Auguri Jürgen Melzer, campione austriaco della normalità

Melzer
di Giulio Gasparin

Ricordo ancora molto bene il Roland Garros del 2010. Probabilmente tutti gli italiani lo ricordano bene, ma io allora vivevo alle estremità più remote del nostro paese e a Tarvisio il mio accesso al tennis era legato ad Eurosport in lingua tedesca. Così che mentre leggevo sui giornali dell’impresa ogni giorno più impossibile di Francesca Schiavone, in televisione seguivo con ammirazione e concitato coinvolgimento la favola di un altro quasi trentenne: Jürgen Melzer. Non era paragonabile, forse, alle gesta della Leonessa, ma per un paese piccolo e che era dai tempi di Thomas Muster che non aveva occasione di tifare per un proprio atleta negli stadi finali di uno slam, l’agitazione e la gioia di questo piccolo capolavoro del viennese si faceva sentire anche oltre confine.

Il 22 maggio 2010, Melzer compiva ventinove anni. Dopo il successo nel torneo juniores di Wimbledon ha fatto fatica ad emergere nel circuito senior, schiacciato da aspettative altissime in patria, in cui si cercava con fame un nuovo Muster. Il viennese però era ed è tutt’ora un giocatore ed una persona molto diversa: in campo e fuori è una persona normale e proprio per questo fino a quel giorno non era mai stato un grande vincente. Dotato di un solido gioco da fondo sia di dritto che di rovescio, il mancino fa del servizio e del gioco a rete le sue più grandi abilità, motivo per cui la maggior parte dei suoi successi è giunto sul veloce, tra cui una storica doppietta al torneo indoor di Vienna nel 2009 e 2010.

Dotato di un fisico da Adone seppur non esagerato e un look da ragazzo della porta accanto, con capelli biondo cenere, cappello sempre portato all’indietro e leggera barba incolta, Melzer per anni si è distinto soprattutto per le sue conquiste sentimentali più che per le vittorie, anzi, quelle continuavano a sfuggirgli di mano sul più bello, tanto che sembrava impossibile che l’austriaco potesse mai portare a casa una battaglia di nervi. Così mentre le prestigiose compagne si alternavano (Myskina, Vaidisova e Cibulkova), la sua carriera sembrava arenata ad un’onesta ma non pienamente soddisfacente oscillazione tra la ventesima e la sessantesima posizione mondiale.

Nonostante un carisma non indifferente e una predisposizione naturale da leader, per due volte l’austriaco fallì nel chiudere i conti in Coppa Davis, prima con la Germania nel 2008 e poi col Cile nel 2009, scatenando una bufera in patria.

“Non è mai facile essere paragonati ad un ex numero uno del mondo e uno dei più grandi giocatori della storia della Davis,” aveva raccontato Alexander Peya in una feature dell’ATP. “Ciò ha reso tutto più difficile per la generazione dopo di Muster, ma soprattutto per Jürgen.

“Potevo capire che criticassero il mio gioco,” aveva dichiarato Melzer. “Ma i media austriaci si accanirono contro di me senza che sapessero nulla della mia persona. È stata veramente dura e mi ferì non poco.melzer 2

La vera e propria svolta avvenne in chiusura di 2009, nel già citato torneo indoor di Vienna, a casa sua, davanti al suo pubblico e a quei giornalisti che l’avevano attaccato tanto in passato per la sua incapacità di chiudere, l’incapacità di vincere ed essere vincente. Nei quarti di finale batté Radek Stepanek, numero 14 nel mondo, e poi ribaltò le sorti di un match che sembrava già perso, come tante volte prima d’allora, nel giorno in cui era chiamato a confermare quanto di buono fatto al turno precedente. Piegò Janko Tipsarevic 4-6 7-6(5) 6-4 e poi in finale sconfisse un altro top 20, Marin Cilic.

Vincere a Vienna ha cancellato molti spettri,” aveva detto l’austriaco. “Aveva provato a me stesso ed ai miei detrattori che potevo gestire la pressione. Vincere mi ha tolto un grande peso di dosso.”

