Grigor Dimitrov: «Non voglio fermarmi qui»

Grigor Dimitrov

di Federico Mariani

Giornata di quarti di finale nel 1000 romano con quasi tutti i pezzi da novanta protagonisti.

Il programma maschile parte alle 12:00 sulla Supertennis Arena dove è di scena l’unico match  a cui è stato (giustamente) precluso il campo Centrale. E’, infatti, l’incontro meno nobile tra i quattro, in quanto vede in campo Milos Raonic da una parte e Jeremy Chardy dall’altra, ovvero la porzione di tabellone lasciata sguarnita da Roger Federer. I due si sono affrontati in carriera già quattro volte ed in tutte le occasioni Raonic aveva trovato il modo di imporsi, così come successo la settimana scorsa a Madrid. Il primo set viene deciso da un break messo a segno dal canadese nel quarto gioco. L’allievo di Ljubicic conserva il prezioso vantaggio fino alla fine tremando solamente nell’ultimo game quando è costretto a salvare due palle del controbreak, ma lo fa in modo magistrale piazzando due ace chiudendo 6-3. Anche il secondo parziale sembrerebbe incanalato verso una facile conclusione con Raonic che piazza il break nel quinto gioco e si porta avanti 4-2. C’è poi un blackout di alcuni minuti nel gioco e nel servizio del canadese che prima si fa recuperare il break e poi cede ancora nel dodicesimo game e finisce così per perdere il set. Nella frazione decisiva, però, Raonic torna padrone dell’incontro e chiude molto nettamente il match con un perentorio 6-2. Prima semifinale a Roma per Milos che fa registrare un importante miglioramento anche sulla superficie meno amata.

“Sono migliorato soprattutto per quanto riguarda i movimenti e la risposta e, in generale, sto diventando un giocatore migliore” queste le soddisfatte dichiarazioni di Raonic a fine gara. A che gli ha chiesto se preferisse affrontare Ferrer o Djokovic, ha fornito la canonica risposta: “Entrambi sono avversari molto duri. Ho giocato sul rosso due volte con Ferrer e una con Djokovic (perdendo sempre). Sarà importante per me dettare il gioco e servire bene”.

Dopo l’impresa di Sara Errani, sul Centrale scende in campo uno degli uomini più attesi dal pubblico romano, Grigor Dimitrov. Sarebbe potuto essere il match esteticamente più intrigante quello tra il bulgaro e Tommy Haas, ma purtroppo il trentaseienne tedesco è costretto ad alzare bandiera bianca alla fine di un facile primo set incamerato da Dimitrov. Per il talento di Haskovo è la prima semifinale in un Master 1000 e fa piacere che questo piccolo grande traguardo sia arrivato sui campi del Foro Italico. Il modo perfetto per il bulgaro, tra l’altro, per festeggiare le sue ventitré primavere, sottolineate con tanto di torta in faccia lanciatagli da coach Roger Rasheed. In conferenza stampa Grisha molto soddisfatto ha dichariato: “Non mi era mai capitato di vincere un match nel giorno del mio compleanno. Molte prime volte oggi insieme alla prima semifinale in un 1000 e a questo riconoscimento (Dimitrov ha anche ricevuto il premio assegnato dalla rivista GQ riservato al giocatore più elegante del torneo)”. Ha poi continuato il bulgaro “sono felice, mi sento bene e non voglio fermarmi qui”. Da sottolineare, infine, che il bulgaro in coppia con Rosol è approdato in semifinale anche nel doppio battendo oggi la strana coppia composta da Cilic e Santiago Gonzalez, a testimonianza che in questa settimana ciò che tocca diventa oro.

Nel terzo quarto di finale un Novak Djokovic non irresistibile ha battuto in tre set David Ferrer. Bene ma non benissimo Nole che è comunque venuto a capo di un avversario sempre ostico e tra i migliori su questa superficie. L’incontro è stato, al solito, duro, lungo, tattico e giocati su scambi prolungati. Alla fine la qualità del serbo ha inevitabilmente avuto la meglio e, dopo il secondo set giocato al di sotto dei suoi standard, Nole ha chiuso 6-3 il parziale decisivo. Un test comunque probante per il numero due del mondo, specie per verificare le possibili reazioni del polso ad una partita “vera”. Domani l’impegno sarà sulla carta meno impegnativo per il serbo che difficilmente verrà messo in difficoltà da Raonic sulla terra.

 

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