I nostri Internazionali… visti dal basso

Giacomo Bertolini

di Giacomo Bertolini

L’unica sveglia che imposto volentieri in tutto l’anno suona anche questa volta intorno alle 04.30 per proiettarmi verso il mio personale bis al Foro Italico, che mi aveva arrostito nel 2013 e che invece, previsioni alla mano, sembra volermi inzuppare in questo martedì di primi e secondi turni. All’alba va dunque componendosi il team vincente che conferma il collaudato Gigli (famoso nella cerchia per aver beccato i biglietti della finale del Master di Londra in prima finale a una settimana dall’evento) e arruola in prova Theo, a cui noi organizzatori abbiamo concesso una wild card meritata visto che una delle suggestive statue del Foro è stata realizzata dallo scultore Giorgio Salvi, suo nonno. (Segni distintivi di Theo: un saltuario ma dissacrante sarcasmo!). Pochi scossoni dal viaggio di andata che, mentre Theo sceglie il letargo, si distingue per due conversazioni portanti: il meteo, che controlliamo ossessivamente, e i commenti più o meno riportabili su Fabio Fognini, che proprio doveva farci tutti tranne uscire al primo turno contro Rosol. Inevitabilmente il pullman sbaglia strada, ritardiamo di un’ora, ma a Roma il tempo è inclemente e così, una volta sbarcati nell’impianto degli Internazionali d’Italia, sembriamo tre cani bastonati pronti al peggio. Triplo toilette break di rito e poi di corsa sul Pietrangeli dove, mentre io parto alla ricerca della statua fantomatica, i miei due fidi compagni si portano avanti col lavoro cercando un fazzoletto di spazio per assistere a Giorgi-Cibulkova, per un attesissimo esordio di Camila particolarmente sentito dal pubblico romano. Il “sole” si impone poco dopo e allora spazio alle bordate della maceratese che, sin da subito, sembra leggermente più centrata della slovacca, cliente sempre ostica e con una grinta che l’ha portata recentemente sino alla Top ten. Alle mie spalle, nel frattempo, prende corpo un assurdo scambio di battute tra Theo e un distinto signore in giacca azzurrina con protagonista Sergio Giorgi. Il mio amico propone una somiglianza con Roberto Casaleggio mentre l’informatissimo tifoso ci confida che il papà di Camila ha sempre vissuto una vita al massimo, tipo Franco Califano! (leggende metropolitane cercasi!).

Battute a parte Camila c’è e allora ne approfittiamo per irrompere negli altri campi dove, in mezzo a una folla costante, si materializza “La Visione”, Sua Maestà nonché Plurigenitore Record Roger Federer, in allenamento con il nostro giovane guerriero Stefano Travaglia. Il mio team sarà anche vincente ma non spicca in altezza e così ci accontentiamo di goderci dieci minuti di tennis puro, ritagliato tra ascelle, reti, palline giganti e smartphone. Vicinissimo al campo del Re grande curiosità per la baby prodigio Bencic, impegnata a placare la furia della ben più esperta Pavlyuchenkova, ma per noi è già tempo di Centrale dove ci becchiamo la vittoria in volata di Sara Errani. Il tempo miracolosamente regge e così, mentre Theo ha già quasi dato fondo alla sua riserva di tramezzini e birre ingaggiando una personale sfida alla “Man vs. Food” con un tifoso davanti a lui (“Poldo” da lui ribattezzato pare ne abbia mangiati otto (!!!) in sequenza), ci regaliamo una scorpacciata di allenamenti di lusso (Radwanska, Murray, Serena, Raonic), un’intervista a Rafa Nadal e l’irruzione di Fognini, chiamato a redimersi firmando autografi dopo la figuraccia all’esordio. Il pubblico preme, noi non essendo propriamente tre Karlovic proviamo a difenderci, tutti lo cercano, qualcuno gli urla “sei una pippa!”, manifestando chiaramente come queste due facce della stessa medaglia sportiva in questo momento non possano che coincidere. Mentre Haas-Fognini sul GrandStand infiamma gli animi e Falla si ritira non dandomi neanche il tempo di vedere all’opera Gulbis, ci guardiamo la prima stoccata vincente di Djokovic a Roma, in un buon match vinto in due set con Stepanek. Il folto pubblico sostiene a prescindere Nole e lui, in un perfetto italiano, sa come contraccambiare, decidendo anche di firmare la telecamara a fine incontro scrivendo “Roma ti amo”.

Io, in piena trance da Foro Italico, ci credo ciecamente mentre il solito Theo in versione Sgarbi smorza lapidario il mio entusiasmo liquidando il gesto con un “sa benissimo come leccare il culo!”. Tutto liscio come l’olio anche nel match a seguire dove l’affamato “Stanimal” disintegra il malcapitato Pere Riba in una sfida dove i colpi devastanti dello svizzero (capace anche di spiumare con uno smash tre vasi di gerani ornamentali!) sono stati ben più forti anche del vento, grande protagonista di giornata. Divario abissale in ogni singolo fondamentale riassumibile in due massime di rara eleganza, offerte come al solito dal mio spietato amico: “Fuentes questo Riba devo averlo proprio trascurato” e la ben più raffinata “non si può servire una seconda a 148 km/h! a quella velocità Serena Williams ci si pulisce il culo!”. Tocchi di classe a parte è tempo di esordi e tanta adrenalina per Marco Cecchinato che, davanti a tantissimi curiosi, non riesce a battere la tensione e soprattutto Igor Sijsling, mentre la Vinci si perde per strada con Ekaterina Makarova in una giornata dove le altalenanti condizioni meteo sembrano aver rispecchiato a pieno gli esiti dei match degli azzurri, che alla fine hanno offerto agli appassionati un bilancio agrodolce e non completamente soddisfacente. Ciò che invece continua a soddisfare a pieno è questo torneo, in toto, e soprattutto noi amanti del tennis che ci siamo espressi e, con la nostra calorosa presenza, abbiamo detto “sì” a un esordio stimolante, a un match di pre-qualificazione o di qualificazione, a un doppio sperduto su un campo secondario, a una rapida sessione di allenamento. E, fuori da ogni polemica, lo abbiamo fatto da subito, anzi, da prima che la manifestazione capitolina aprisse i battenti tra grandi aspettative e presenze da capogiro…e fino a che sarà così per me ne varrà sempre la pena.

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