola e tennis. In Italia purtroppo siamo lontani anni luce da quello che succede ad esempio negli Stati Uniti, dove è normale fare sport agonistico e continuare a studiare anche a livello universitario. Lisa si è iscritta ad una scuola paritaria, che sembra aver compreso bene le sue esigenze agonistiche e, al tempo stesso, le garantisce una buona preparazione culturale, sfasando verifiche e interrogazioni a seconda della sua attività tennistica. Purtroppo non è facile trovare scuole che riescano a portare avanti le ambizioni sportive con l’accrescimento culturale. Giusto per fare un esempio che abbiamo vissuto in casa nostra, la scuola che frequentava nostra figlia maggiore Giorgia non le ha garantito quasi nessuna preparazione culturale, ora ha deciso di tornare in una scuola statale e vedo che è migliorata molto come persona, ha tanti interessi, commenta consapevolmente i fatti che accadono nel mondo. Certo, poi il tempo per allenarsi e fare tornei viene meno e certamente vuol dire che in Italia c’è qualcosa che non va da questo punto di vista. Le tenniste hanno il diritto e anche il dovere di poter studiare come si deve pur facendo sport agonistico. In Italia non avviene, negli Stati Uniti chi è bravo nello sport e vuol continuare a studiare ha le borse di studio che permette loro di pagarsi tutto il percorso scolastico e di potersi allenare con coach preparati e seri. Giorgia sta seriamente pensando di trasferirsi in un collage americano dopo la maturità per giocare a tennis e studiare economia.”
In settimana qualcuno ha emesso delle sentenze negative su Lisa perché non sarebbe abbastanza alta per il tennis moderno. Che ne pensi?
“La cosa fa solo sorridere. Al di là del fatto che qualche centimetro può ancora crescere, ci sono tantissimi casi di tenniste basse che hanno fatto o stanno facendo benissimo. E’ chiaro che bisogna lavorare molto di più sulla velocità, sulla reattività, sugli spostamenti laterali, sulla resistenza e su tanti altri aspetti per compensare la mancanza di potenza. La scorsa settimana a Palermo Lisa si è trovata di fronte almeno due o tre volte ragazze molto più alte e potenti di lei, ma ha vinto senza troppi problemi, facendole muovere e rispondendo comunque sempre alle loro bordate. Poi ci sono differenze notevoli tra tennis maschile e femminile. Nei maschi indubbiamente la potenza sta diventando l’aspetto predominante, mentre in quello femminile, a tutti i livelli, anche tra le tenniste più brave, è la risposta ad essere il punto più importante, ancora di più del servizio. Saper rispondere sempre bene è quello che contraddistingue una campionessa. Comunque l’idea di scartare a priori un ragazzo o una ragazza per la sua conformazione fisica è qualcosa di aberrante, prima proviamo comunque a vedere il talento che ha, proviamo a lavorarci sopra e poi si vedrà.”
Chiudiamo con un’occhiata al tennis professionistico del presente. Nel maschile, possibile che non ci sia nessuno pronto a rimpiazzare Federer e Nadal?
“Il problema è che questi due sono dei veri e propri mostri sacri. Gli altri sono comunque molto bravi, ma hanno trovato due fuoriclasse, che in qualsiasi epoca avessero giocato, avrebbero fatto il vuoto attorno a loro”.
E nel femminile non si trova proprio la nuova numero uno a quanto pare…
“Nel femminile in effetti stiamo vivendo una fase di grande equilibrio. Dopo Serena Williams, la Sharapova e la Azarenka, ci sono tantissime ragazze che possono vincere uno Slam o diventare la nuova numero uno al mondo. Prima o poi credo che comunque arriverà una leadership stabile e magari durerà per un periodo abbastanza lungo, anche se, ora come ora, non saprei davvero individuare chi potrebbe essere.”

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