Allons enfants! – Blancaneaux, Moutet e le altre promesse di Francia


Uno dei dibattiti più diffusi tra gli appassionati di tennis è quello – annoso – su come si possa (o debba) valutare lo stato di salute di un movimento a livello nazionale. Come si fa, in uno sport individuale, a ritrovare responsabilità e meriti su scala collettiva e federale? Si può dire bene del tennis svizzero al di là di Federer e Wawrinka, tanto per fare il più eclatante degli esempi? E di quello serbo al netto di Djokovic?
Di sicuro mette (quasi) tutti d’accordo il dato oggettivo del tennis francese, ormai consolidata fucina di ottimi giocatori in grado di competere ai massimi livelli di questo sport. Se è vero che è mancato, negli ultimi anni, il campione assoluto capace di rubare l’occhio e che l’unico slam conquistato da un giocatore francese in era open resta il Roland Garros 1983 portato a casa da Yannick Noah, recentemente a livello di movimento la Francia ha vantato sui campi del tour ATP un numero sempre cospicuo di ottimi giocatori in grado di confrontarsi con i dominatori assoluti dell’ultimo decennio.
I giocatori francesi in top-100 ad oggi sono 12, compresi tra la posizione no.6 di Gael Monfils e la no.80 di Pierre Hugues Herbert, uno in più della truppa spagnola che con altrettanta consistenza affolla i piani alti della classifica ATP. Quello che permette alla Francia di sorridere più della Spagna, al momento, è la presenza del giovane Lucas Pouille tra le file dei galletti, una promessa sbocciata ormai definitivamente in questo 2016 e che rinverdisce un movimento altrimenti quasi del tutto composto da over-30.
Pouille, classe 1994, dopo la semifinale a Roma, i quarti di finale a Wimbledon e agli US Open e la vittoria nel torneo ATP250 di Metz di un paio di settimane fa, non si può certo più definire un interessante prospetto anche se certo la sua giovane età e la qualità del suo tennis fanno immaginare margini e prospettive rosee per il ragazzo di Grande-Synthe. Anche di Quentin Halys si è molto parlato, attualmente 152 ATP e in continua crescita di colpi e risultati, a negargli il secondo titolo Challenger dopo quello di Tallahassee della scorsa primavera, è stato solo il redivivo Santiago Giraldo capace di piegarlo nella recente finale di Fairfield sul cemento californiano. Ma cosa si muove nelle annate ancora più giovani dei tennisti d’Oltralpe?
Geoffrey Blancaneaux, ad esempio. Parigino, classe 1998, è un giocatore che sta facendo innamorare pian piano gli appassionati francesi. Sicuramente al compimento di questa corrispondenza di amorosi sensi ha contribuito in maniera consistente la vittoria al Roland Garros juniores 2016 dopo la finale contro Felix Auger-Aliassime, facile favorito della vigilia. Se è vero che il titolo under-18 di Parigi per ora ha eletto solo promesse relativamente incompiute (2000 Mathieu, 2002 Gasquet, 2004 Monfils) è anche vero che il tennis di Blancaneaux ha le carte per concedere degli spunti interessanti. Solido con tutti i fondamentali, in particolare il diritto profondo e potente, non disdegna il gioco d’attacco e a rete ha fatto notare in un paio d’occasioni una mano più che buona. Rispetto ai classe ’98 che raggiungono o accarezzano la top-100 Blancaneaux, numero 621 del mondo e mai oltre la semifinale a livello Futures, sembra accusare un ritardo significativo, ma la fretta di arrivare ne ha bruciati fin troppi mentre la giusta consapevolezza (né troppa né troppo poca) di sé è sempre un buon viatico.
Musica leggermente diversa ma su uno spartito altrettanto promettente quella di Corentin Moutet, classe 1999 con un interessante corredo di colpi mancini nel suo bagaglio tecnico. Per adesso si parla molto di lui come di un talento cristallino, apprezzatissimo soprattutto in patria dove si è recentemente aggiudicato i campionati juniores nazionali e dall’aria di un ragazzo molto pacato con l’attitudine verso il lavoro, doti che non sempre abbondano nelle più o meno chiaramente evocate young guns del tennis recente. Rispetto al quasi coetaneo Blancaneaux ha un palmarès juniores molto meno significativo, allo scorso Roland Garros è stato eliminato ai quarti di finale proprio dal futuro vincitore, ma a dispetto dello stesso vanta a palmarès una doppia affermazione pro arrivata in due settimane evidentemente molto on fire prima in Ucraina e poi in Croazia dove si è aggiudicato altrettanti titoli Futures, in particolare durante il torneo balcanico ha avuto la meglio anche sull’azzurro Riccardo Bellotti.
Visto che si è detto di come per la Francia la vera forza sia nel riuscire a predisporre le circostanze adatte per far crescere un buon numero di tennisti di livello, andiamo a concludere con una breve carrellata su altri giovani interessanti bleus più o meno protagonisti sul circuito professionistico.
Uno di questi è certamente Maxime Janvier, classe 1996, che ha già all’attivo numerosi successi Futures e ha messo in bacheca il suo primo titolo Challenger due settimane fa aggiudicandosi il torneo marocchino di Casablanca in finale contro il talento greco Stefanos Tsitsipas. Da valutare anche il classe 1997 di Poissy, Alexandre Muller capace di conquistare il suo primo torneo Futures in Macedonia a luglio e altre due finali prima in Marocco e poi in Croazia tra agosto e settembre. Questa settimana, per altro, è impegnato nell’ottava tappa Futures greca sul cemento di Heraklion. Nota finale per il classe 96 Benjamin Bonzi che sembra sia indirizzato a costruirsi una solida carriera da doppista; proprio in doppio infatti ha conquistato i suoi migliori risultati juniores –il torneo di Santa Croce nel 2013 e il Roland Garros jr nel 2014- e anche a livello pro’ ha già messo a reperto ben 16 titoli Futures nella specialità. In un’ottica di movimento, ancora una volta, la Francia costruisce egregiamente i propri gregari e uno specialista di doppio può fare la differenza quando in palio c’è qualcosa per cui le nazioni del tennis prevalgono sui singoli, come l’ambita coppa Davis, dai francesi due anni fa solo sfiorata.

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