“Non sapevo quando avrei rivisto i miei cari. È un sistema brutale: se ti dichiarano colpevole vieni portato direttamente in un seminterrato”. Così Boris Becker, uno dei migliori tennisti di sempre, ricorda il momento della condanna. Sei titoli del Grande Slam, tre Masters e, a soli 17 anni, il più giovane campione nella storia di Wimbledon: una carriera leggendaria, seguita però da una vita tutt’altro che semplice.
Di tutto questo Becker parla nel suo nuovo libro, Inside, presentato a La Revuelta, programma televisivo spagnolo di attualità condotto da David Broncano. “Invece di lasciare che scriva di me gente che non mi ha mai conosciuto, mi sembrava importante raccontare la verità”, ha spiegato al suo arrivo.
La prigione
Fuori dal campo, Becker ha affrontato due divorzi e, come ammette lui stesso, numerose decisioni sbagliate nella sua seconda vita professionale. Nel 2022 è stato condannato a 30 mesi di carcere per quattro dei 29 reati contestati: sottrazione di beni, due capi d’accusa per mancata dichiarazione del patrimonio e occultamento di debiti, dopo essersi dichiarato in bancarotta in seguito al mancato rimborso di un prestito da 3,7 milioni di dollari.
“Il sistema penitenziario del Regno Unito è molto duro: non ci vuole molto perché ti mandino in carcere”, racconta Becker, sottolineando come le prigioni britanniche siano “sempre sovraffollate”. Ha poi aggiunto: “Durante la detenzione ho perso il 95% dei miei amici. Ora vogliono tornare a esserlo, ma gli ho detto: no, grazie”.
La nuova vita e i rapporti con Federer, Nadal e Djokovic
Oggi Becker ha ritrovato equilibrio. Si è risposato nel 2024 con “la donna che mi ha salvato” ed è tornato padre, a 58 anni. “Mia madre mi ripeteva sempre che la vita è felice se tua moglie è felice. Ci ho messo tempo a capirlo, ma ora ci riesco”, racconta.
La sua figura, però, continua a intrecciarsi con quella dei grandi del tennis contemporaneo. Novak Djokovic lo chiamò nel 2012 per chiedergli di diventare suo allenatore; Rafael Nadal lo conosce fin da bambino, tanto che lo zio Toni chiese a Becker un parere tecnico agli inizi della carriera del maiorchino: “Quando aveva 14 o 15 anni, Rafa giocava dritto e rovescio a due mani, così dissi a Toni che era meglio se usava una sola mano“. Ha poi scherzato: “Col senno di poi hanno fatto bene. Ma il merito va dato anche a Rafa“.
Ancora più curioso l’episodio con Roger Federer: Becker cercò di convincerlo a rappresentare la Germania invece della Svizzera, essendo nato a Basilea, città di confine tra i due Paesi. Dopo una breve collaborazione con Holger Rune, Becker oggi lavora molto in televisione e sembra aver definitivamente voltato pagina. “Sento che si è chiuso un cerchio”, afferma sereno. Per il campione di Leimen, dopo anni di montagne russe, è finalmente tornata la quiete.