Challenger di Brescia: diario di bordo, la finale

Finale brescia stretta mano

di Giulio Gasparin

Il diario di oggi segna la fine di un’intensa e sorprendente settimana di tennis in quel di Brescia. Come al solito, domenica è tempo di finali e per questo di conclusioni, inevitabili dato che questo ATP Challenger è alla sua prima edizione nel capoluogo di provincia lombardo. La settimana si conclude con la prima vera giornata di sole, nonostante oscure nubi si stiano allineando all’orizzonte proprio mentre scrivo queste prime righe di racconto e i protagonisti dell’ultimo atto di questa kermesse tennistica si stanno scaldando. Forse proprio per la presenza del sole, da molto assente nei cieli lombardi, a pochi istanti dall’inizio del match, ad occhio si nota l’assenza nel pubblico di diverse centinaia di persone, presenti ieri invece per la stella di Dustin Brown. Il pubblico è stato, tra i punti deboli di questo torneo, forse quello ad occhio più evidente, per la poca educazione tennistica e la sua oggettiva scarsezza durante la settimana.

Non è mai facile far partire un evento dal nulla, ma da una città dove ogni anno si gioca uno dei più bei tornei ITF al femminile, ci si aspettava qualcosa in più: dai raccattapalle spesso non all’altezza, al continuo rumoreggiare ed uso di flash da parte degli spettatori, da un wifi che proprio non vuole funzionare il sala stampa, ad una superficie forse troppo veloce perché si possa assistere a grandi scambi.

Ad ogni modo, questa finale si presenta come inedita sotto molti aspetti: come detto, è la prima volta per il tennis maschile al S. Filippo di Brescia, ma è anche il primo incontro tra Illya Marchenko e Farrukh Dustov. Su questo play-it reso ancora più veloce dal parquet su cui è stato posato, entrambi hanno saputo sfruttare al meglio il loro potente ed accurato servizio. In sala stampa già si teme un braccio di ferro destinato ad interrompersi solo al tiebreak e l’inizio sembra già confermare questi timori, con i primi tre giochi che si concludono in meno di sei minuti.

Sul due pari è però il braccio del bolzanino acquisito a tremare: a causa di tre brutti dritti cede il servizio all’ucraino, che fino a quel momento aveva faticato a trovare la palla in risposta. C’è evidente tensione per entrambi, Marchenko viene da un’annata prima di semifinali e questa è la chance di raddrizzare in extremis un trend molto negativo. Per Dustov invece sarebbe la ciliegina sulla torta, l’ennesimo acuto di un anno mai così positivo prima d’ora per lui, tanto da trovarsi molto vicino all’ingresso tra i migliori 100 del mondo.

Anche all’ucraino trema leggermente il braccio, ma è solo una mezza chance per Dustov, che dal 15-30 non riesce ad issarsi a palla break, anzi, il tennista di Dneprodzerzhinsk, affidandosi al suo miglior amico, il servizio, agilmente tiene tutti i restanti game.

Con un game a zero, Marchenko chiude i conti con il primo set, davanti al migliaio di spettatori, che ancora non sanno per chi parteggiare.

Il secondo set si apre con tre inusuali game estremamente combattuti, con ambedue i giocatori immediatamente costretti a difendere palle break sul proprio servizio. Il primo game è già subito un ultimatum per l’uzbeko d’Italia, che deve annullare due pericolosissime palle che metterebbero Marchenko in una condizione di favoritissimo per il titolo. Salvate queste e tenuto il proprio turno, Dustov riesce a mettere finalmente pressione in risposta al suo avversario, ma anche lui si vede annullare due palle break.

L’ucraino ha ancora una chance per infliggere un’importante stilettata al suo avversario, ma l’ennesima palla break sfuma e l’uzbeko sale sul 2-1, quando chiama il trainer per un problema all’avambraccio.

La pausa sembra non disturbare il rendimento al servizio di Marchenko, che anzi aumenta la potenza del servizio e con diversi ace tiene l’avversario distante. Di contro il problema di Dustov sembra sempre più pressante, e non si tratta del dolore all’avambraccio, ma più che altro di un avversario che alla vista del traguardo diventa ancora più aggressivo. La prima dell’uzbeko latita e ne approfitta l’ucraino, che comincia ad aggredire già dalla risposta ed infine ottiene il break anche nel secondo set.

Ad un passo dal baratro, Dustov evita di concedere match point quando è costretto a servire sotto 5-3, nonostante il game vada ai vantaggi. Servendo per il match, sale la tensione nella metà di campo ucraina, a tal punto che la prima di servizio diventa una chimera, mentre i colpi, rallentati dalla paura, prima volano lunghi, poi si fermano a rete ed infine ritornano il break all’uzbeko, che riapre il match portandosi sul 5-5.

Quello che ne segue è il game più bello dell’incontro, finalmente il pubblico si scalda, la tensione sale ma con essa anche la qualità, gli scambi si allungano e alla fine è Dustov a portarsi avanti 6-5.

Com’è curioso questo sport, meno di 10 minuti fa era impensabile pronosticare un terzo set, ora invece vedo Marchenko mestamente uscire dal campo per cercare nella solitudine della toilette quella calma che gli è mancata nel momento di chiudere e quel dritto che ha gettato tutto quanto fatto di buono per un’ora e 20 minuti.

Se non fosse chiaro, Dustov si è portato a casa il secondo set per 7-5 e ora serve per primo nel terzo e decisivo set di questa finale.

Qualunque cosa abbia trovato durante la pausa fisiologica, spero di trovarla pure io la prossima volta che perdo l’ispirazione a fare qualcosa, perché tornato in campo, Marchenko brecca il suo avversario e si porta sul 2-0 perdendo un solo punto, un ace dell’uzbeko. In qualche modo, Dustov riesce poi a frenare l’emorragia di punti e giochi, quando sotto 30-0 sul proprio servizio riesce a vincere il primo game del terzo parziale.

Poi, come se avesse ritrovato la strada da dove l’aveva lasciata, torna a far capolino la paura di vincere per l’ucraino, che s’arrabbia per ogni chiamata e torna improvvisamente a sbagliare di dritto. Riesce a tenere il break di vantaggio, ma ora sembra si giochi solo sui suoi game di battuta.

Dustov fa quanto di più saggio si possa fare in queste situazioni, diventa un muro in difesa e fa si che sia tutta su Marchenko la pressione di chiudere il punto. Sul 4-2 però l’arma gli si ritorce contro, l’ucraino ritrova la spinta dei piedi e trova il secondo break del parziale.

Dopo una serie di suicidi sportivi, sembra che la parola fine la voglia mettere Dustov, che scoccate le due ore non trova più il campo e sembra non aver più energie per tentare una disperata rimonta.

Con un ace, il dodicesimo del suo incontro, Illya Marchenko si aggiudica la prima edizione del trofeo Città di Brescia. Giunge così il momento di dire addio al S. Filippo, al torneo di Brescia e a tante fantastiche persone conosciute durante questi sette giorni…ecco quindi che anche io devo mettere la parola fine a questo capitolo. Grazie a tutti quelli che ne hanno fatto parte e a quelli che l’hanno reso possibile. Ci risentiremo presto, ma ora è giunto il momento di andare per l’ultima volta dal parrucchiere e premere “invia”.

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