L’insostenibile noia del Nadal 3.0

di Sergio Pastena

Il punto è la versione 3.0 di Rafael Nadal. Già, perché il maiorchino, per chi non se ne fosse accorto, negli ultimi due anni è arrivato alla terza release.

La prima, la Nadal 1.0, arriva fino al 2007: tennista giovane, in ascesa, grande preponderanza fisica, tecnica da limare e carattere di ferro. Rafa sale, sale, sale e arriva quasi sul tetto del mondo, primo ad insidiare King Roger dal 2003. E’ una versione non priva di difetti, ma molto promettente: ad ogni aggiornamento migliora e comincia a fare concorrenza ai migliori programmi sul mercato.

La seconda, la Nadal 2.0, dura poco, si limita al 2008. Stato di forma mostruoso, carenze tecniche limate, forza mentale di granito e potenzialità immense. E’ la versione che spazza via mezzo mondo dal Roland Garros lasciando quattro giochi a Federer. Ha un difetto, però: troppo pesante per la macchina, che non regge il programma e va in crash nel 2009.

La terza, la Nadal 3.0, comincia nel 2010: il caricamento è meglio distribuito, quando serve una funzione viene richiamata in automatico, non è ambiziosa come la 2.0 ma è più stabile. Alla fine il lavoro te lo porta a termine sempre, in qualche modo. Negli ultimi mesi soffre molto il virus Dj0K0.v1c ma continua a lavorare imperterrita e a dominare il mercato.

Ecco, chi si aspetta una requisitoria anti-nadalista rimarrà deluso: non mi sono mai immischiato nelle ridicole faide tra pro-Roger e pro-Rafa, tanto più ridicole se si pensa che i due quasi si amano e neanche tanto segretamente. Non accuserò Nadal di doping nè di fortuna, nonostante nel primo set di oggi la buona sorte lo abbia aiutato in un paio di circostanze. Non dirò che il suo gioco è il male assoluto, perché ad essere obiettivi ha lavorato tanto sui vari fondamentali e, pur non avendo l’eleganza e il talento di Federer, in giro c’è molto di peggio. Il problema è solo uno: la versione 3.0 merita tanti complimenti, è altamente professionale ma è quella più piatta in assoluto.

La prima era la migliore, perché quando esce un programma nuovo non ti curi tanto del fatto che sia un po’ “grezzo”: pensi che migliorerà e intanto vedi tutte le sue funzioni e ti esalti. Ad esempio nel 2005, al Foro Italico, quando vidi Nadal-Coria tifavo sputtanatamente per lo spagnolo: mi coinvolgeva quel suo modo di reagire alle difficoltà, la partita era avvicente, il pathos alle stelle e l’adrenalina a fior di pelle. Ho seguito con simpatia la sua scalata pur rendendomi conto presto che, con tutto il rispetto, non eravamo di fronte al salvatore del tennis. Ma lo rispettavo quel ragazzo che migliorava, che andava in difficoltà contro tennisti più quotati ma riusciva sempre a risorgere, che quasi andava ad espugnare l’erba di Wimbledon, laddove gli spagnoli avevano beccato solo fior di mazzate dai tempi di Santana.

La seconda ti faceva cadere le braccia per via della manifesta superiorità: niente e nessuno poteva opporsi, chi ci provava era spazzato via e persino il tabù dell’erba cadde sotto i colpi del Moyito di Manacor. Era un dominio stile Federer 2003-2004, vero, ma esteticamente meno gradevole. Se non altro, però, sapevi cosa ti aspettava: un’esecuzione, dalla minor durata possibile. In Francia, eccezion fatta per il pigro set di apertura contro Bellucci e per il tie-break contro Djokovic, Nadal lasciò mediamente tra uno e due games per set agli avversari. Ma poi il suo fisico, minato da una programmazione “non-stop” e da un rendimento sempre a mille, si ingolfò nell’annus horribilis 2009.

La terza versione, come detto, è la più stabile: i processi sono costanti e ciclici, più lenti ma senza rischi di crash. Nadal gioca, va in difficoltà, nei punti decisivi riesce sempre a tirarsi fuori dalle situazioni difficili e infine vince. Il risultato è lo stesso della seconda versione, ma invece di un’esecuzione rapidissima e instabile ne abbiamo una lenta e stabile. Sai già che tutto andrà a buon fine anche se a volte il programma sembra impallarsi. In una parola il Nadal 3.0 è affidabile.

Ecco… io non vedevo un set dello spagnolo dal primo contro Wawrinka di Toronto 2010: cinque set point annullati allo svizzero, uno sul servizio, parziale a Nadal che poi chiude facile. Escludendo rarissime eccezioni (Garcia-Lopez docet) ormai il programma 3.0 ha due soluzioni: se l’operazione è facile (tipo Veic) la chiude rapidamente, se è difficile in qualche occasione si impalla ma chiude uguale. Quando vedi una palla break da salvare, un punto decisivo per rientrare in partita, uno scambio che serve a difendere un mini-break nel tie del terzo, sai già come finirà. Non ti stupisci nel vedere Nadal convertire una palla break fondamentale contro Federer con un passante che manco lo svizzero avrebbe eseguito. Non ti stupisci se lo vedi procurarsene un’altra usando la racchetta come scudo e mandando una specie di lob nell’angolo. Una volta queste cose davano pathos, ti stupivano… ora non più. I salvataggi clamorosi, le rimonte impossibili e i colpi a sorpresa sono la specialità della casa, chi si oppone è perduto. E quando vedo Nadal fare un miracolo l’unico pensiero che mi monta in testa è “Che dupalle, un’altra volta”.

Qualche tifoso potrebbe dirmi: non ti piace… non guardarlo. Infatti non lo guardo, un set all’anno mi basta e mi avanza. Il Nadal 2.0 era un dominatore, meno bello da vedere del Federer 2004 ma se non altro veloce. Il Nadal 3.0 è una lenta tortura, una noia abissale, è come una soap televisiva: sai da prima che finirà bene ma per arrivare al finale devi sorbirti mesi di melodrammi e immancabilmente pensi “Ma non fatela tanto lunga, so bene che ci sarà il lieto fine, sbrigatevi”. Allo stesso modo quando vedo Nadal fare uno dei suoi “prodigi” penso “Ma gioca sempre così, vinci 6-2 6-2, prenditi il trofeo e fora dai ball!”. Tanto per dire… mentre scrivevo Nadal si è portato in vantaggio di un break su Federer, si è fatto riprendere sul 4-4 e immancabilmente ha piazzato il break del 5-4. Bene, bravo, bis, ma questo film l’ho già visto troppe volte: a questo punto meglio un sano cinepanettone tipo Machado-Gil, se non altro non ti aspetti nulla di memorabile.

P.S. consegno questo pezzo sul 5-4 40-40 del secondo set, servizio Nadal… se dovesse accadere l’imponderabile sarete autorizzati a fustigarmi in pubblica piazza: mai sofferenza sarà più dolce

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