ATP, è tempo di bilanci: top e flop della stagione 2016


Parigi Bercy non è ancora terminato, le Atp Finals di Londra scatteranno domenica 13 novembre e la finale di Coppa Davis si disputerà tra qualche settimana. Eppure, noi di SpazioTennis vogliamo iniziare già ora con la compilazione di classifiche-bilancio e partiamo con il mondo Atp: quali sono state le cinque sorprese maschili di questo 2016? E le cinque delusioni più cocenti?
Le sorprese (in ordine sparso, naturalmente)
1 – LUCAS POUILLE
E’ l’ultimo prodotto vincente sfornato dal movimento francese. Non è un fenomeno, non ha la classe cristallina dei campioni e nemmeno sa accendere le platee con la padronanza del palcoscenico, eppure è un giocatore molto solido e competitivo. A differenza di alcuni suoi connazionali come Richard Gasquet e Jo Wilfried Tsonga, non ha fatto il botto all’inizio della carriera ma è cresciuto poco per volta, gradino dopo gradino: “Luca Pugliese” era il numero 78 delle classifiche ad inizio stagione ed oggi si trova nella top 20, grazie alla semifinale a Roma, i quarti a Wimbledon e agli Us Open (battendo Rafael Nadal) e il titolo conquistato a Metz. Gran rovescio, scarsa propensione agli errori: è uno dei futuri padroni della scena, se solo trasmettesse maggiori emozioni…
2 – ALEXANDER ZVEREV
Inserire il tedeschino nel gruppo delle sorprese è probabilmente una forzatura. Perché di Alex si parla già molto da alcuni anni e in tanti lo hanno indicato come futuro dominatore del circuito. Però a gennaio era il numero 83 del ranking mentre ora si trova in 20esima piazza: una scalata mica male, la recente vittoria contro Stan Wawrinka nella finale di San Pietroburgo è ancora ben viva nei nostri ricordi. Una prestazione impressionante, ma soprattutto una forza mentale ed una cattiveria agonistica che solo i purosangue hanno. Ci farà compagnia per almeno un decennio, salvo sorprese.
3 – PABLO CUEVAS
Quando distribuivano il carisma l’uruguagio era alla toilette: perdonate la battuta, ma la qualità migliore del sudamericano non è esattamente la “presenza” scenica. Eppure il ragazzo gioca bene, quando è in fiducia: il rovescio ad una mano è indubbiamente il colpo più appariscente, ma anche gli altri fondamentali non sono affatto male. Certo, avesse giocato negli anni ’90 (con tutta quella varietà di superfici) sarebbe stato il più classico dei terraioli, invece in questo 2016 ha vinto due tornei (sul rosso) ma ha anche raggiunto la finale a Nottingham, sull’erba: soprattutto, è passato dal numero  41 di gennaio all’attuale 19, un’ascesa incredibile. E chi se lo aspettava?
4 – PAOLO LORENZI
Lui non è una sorpresa, ma una solida realtà: eppure Paolino non smette di stupire, quando dà la sensazione di aver raggiunto il massimo il senese riesce ogni volta a spingersi ancora più in là. E questa è una dote strepitosa: di lui sappiamo tutto a livello sportivo, la sua esplosione in tarda età ha riempito tantissimi articoli ma nessuno, nella stagione dei 35 anni, avrebbe scommesso su un 2016 così gratificante. Best ranking (numero 35 a settembre, oggi è 39 mentre a gennaio era 68), il primo titolo del circuito maggiore messo in bacheca (Kitzbuehel) e il consueto mix di forza mentale e motivazione che lo ha portato là in alto, dove in pochi arrivano. Bravissimo.
