Elise Mertens, sprazzi d’arte fiamminga


”Horum omnium fortissimi sunt Belgae”. Se ne era accorto già Gaio Giulio Cesare, cinquanta anni prima della nascita di Cristo che “di tutti, i Belgi sono i più coraggiosi”. Intrepidi, sprezzanti, con un inconfondibile sguardo sulla realtà, ironico ed originale. La stessa, coraggiosa intraprendenza si ritrova in ogni forma di arte nero-giallo-rossa. Nei libri di Simenon, nelle tele di Magritte, nei colpi della Henin.
Sui campi in cemento di Hobart, qualche giorno fa, poetico ed anticonvenzionale si sono incontrati di nuovo. Lo hanno fatto sotto forma dei dritti e dei rovesci di Elise Mertens, nuova stella del tennis belga. La ventunenne di Leuven ha compiuto una vera e propria impresa, aggiudicandosi il torneo partendo dalle qualificazioni e mostrando un tennis solido, a tratti scintillante. Ma andiamo con ordine.
La piccola Elise si avvicina al tennis per la prima volta all’età di quattro anni, nel mito della sorella maggiore. Ore e ore contro il muro, le prime partite, i primi tornei. Poi la scintilla, davanti la televisione. I successi e la personalità di grandi campionesse come la Clijsters e la Henin hanno dato alla Mertens quella spinta decisiva nel prendere la strada del professionismo, quella lastricata di speranze e continui sacrifici. Il primo, grande obiettivo è avere una classifica per fare le qualificazioni dello Slam. Così inizia un 2013 pieno di tornei juniores e alcune ottime prestazioni nei 10000 $. Fra aprile ed ottobre arrivano tre vittorie, tutte sul duro di Sharm el-Sheikh (due delle quali ai danni della connazionale Liebens), preludio al trionfo finale di Istanbul. Elise inizia a ritagliarsi il suo spazio fra le grandi, in un anno in cui a livello junior (dove ha raggiunto la posizione numero 7) tenniste del calibro di Bencic e Konjuh lasciavano alle avversarie poco più delle briciole. Ciò che sorprende è la maturità della giovanissima tennista fiamminga, una qualità che le consente il salto di categoria in modo meno traumatico rispetto a molte altre colleghe del circuito.
Nel 2014 inizia il grande cammino per l’ingresso nella top 200. C’è un altro salto da fare, quello verso i tornei da 25000 $. Elise è pronta. A marzo una vittoria in Portogallo, a Ponta Delgada, una finale a Hilton Head Island, poi tre vittorie in meno di un mese: prima a El Paso, in Texas, quindi le due consecutive a Bangkok. I prodromi per un grande finale di stagione ci sono tutti, ma una incredibile sconfitta con la cinese Jia Jing Lu (in un incontro in cui la Mertens era avanti 6-2 5-0) sembra mettere un freno alla definitiva esplosione. No, Elise non ci sta e nel frattempo inizia il sodalizio con la Kim Clijsters Academy. Si respira una nuova aria. E’ subito finale a Delray Beach, cui seguono la vittoria di Pula e quella di Ciudad Victoria, in Messico, il suo primo 50000 $. Chiude l’anno alla posizione numero 157 del ranking WTA.
Il duro lavoro agli ordini di coach Robbe Ceyssens inizia a farsi sentire. All’alba del 2016 risultati e prestazioni sono ormai sotto gli occhi di tutti. Il gioco di Elise inizia ad avere una propria identità e delle coordinate sufficientemente chiare. Si rivede molto nella danese Caroline Wozniacki, una vera e propria fonte di ispirazione per lei. I colpi della Mertens sono piatti (ma se c’è da utilizzare il topspin sulla terra battuta sa bene come farlo) e penetranti, sferrati da ogni lato del campo dove arriva sempre con grande reattività. Mentalmente – come lei stessa afferma – c’è sempre da migliorare, ma il tempo è dalla sua. I suoi incontri si trasformano spesso in lunghe maratone e ciò ha già fatto di lei una indomita lottatrice, qualità che una volta fatta propria difficilmente la si perde per strada. Battaglie che nell’ultima stagione non sono mancate di certo. Su tutte le due ore di gioco con Garbine Muguruza al primo turno degli US Open (sconfitta in rimonta dopo un primo set dominato). Spiccano inoltre altri prestigiosi risultati come la netta vittoria (6-2 6-0) a S-Hertogenbosch sulla finalista di Wimbledon 2014, Eugenie Bouchard e la conquista di un altro 50000 $ ad Atlanta.
Fino ad arrivare alla straordinaria settimana australiana. Il grottesco, quanto spiacevole episodio del secondo turno (in cui la stessa Mertens e l’americana Vickery hanno richiesto simultaneamente l’intervento del fisioterapista dopo appena un game con l’intento, più o meno occulto, di ritirarsi per disputare le qualificazioni degli Open di Australia), è una macchia su cui riflettere ma che non deve mettere in ombra la straordinaria performance sportiva della belga: 8 vittorie consecutive ai danni di giocatrici più esperte e dal gioco diverso come Mladenovic, Bertens e Niculescu, 14 set vinti e 0 persi, nuovo best ranking (82).
La strada davanti a sé è ancora molto lunga. Una nuova stagione è appena cominciata e sarà solo il campo a rispondere a tutti gli interrogativi, sul presente e sul futuro. Abnegazione, volontà e programmazione non mancano di certo. Il Belgio, ora, è tutto “Per Elise”.

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