La terza sinfonia tedesca di Masha

Maria Sharapova

di Giovanni Cola

Deve per forza avere un garage molto spazioso per riuscire a parcheggiarci dentro tutte e tre le Porsche conquistate con altrettanti successi consecutivi ottenuti, con pieno merito, al torneo di Stoccarda dal 2012 ad oggi. Maria Sharapova è riuscita ad iscrivere, anche in questa edizione, il suo nome nell’albo d’oro dopo aver rimontato (3-6 6-4 6-1) una Ana Ivanovic che per un set e mezzo era stata letteralmente impeccabile, in formato Roland Garros 2008.

Sul 3-1 nel secondo set in suo favore, dopo essersi aggiudicata in scioltezza il primo parziale, la serba si è però sciolta come neve al sole. Il suo meccanismo, che pareva ben oliato fatto di servizi vincenti, risposte aggressive e accelerazioni di dritto a pizzicare le linee, si è invece improvvisamente inceppato. Un’opportunità non convertita, causa doppio fallo, di portarsi sul 4-1 ha ulteriormente minato le certezze della Ivanovic e da quel momento è stato praticamente un assolo di Masha.

La russa è stata brava soprattutto a non cedere psicologicamente dopo un primo set in cui sembrava veramente ad un passo dal ko tecnico. In alcuni frangenti il match ha regalato scambi prolungati molto spettacolari, un livello di gioco altissimo che ha mandato in visibilio gli spettatori dell’Arena di Stoccarda che si sono spellati le mani, applaudendo vigorosamente a più riprese.

La differenza tra le due campionesse pare tuttavia averla fatta ancora una volta l’aspetto mentale perchè ad Ana, ad onor del vero, non era finita la benzina nelle gambe quando ha iniziato a cedere di schianto. Ha semplicemente subito il maggiore carisma della Sharapova che, come da copione, non ha perdonato soprattutto nei momenti decisivi. Significativo il dato di 7 palle break convertite su 10 in totale avute a disposizione. Per lei si tratta così del titolo Wta n.30 in carriera, il primo stagionale nel 2014.

A fine gara la Sharapova ha espresso tutta la sua soddisfazione: “Non pensavo sarei riuscita a fare girare l’incontro dalla mia parte. Sembrava non fosse proprio la mia giornata. La gioia quindi è stata ancora maggiore perchè vuol dire che il duro lavoro che stiamo compiendo da diversi mesi con il mio team comincia finalmente a dare i suoi frutti”. Interrogata sulla Porsche, la russa ha detto che forse la regalerà a Dimitrov, il quale nel frattempo ha pensato bene di guadagnarsi la pagnotta sollevando il trofeo a Bucarest.

Un po’ delusa la Ivanovic al microfono dopo la gara, ma non poteva essere altrimenti: “E’ stata una sfida molto tirata che si è decisa su pochi punti. Potevo sfruttare con più convinzione le mie opportunità ma devo riconoscere che lei è stata più incisiva quando serviva davvero. Ma ci sarà sicuramente un’altra chance per me”.

Non possiamo non menzionare anche il successo in doppio della coppia azzurra Errani/Vinci, sempre in quel di Stoccarda. In finale si sono imposte su Mirza/Black con un perentorio 6-2 6-3. Per le nostre portacolori è il 21esimo titolo da quando competono insieme.

Felicità incontenibile invece sulla terra rossa outdoor di Marrakech per la spagnola Maria Teresa Torro-Flor che, reduce da una settimana da incorniciare, ha regolato in finale Romina Oprandi con lo score di 6-3 3-6 6-3 in 1h50 di gioco. Si tratta del primo successo in assoluto per l’iberica che si dimostra una tra le specialiste emergenti sulle superfici lente  con maggiori prospettive di crescita. I suoi 21 anni le possono ancora permettere di sognare in grande. 

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