“Jannik Sinner e Carlos Alcaraz stanno dominando il tennis. La loro capacità di migliorare e migliorarsi a vicenda è incredibile”. Lo afferma Brad Stine, coach del tennista statunitense Tommy Paul, durante un’intervista ai microfoni di Stephen Boughton nel podcast “The Slice Tennis”. Tra gli argomenti trattati dal coach del numero 20 del mondo anche la questione relativa al calendario e il formato esteso dei Masters 1000.
SINNER E ALCARAZ DI UN ALTRO LIVELLO
Sinner e Alcaraz stanno letteralmente dominando la scena del tennis mondiale come testimoniano le ultime tre finali Slam consecutive e i quattro trionfi ciascuno negli ultimi due anni. Dello stesso avviso sembra essere anche Stine che prova a spiegare così il perché dei grandi risultati ottenuti da entrambi: “Se penso alla finale che hanno disputato al Roland Garros credo che a livello di finali Slam ne esistano poche migliori nella storia del tennis. A Parigi il livello di tennis di entrambi è stato altissimo così come la componente drammatica: ecco quello che vogliamo dal nostro sport. Jannik ha vinto Wimbledon facendo qualcosa di diverso così come ha fatto Carlos allo US Open. È interessante osservare che entrambi riescono a migliorarsi all’interno di una stessa stagione, non sono mai soddisfatti al 100% di loro stessi e sono talmente intelligenti da capire che non lo devono essere mai. Quello che loro due riescono a fare meglio di tutti è migliorarsi anche solo dell’1% che sia a livello tattico, fisico o tecnico. Inoltre, sia Sinner che Alcaraz sono aperti ai suggerimenti proposti dai loro coach”.
MASTERS 1000 SU DUE SETTIMANE
Uno degli argomenti che ha suscitato maggior dibattito tra gli addetti ai lavori, riguarda il formato esteso dei Masters 1000 che da un lato permette ai giocatori di usufruire di più giorni di riposo ma dall’altro ne prosciuga le energie mentali. Questo il pensiero di Stine sull’argomento: “Non sono un grande fan della formula estesa per i Masters 1000. I tornei diventano troppo lunghi e credo che si rischi di perdere l’interesse. Giunti alla metà del torneo la gente inizia a sperare che si arrivi presto alla fine. Una volta mi sono ritrovato a guardare un match di quarti di finale a casa di domenica pomeriggio e a un certo punto mi sono domandato il perché lo stessi facendo. Il tennis è uno sport costruito sulle tradizioni, più un torneo ha tradizione più ha successo: penso agli Slam, a Monte-Carlo, a Roma… Le tradizioni si costruiscono mantenendo le stesse cose non cambiandole. Il lungo formato dei Masters 1000 danneggia tutti: tv, spettatori, giocatori, allenatori. Non conosco i numeri e chiaramente mi baso su un’impressione personale ma penso in base a cosa reputo sia meglio per il nostro sport. Inoltre, anche se i giocatori hanno più giorni di riposo durante il torneo possono essere definiti di riposo fisico ma non certo mentale. È proprio quando viene meno l’energia mentale che diventi più propenso agli infortuni”.
Certo, i Masters 1000 di due settimane permettono a più giocatori, anche ai meno esperti, di entrare in tabellone, un qualcosa però sulla quale Stine rilancia proponendo un cambio di regole: “Non mi piace il meccanismo dei bye. Mi domando: perché non riempiamo subito il tabellone? Non mi piace l’idea che un giocatore abbia un vantaggio su un altro e che per vincere il torneo debba giocare quattro e non cinque partite”.
IL TENNIS È UN LAVORO
I Masters 1000 su due settimane potrebbero rappresentare un problema ma non IL problema. La questione principale a riguardo della salute psico-fisica dei giocatori appare maggiormente correlata al fitto calendario dei tornei previsto in ogni stagione. A tal proposito, l’opinione di Stine appare netta: “Il tennis professionistico è un lavoro e proprio come in ogni altro lavoro ci sono scelte e conseguenze: vuoi lasciarlo? Lascialo! Vuoi prenderti una settimana di riposo? Magari rischi che ti licenzino ma se hai bisogno puoi farlo! Nessuno costringe i tennisti a giocare i tornei, semplicemente se non lo fanno ci sono delle conseguenze esattamente come accade in ogni lavoro”.