di Sergio Pastena
La settimana scorsa parlavamo di Stefano Galvani, il tennista che visse due volte: nel suo caso la carriera è stata spezzata da infortuni e incidenti, uno gravissimo a un occhio, e nonostante ciò è andato avanti a lungo e bene. Stanotte abbiamo potuto ammirare un altro tennista dalla doppia vita, Daniele Bracciali, splendida meteora del singolare reinventatasi doppista di lusso e di lungo corso.
Già , ma noi abbiamo anche un tennista che è vissuto tre volte, e per chi non avesse già capito di chi si parla specifichiamo il nome: Alessio Di Mauro.
L’atleta siracusano visse tre volte non per via di infortuni, come Galvani, né per via di un carattere a volte esplosivo come Bracciali. Diverse furono le sue disavventure, alcune ai limiti dell’inconcepibile.
Non è il primo elogio che facciamo di Di Mauro e mai ci stancheremo di farne: ripercorrere tutta la sua carriera è arduo, il riassunto lo potete trovare in questo vecchio articolo. Accontentiamoci di parlare di due snodi fondamentali della sua carriera con un elemento in comune: entrambi sono avvenuti oltre i trent’anni, età nella quale alcuni tennisti hanno già appeso la racchetta al chiodo o stanno per appenderla.
Primo bivio, anno 2007: il migliore per Alessio. Gioca gli Slam, è nei Top 100, a febbraio centra il proprio capolavoro arrivando in finale al torneo Atp di Buenos Aires e cedendo solamente a Juan Monaco. Il ranking recita numero 68. Impensabile, secondo molti.
Alla fine dell’anno arriva la mazzata. L’Atp decide che è arrivato il momento di fare pulizia: bisogna fermare la piaga scommesse nel tennis, contrastare il fenomeno delle partite truccate, eliminare ogni possibilità di imbroglio e bla bla bla. Quindi pensano bene di prendere Di Mauro, reo di aver scommesso qualche decina di euro su partite non sue per pura ingenuità , al punto di utilizzare la propria carta, e di dargli sei mesi di squalifica.
Stop. Pensateci bene. Più o meno è come arrestare uno che ha comprato un pacchetto di sigarette di contrabbando, dargli due anni di galera e sperare così di aver sconfitto il traffico di sigarette. Alessio torna nel circuito il 12 agosto 2008, tre giorni dopo aver compiuto 31 anni, e in molti si chiedono se davvero possa pensare seriamente di ricominciare.
No, non è per niente facile, specie per un atleta tutto sudore e corsa che madre natura non ha dotato né di braccio d’artista né di braccio da minatore. Eppure riparte, Alessio, e ci mette tempo: arriva al 2010 con una classifica da Futures e proprio quelli si mette a giocare, portandone a casa tre e rientrando nel giro dei Challenger nel 2011, con due finali perse a Casablanca e Monza.
E lì scriviamo il suo elogio.
Secondo bivio, anno 2012. L’età è quella che è, e quando vai per i 35 è ragionevole pensare ad altro: la vita di un uomo ha le sue priorità e a settembre dell’anno scorso Di Mauro si sposa. Intanto non lascia il circuito ma la classifica, come l’età , è quella che è e ci si prepara a dare l’addio a un giocatore dalla carriera da applaudire soltanto.
Già , perché la cosa sembra inevitabile: provate a mettervi per un attimo nei suoi panni e capirete perché. Immaginate di avere 35 anni, di esservi appena sposato e di avere un possibile futuro da coach. Siete stato Top 70, tutti vi riconoscono carattere, abnegazione e capacità tattiche che vi hanno permesso di ribaltare più volte partite che sembravano segnate. Tutti vi stimano, avete una grandissima esperienza. Chi non si metterebbe a fare il coach invece di continuare a sgobbare nel circuito mettendosi addirittura a giocare le qualificazioni dei Challenger?
Già , chi lo farebbe mai? Probabilmente uno solo: Alessio Di Mauro.
Il siciliano la scorsa settimana ha vinto il Challenger messicano di San Luis Potosi partendo dalle qualificazioni e vincendo gli ultimi due match in rimonta contro i giovanissimi Sandgren e Kosakowski, che per l’occasione han fatto la figura di due commercialisti cinquantenni. Questa settimana, prima di cedere a Sugita probabilmente anche per un’umanissima stanchezza, a Leon ha fatto fuori la testa di serie Antonio Veic.
Match vinti di fila: nove. Posizioni guadagnate in classifica: centoquaranta. Numero di vite agonistiche: tre. Applausi che merita: infiniti.