Ons Jabeur rompe il silenzio: “Voglio tornare a divertirmi, quando sarò pronta lo farò”

Lapo Castrichella
5 Min Read
Ons Jabeur - Foto Pawel Andrachiewicz

Dopo quattro mesi di silenzio, Ons Jabeur è tornata a parlare. Presente a Riyadh in qualità di ambasciatrice delle WTA Finals, la tennista tunisina classe 1994 – ex numero 2 del mondo e finalista a Wimbledon nel 2022 e 2023 e agli US Open 2022 – lo ha fatto per la prima volta dopo la pausa presa dal tennis. Una presenza simbolica, che segna il ritorno in pubblico di una delle figure più amate e autentiche del tennis moderno.

A luglio, dopo il ritiro a Wimbledon, Jabeur aveva annunciato di volersi fermare “a tempo indefinito”, spiegando che “non si sentiva più felice”. Da allora, nessuna intervista, nessuna dichiarazione, fino a oggi.

Uno stop positivo per Jabeur

La mia pausa sta andando bene. Sto scoprendo un po’ la vita al di fuori del tennis – racconta in un’intervista al The National -. Sono stata impegnata con diverse cose, la fondazione, l’accademia. Sto cercando di lanciare anche nuovi progetti, quindi è stato divertente.” Una pausa necessaria, anche per ritrovare sé stessa dopo anni di pressione e aspettative.

Quando il tuo corpo è abituato a sei-sette ore di allenamento al giorno e poi all’improvviso non fai più niente, ti chiedi: ‘Cosa sto facendo?’. Sono diventata più creativa, più attiva, ho iniziato a fare più cose e sicuramente la mia parte preferita è stata trascorrere molto tempo con la mia famiglia: quando viaggi non riesci tanto a farlo.

La tunisina allontana il ritiro

Il suo legame con il tennis, però, è cambiato: Il posto felice, quello dove trovavo la mia gioia, all’improvviso è diventato la mia tristezza. In pratica, il posto che mi ha causato la depressione. Ero spaventata. Pensavo ‘e se non trovassi mai più la gioia sul campo da tennis?’”

Parole dure, ma anche piene di speranza. Non mi ritirerò come molti pensano: tornerò un giorno. Voglio solo divertirmi, e quando la mia mente e il mio corpo mi diranno che sono pronta, allora tornerò.”

Oggi Jabeur parla con più consapevolezza. “Sento di voler scegliere i miei tornei. Voglio che sia il programma ad adattarsi a me, non io al programma. Cercherò sinceramente di parlare di più e di far sì che la comunità del tennis ci tratti meglio come giocatrici, più come esseri umani che come robot che giocano a tennis tutto il tempo.”

Un messaggio diretto, che si intreccia con una richiesta di rispetto generale per l’equilibrio psicofisico degli atleti: “Questo è uno sport bellissimo e dobbiamo essere intelligenti. Io voglio solo essere me stessa in campo, non voglio sentirmi stressata. Mi sono sentita così bene e libera negli ultimi mesi che lo stress è andato via.”

Sulle reazioni alla sua pausa

Il suo post d’addio momentaneo aveva fatto il giro del mondo, generando reazioni contrastanti. Sento che ci sono state due reazioni: quella di sostegno, che onestamente non mi sarei mai aspettata, e quella di chi pensa che sei egoista perché metti te stessa al primo posto. Ma ho ricevuto così tanto amore, anche da molti membri della comunità della salute mentale, i quali mi hanno contattato per dirmi che è stata un’ottima decisione perché vedevano che stavo soffrendo.”

In tanti, dentro e fuori dal circuito, si sono riconosciuti nella sua storia: Altri tennisti e tenniste si sono ritrovati in quello che provavo io. E ho sentito che non solo stavo aiutando me stessa, ma anche loro. Ho pensato che in fondo sono un essere umano. Posso sentirmi così, anche se forse sono la persona meno adatta a farlo. È stato un vantaggio poterne parlare e aiutare gli altri.”

Oltre ai risultati, le classifiche e i trofei, la storia di Ons Jabeur ricorda quanto sia fondamentale stare bene con sé stessi, prima ancora che con la racchetta in mano. Nel suo sorriso e nelle sue parole c’è un messaggio potente: riconoscere le proprie fragilità non è una debolezza, ma un punto di forza.

TAGGED:
Share This Article