Jannik Sinner sul futuro: “Perderò qualche partita nei prossimi mesi, ma apporterò delle modifiche per diventare più imprevedibile”

Redazione
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Jannik Sinner - Andrew Schwartz/SIPA

La delusione è evidente, ma non cancella l’orgoglio. Dopo aver disputato la sua quarta finale Slam dell’anno, Jannik Sinner si è presentato in conferenza stampa con grande lucidità. Sconfitto da Carlos Alcaraz per 6-2 3-6 6-1 6-4 nella finale degli US Open 2025, l’azzurro ha riconosciuto i meriti del rivale, ma ha anche lanciato segnali importanti sul suo percorso di crescita.

Carlos ha giocato meglio di me. È stato più pulito nei colpi, ha servito bene su entrambi i lati e ha gestito meglio di me i momenti chiave. Le cose che avevo fatto bene contro di lui a Wimbledon, oggi le ha fatte meglio lui”, ha spiegato Sinner con onestà. “Ha alzato il livello quando serviva, gli va dato grande merito”.

Il numero 2 del mondo, che ha chiuso la stagione Slam con due vittorie (Australian Open e Roland Garros) e due finali (Wimbledon e US Open), guarda già avanti: “Sono comunque molto orgoglioso della mia stagione. Quattro finali Slam, due titoli. Adesso cercheremo di chiudere bene l’anno”.

L’analisi della sconfitta è lucida e ricca di autocritica. “Sono stato troppo prevedibile. Carlos ha cambiato spesso ritmo e gioco, è nel suo stile. Io invece sono rimasto nei miei schemi. Non ho mai fatto serve & volley, ho usato poco il drop shot… contro di lui bisogna uscire dalla comfort zone”.

Da qui, l’idea di una svolta: “Magari perderò qualche partita nei prossimi mesi, ma proverò ad apportare delle modifiche per diventare un giocatore più imprevedibile. L’obiettivo è migliorare, diventare un tennista più completo. A livello di risultati sto facendo grandi cose, ma voglio alzare ancora il mio livello”.

Sinner ha anche ammesso alcune difficoltà al servizio, già avvertite nel corso del torneo: “Oggi ho faticato molto con la battuta, ma il problema c’era da giorni. Cambierò qualcosa, piccoli dettagli, ma che possono fare una grande differenza. Ci vorrà pazienza, non è che da un giorno all’altro mi sveglio mancino”, ha scherzato.

Sul piano mentale, l’altoatesino ha sottolineato l’importanza di partite dure anche prima della finale: “Il match con Auger-Aliassime è stato utile. Ti testa anche emotivamente. Ma non è solo questione di difficoltà. È quanto rischi, quanto vari il gioco per arrivare fino in fondo”.

La rivalità con Alcaraz è già uno dei temi dominanti del tennis contemporaneo. “Con lui abbiamo storia alle spalle, ci siamo affrontati tante volte, su diverse superfici. Questo rende tutto più interessante. Carlos non ha punti deboli evidenti, a differenza di altri giocatori, e bisogna essere molto creativi per metterlo in difficoltà”.

Nonostante la delusione, Sinner ha apprezzato l’atmosfera dell’Arthur Ashe Stadium, anche se nei primi giochi non era ancora pieno a causa di ritardi all’ingresso. “Non me ne sono accorto subito. Ho visto qualche posto vuoto, ma il pubblico è stato fantastico, il tifo c’era eccome”.

Infine, una riflessione sul ranking: “Ora non sono più numero 1 del mondo, e anche questo cambia un po’ le cose. Si torna a inseguire. Ma va bene così, è una sfida diversa e stimolante”.

Jannik Sinner lascia New York senza il trofeo, ma con la consapevolezza di essere sempre più protagonista del tennis mondiale. E con la volontà, ancora una volta, di migliorarsi.

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