ATP Finals, Nishikori imbattibile al terzo set

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di Federico Mariani

Beffardo il destino a volte. Era stato proprio Nishikori ad estromettere Ferrer tra i migliori 8 pochi giorni fa a Bercy. Oggi il giapponese si è ritrovato davanti lo stesso David che a Londra poi è andato sì, ma come riserva. L’infortunio al quadricipite di Raonic, ed il suo conseguente forfait con ripescaggio di Ferer, ha mischiato le carte di un girone già di per sé complicato.

Alla fine poco è cambiato al giapponese che ha comunque vinto aumentando non poco le sua chance di qualificazione. Chiamato in causa Ferrer, da professionista esemplare qual è, si è perfettamente calato nella parte ed ha onorato l’impegno come meglio non avrebbe potuto: lottando, sudando e correndo in ogni dove, come d’abitudine. Tuttavia l’impegno ed il tennis di Ferru non sono bastati perché la differenza di caratura tecnica e di varietà tra i due è evidente, un gap forse incolmabile per lo spagnolo. Al momento è troppo superiore il giapponese sotto ogni profilo ed alla lunga questo si è palesato.

La partita. Ferrer vince il primo set in modo quasi rocambolesco sfruttando un game orrendo del rivale nel momento decisivo. Il giapponese, infatti, dopo aver messo a segno il primo break dell’incontro sul 3-3, prima restituisce immediatamente il favore, poi quando è chiamato a servire sul 4-5 combina un disastro dietro l’altro: sul 15-15 non ricorre ad hawk eye per verificare un passante che risulterà essere buono, poi commette il doppio fallo ed infine completa l’opera seppellendo in mezzo alla rete uno smash tutt’altro che impossibile.

A partire dal secondo parziale, però, Nishikori alza il volume del suo tennis e ne trae subito i benefici. Il break in suo favore arriva nel game d’apertura, un vantaggio che il nipponico è bravo a conservare fino alla fine congelando così il 6-4 conclusivo. In questa seconda frazione è tutto un altro giocatore, specie al servizio: perde solo due punti con la prima palla, alza la percentuale di prime in campo dal 50% al 72%, ed azzera i doppi falli (che nel primo set erano ben 4). Ferrer, dal canto suo, persevera costantemente nel suo gioco attento, organizzato ed ordinato, mentre dall’altra parte Nishikori fa e disfa a suo piacimento, è sempre lui a condurre gli scambi ed a dettare il ritmo del match. Se riesce a limitare gli errori, come nella seconda parte di gara, è devastante.

Si approda dunque al terzo set, per la prima volta in queste Finals. Qui è d’obbligo sottolineare una statistica stratosferica che vede protagonista Nishikori: il giapponese nel 2014 ha uno spaventoso record al set decisivo di 20 vittorie (con oggi 21) a fronte di sole 2 sconfitte, una delle quali per ritiro contro Nadal a Madrid, l’altra ad inizio anno a Brisbane con Hewitt. Di fatto, Nishikori nei set decisivi non perde mai! E non lo fa neanche oggi: arriva un altro break in apertura sempre a 15, cui segue addirittura un doppio break. Il giapponese ora è in fiducia, è praticamente certo della vittoria e lascia andare il braccio. Vederlo è una meraviglia: pittura angoli e vincenti col rovescio come veramente in pochi sanno fare e domina ogni quindici del set decisivo ed in sostanza non sbaglia più. Ferrer è inerme ed indifeso, ma mai domo. Lo spagnolo rischia di incassare un pesante 6-0 (4-0 0-30), ma reagisce fino ad arrivare a quattro palle del 2-4 nel game seguente. Nishikori è bravissimo a contenere lo sfogo del valenciano e chiudere poi con un ulteriore break, il terzo del set, l’incontro al settimo gioco.

Vince, quindi, con pieno merito Nishikori che con questa vittoria si candida prepotentemente per un posto tra i migliori quattro. Ora servirà che Federer conquisti almeno un set stasera con Murray per essere certo delle semifinali. Da registrare, sempre in ottica conti, che una vittoria in due set dello scozzese, oltre a condannare Nishikori, farebbe passare come primo Muray e come secondo Federer, ragion per cui lo svizzero dovrà spremersi stasera per evitare Djokovic in semifinale. In ultimo, va comunque sottolineata la grande prova agonistica di Ferrer, sceso in campo con un atteggiamento encomiabile pur non avendo nulla da chiedere.

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