Rivoluzione Santamarta, dal professionismo al college: “Ho toccato il fondo, ora per fortuna sto meglio”

Francesco Petrucci
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Andres Santamarta - Foto Sergio Llamera ITF

Prendere decisioni che cambiano profondamente la propria vita è difficile, ancor di più a 18 anni. La scelta del valenciano Andrès Santamarta, uno dei migliori juniores recentemente in circolazione, è la seguente: lasciare il circuito professionistico ed iscriversi temporaneamente al college negli Stati uniti, a seguito di una stagione pesante, visti anche i molti tornei disputati, e che lo ha convinto a prendersi una ‘pausa’. In un’intervista a Punto de Break si esprime a riguardo e approfondisce le motivazioni che lo hanno spinto a modificare i propri piani.

IL 2025 DI SANTAMARTA

L’annata 2025 ha coinvolto molto lo spagnolo, sia dal punto di vista tennistico che da quello mentale, con alti e bassi che l’hanno fatta da padrone: “È stato un anno piuttosto lungo, mi sono sentito a mio agio nei primi mesi, poi ho avuto dei problemi mentali che mi hanno impedito di competere al 100%. Poi continua dicendo: “Mi sentivo impaziente, forse a causa della pressione esterna. Senza la concentrazione è impossibile fare le cose bene”. Ciò che può complicare l’andamento graduale di un tennista sono le aspettative attorno, per questo è importante rimanere con i piedi per terra: “Essere sparring partner alle finali di Davis ha avuto un grande impatto su di me, la mia prospettiva è cambiata e, dopo aver vinto due tornei junior, mi sentivo ancora più sicuro”.

LA SCELTA DELL’UNIVERSITÀ E LE DIFFICOLTÀ NASCOSTE DEL TENNIS

Iscriversi al college ha rappresentato un grande passo per il valenciano, che è ben centrato su ciò che vuole fare: “Avevo diverse opzioni, l’allenatore della Virginia mi ha convinto. Il mio piano è di partire cinque mesi e poi tornare qui per vedere come sto. Il momento più basso di questo lungo periodo non deriva da qualcosa in particolare, ma da una serie di elementi che minano un elemento focale in ogni ambito, la tranquillità: “È arrivato un momento in cui ho toccato il fondo. La pressione aumenta, perdi un po’ di umiltà e le cose smettono di funzionare, mi sentivo bloccato. Ora per fortuna sto meglio”. Infine, sottolinea ciò che non è possibile vedere se non rientri nel contesto in maniera specifica, ossia gli ostacoli che un tennista trova di fronte a sé: “La gente non capisce quanto sia difficile il tennis, ci sono momenti molti brutti se non ti diverti e il percorso diventa orribile.

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