John, you’ll never walk alone

john millman
Di Daniele Sforza

You’ll never walk alone. È questa la canzone simbolo della tifoseria dei Reds, nome con cui ci riferisce alla squadra di calcio del Liverpool, e quale può essere una frase migliore per descrivere la storia di un fan sfegatato di questa squadra, l’australiano (si, il calcio inglese è arrivato anche lì) John Millman.

John, nato a Brisbane nel 1989, si era infatti innamorato e aveva praticato, due sport, il tennis e il calcio, citato poco fa. Quando ha deciso di prendere la racchetta e dedicarsi completamente al tennis, non ha potuto abbandonare del tutto il calcio e per questa ragione è diventato un comune appassionato dello sport più popolare del globo.

E così è cominciata la carriera del giovane tennista di Brisbane che a suon di vittorie e buoni risultati, a fine 2012 si è ritrovato nei top 200. Se ci aggiungi che ad inizio 2013, si è preso la soddisfazione di togliere un set a Murray nella sua città natale, si può ben capire che questa può essere una stagione positiva per il ragazzo del Queensland. Arrivano i quarti a Sydney e, nonostante la sconfitta al primo turno agli Australian Open, la stagione continua nel migliore nei modi con due successi Challenger, a Burnie e a Kyoto. Tutto sembra andare per il meglio, ma l’imprevisto è dietro l’angolo. Siamo a Aprile, a breve ci sarà il Roland Garros (a cui Millman parteciperà in tabellone grazie a un Wc) e quindi, avendo giocato prevalentemente in Australia e Asia, l’australiano ha bisogno di testare la terra europea. Così si sposta a Monaco di Baviera, per l’Atp 250, si qualifica e perde in tabellone con Grega Zemlja, non giocando uno dei suoi migliori match. Il problema è un altro però, la spalla comincia a far male … e l’operazione è inevitabile.

Operarsi quando stai giocando il tuo miglior tennis e sei a un passo dal realizzare il tuo sogno penso sia una delle scelte più difficili da fare. John ha accettato questo, anche se dopo ha avuto qualche dubbio, lo ha superato e, 10 mesi dopo, è tornato in campo. Dieci mesi che però dovevano essere 12, l’australiano aveva fretta e ha pagato anche questo, restando fermo per un altro paio di mesi dopo il rientro. Poi nella settimana di Ferragosto, scelto il luogo, è partita la rincorsa. Due titoli di fila in Corea, quarti, semi, finale e altri2 titoli consecutivi (Traralgon e Yokohama) a livello challenger, senza perdere un set, perché tanto gli infortuni ti possono fermare, ma il talento, se lo hai, resta.

Top 200 agguantata di nuovo ed il 2015 sembra partire con alcuni deja vu. Ancora secondo turno a Brisbane e questa volta arriva ad un passo dal sogno di qualunque tennista, battere Roger Federer. Arriva 6-4 4-2 ma non riesce a piazzare la zampata vincente, cedendo in 3 set davanti al suo pubblico. Agli Australian Open, non arriva ancora una volta la sua prima vittoria in un main draw Slam(cede in 3 set a Leonardo Mayer). Vittoria che arriverà a Wimbledon, quando, partito dalle qualificazioni, eliminerà in 3 set l’esperto spagnolo Robredo, prima di arrendersi ad un finalista Slam quale Marco Baghdatis, dopo essere stato avanti 2 set a 0. Il 2015 vola tra alti e bassi, un paio di finali challenger, due titoli consecutivi in America (Lexington e Aptos) e tante sconfitte al primo turno. Poi per concludere la stagione si è regalato un ultimo successo in Asia, a Kobe poi, a Yokohama, complice un problema fisico, ha deciso di chiudere la sua stagione sconfitto al secondo turno. Chiuderà per la prima volta da top 100 e, gli auguriamo che il 2016 possa regalargli tanti altri successi perché, in fondo, se lo merita.

Nel 2013, dopo l’infortunio, aveva affermato: “Devi permettere alla gente di aiutarti ed io devo ringraziare la National Academy di Brisbane e il mio manager Gary Stickler.” E proprio per questo John, you’ll never walk alone.

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