Il 23 Maggio 2010, ebbe inizio il Roland Garros, ma l’austriaco dovette aspettare fino al 25 per scendere in campo, forte del miglior risultato ad un Master 1000 alcune settimane prima a Madrid, quando aveva raggiunto i quarti. Raggiunto il terzo turno, come auspicato dalla sua testa di serie, la 22, lì Melzer compì la prima grande impresa, liquidando con assoluta facilità un tarraiolo DOC, il numero 9 David Ferrer con un perentorio 6-4 6-0 7-6(1).

Eliminato anche Temiuraz Gabashvili, qualificato temibile perché mentalmente conscio di non aver nulla da perdere, l’allora ventinovenne di Vienna compì il più grande capolavoro della sua carriera in un quarto di finale che era dato per scontato a favore del numero 3 del mondo Novak Djokovic. Lì però si sono rigirate le parti e, dopo tanti successi sfuggiti di mano, è stato Melzer a rimontare, a combattere fino all’ultimo e crederci fino alla fine: il 6-3 6-2 con cui si presentava il serbo al terzo set lasciava presagire un finale di match dietro l’angolo, ma così non fu. Il mancino di Vienna ha ritrovato il suo gioco, forse il migliore mai espresso, mescolando le carte in tavola con variazioni e discese a rete che hanno preso di sorpresa Djokovic, tanto che tutte le grandi occasioni negli ultimi tre parziali sono state a favore dello sfavorito della vigilia.

Dopo quattro ore e 15 minuti, Melzer alzava le mani al cielo per quello che sarebbe rimasto come il successo in singolare più importante della sua carriera.

La magica corsa del’austriaco però si è interrotta in semifinale, dove ha perso in tre set dall’imbattibile Rafael Nadal, non senza farlo penare nel set finale, chiuso 7-6(6) dallo spagnolo e che sarà il set più combattuto dal futuro vincitore del titolo parigino in tutto il torneo.

L’anno continuò con due quarti turni nei successivi slam, ambedue le volte fermato da Roger Federer ed infine la conferma del titolo di Vienna. Ma soprattutto, conquistò il primo titolo slam in doppio in coppia con Philipp Petzschner, proprio sull’erba più famosa del mondo.

“Corremmo negli spogliatoi in fretta,” ha dichiarato Melzer riguardo a quella finale. “Continuavamo a cantare sotto la doccia come due bimbi, urlavamo di continuo, saranno state almeno 100 volte: ‘Siamo i campioni di Wimbledon, siamo i campioni di Wimbledon!’.

“Quando Muster vinse il Roland Garros io stavo giocando i campionati austriaci under 14 e ricordo che eravamo tutti attorno alla TV. È stata una grandissima emozione, ci sentivamo tutti fieri di essere austriaci e di quello che Muster fece per l’Austria. Per quello volli rendere la mia nazione altrettanto fiera di me.”

Nel 2011 fu tempMelzer Benesovao di conferme, che forse non arrivarono agli stessi livelli, ma Melzer si tolse comunque grandi soddisfazioni, vincendo altri due slam in doppio, agli US Open sempre con Petzschner e quello di misto con la futura moglie Iveta Benesova ai Championships di Wimbledon.

Nel 2012 e nel 2013 si è poi confermato tra i migliori 30 al mondo, catturando altri due titoli in singolare a Memphis e Winston-Salem, ma poi un infortunio alla spalla sembrava averlo portato ad un addio al tennis, per la lunghezza del break, il matrimonio ormai ben avviato e l’età sempre più a sfavore. Invece Melzer è tornato l’anno scorso, seppur finendo l’anno fuori dai primi 100 del mondo per la prima volta dal lontano 2001.

Oggi sono 34 gli anni che compie l’austriaco, che però non demorde, nonostante i risultati stentino a ritornare ai livelli che merita il suo gioco di ordinaria varietà, perché fatto di soluzioni sempre sorprendenti, anche se forse mai estremamente spettacolari. Non avrà il talento cristallino dei grandi fenomeni e forse gli è mancato quell’estro vincente che ha reso dei buoni giocatori poco meno che dei campioni, ma credo che se possa chiedere un regalo per il suo compleanno, credo che sarebbe la possibilità di mostrare ancora una volta di quanto è capace, prima di passare definitivamente il testimone ad un giovane austriaco che certo vorrà superare quanto fatto da chi di lui è 13 più esperto…

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