5 – JUAN MARTIN DEL POTRO
“Palito” meriterebbe un capitolo a parte: perché i gravi infortuni ai polsi ci hanno tolto un campione fatto e finito, che con il suo talento e la sua capacità di coinvolgere le masse avrebbe movimentato non poco il sempre più deludente circuito Atp (ridotto ormai ad uno sterile duello tra Novak Djokovic ed Andy Murray). Con Del Potro in giro, avremmo avuto molte più sorprese: la vittoria dell’argentino contro Djokovic alle Olimpiadi è li a dimostrarcelo. Ma ad inizio 2016, quando si trovava oltre la posizione numero 1000, più di un tifoso aveva perso la speranza di rivederlo ai massimi livelli: invece lui, con una determinazione spaventosa, ha trovato ancora una volta la forza di risalire e oggi si trova al numero 38 del ranking, con tanto di vittoria a Stoccolma e quarti agli Us Open. Avrebbe meritato l’oro olimpico: dove sono gli dei dello sport quando servono?
E ora passiamo alle delusioni (sempre in ordine sparso)
1 – BORNA CORIC
Numero 44 a gennaio, numero 47 oggi. Una stabilità preoccupante, per colui che veniva considerato un astro nascente: il successo contro Nadal a Basilea (2014) lo aveva spedito sotto la luce dei riflettori, di lui aveva impressionato la spiccata personalità ma il suo tennis non è mai decollato in modo definitivo. Fragilità fisica e un dritto assolutamente da ricostruire: queste le note dolenti più evidenti, eppure la stagione era iniziata alla grande con la finale raggiunta a Chennai. Dopodiché, una serie di ko prematuri: l’età è ancora dalla sua parte, ma nel 2017 dovrà esplodere altrimenti rischierà di finire nel limbo.
2 – RAFAEL NADAL
Già nel 2015 i sintomi avevano preoccupato, ma nel 2016 le cose sono andate ancora peggio. Lo spagnolo, a 30 anni e una serie di battaglie che hanno minato il suo corpo, sembra definitivamente sul viale del tramonto e ormai le sue sconfitte non fanno più notizia. L’infortunio al polso sinistro ha compromesso non poco l’annata, ma non è che prima le cose fossero andate meglio: ko con Fernando Verdasco al primo turno degli Australian Open (alla distanza, per giunta), appena due titoli in bacheca ma soprattutto un tennis sempre meno efficace. Lui dice di voler tornare ai vertici nel 2017: c’è da credergli?
3 – FABIO FOGNINI
Il 2016 doveva essere l’anno della consacrazione, la stagione dell’ingresso in top 10: invece, a inizio novembre, il ligure è numero 49 del ranking e si ha la sensazione che il meglio sia oramai alle spalle. Qualche problema fisico, il matrimonio con Flavia Pennetta che chiaramente gli ha tolto qualcosa a livello nervoso: Fabio ha vinto un solo torneo (Umago) senza mai dare l’impressione di poter conquistare qualcosa di più importante. Noi speriamo di sbagliarci e che il 2017 ci riconsegni un Fognini tirato a lucido.
4 – NICK KYRGIOS
Chi sputa nel piatto dove mangia meriterebbe qualcosa di più di una semplice multa o di una tirata d’orecchi. L’australiano è potenzialmente un fenomeno, gioca un tennis tutto suo e il carattere non gli manca: potrebbe conquistare la scena e riaccendere l’entusiasmo dei tifosi di tutto il mondo, ma a quanto pare non gli interessa. Perché il tennis fa schifo, ma “cos’altro potrei fare nella vita”? A furia di opportunità sprecate e di comportamenti indegni la pazienza degli appassionati finirà: fa rabbia vedere tutto quel talento abbinato ad una testa calda. Eppure il suo 2016 è stato positivo: tre titoli e best ranking (numero 13). Ma un mese di lavoro precario con stipendio ridicolo gli farebbe bene.
5 – LUKAS ROSOL
Il bombardiere di Praga è in declino, senza dubbio: numero 55 a gennaio, numero 106 a inizio novembre. Una semifinale a Ginevra come miglior risultato, poi una sfilza di eliminazioni al primo turno e di prestazioni insufficienti: onestamente non ci aspettavamo un crollo del genere, considerando soprattutto la potenza del suo tennis. Calo atletico o flessione mentale? Lo scopriremo nel 2017, quando alla soglia dei 32 anni (li compirà a luglio) tenterà una risalita.

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