Speciale “40 anni di Atp” – Masters e Slam


di Sergio Pastena
Eravamo rimasti all’analisi degli Atp 250 e 500, chiamati per praticità “tornei minori” perché sono quelli che assegnano meno punti. Abbiamo potuto vedere come ci fossero due movimenti “dominanti”, sia in termini di qualità che di quantità (Spagna e Usa) e come uno di questi, quello americano, fosse in fase di crisi. Abbiamo potuto osservare anche quali nazioni lavorano molto sulla quantità (Francia e Italia i casi più eclatanti) e quali sono quelle in ascesa, in testa la Serbia. Già… ma quando il gioco si fa duro le cose cambiano? Applicando gli stessi criteri della settimana scorsa questa settimana andremo ad analizzare i tornei Atp 1000, i cosiddetti Masters Series, e gli eventi dello Slam. Non calcoleremo l’indice di qualità finale perché, come vedremo, sono poche le nazioni ad avere un numero di presenze statisticamente significativo negli eventi maggiori.
CHI ARRIVA IN FONDO?
Nell’immagine in basso abbiamo l’istantanea di Masters Series e Slam dal 1990 ad oggi. L’avviso è quello di “maneggiare con cautela”, come vedremo vari fattori influenzano questi dati. Prima considerazione: rispetto ai tornei minori gli Usa tornano in testa. Comprensibile, se si pensa all’epoca dei Sampras, degli Agassi e dei Courier. La Spagna, però, mantiene un netto distacco sulle inseguitrici e, mentre Francia e Germania scendono, salgono Svezia e Russia. Anche qui il dato è da prendere con le molle: conosciamo lo stato del tennis svedese e solo l’epoca d’oro degli anni ’90 con la sua onda lunga spiega questo dato.
Prima considerazione: uno o pochi campioni bastano per occupare posizioni di rilievo. La Svizzera è terza per tornei vinti, anche se ottava in classifica generale, e tutto o quasi grazie a Federer. Stesso discorso vale per le posizioni di Gran Bretagna, Serbia, Austria e Brasile. L’Italia, decima in questa classifica nei tornei minori, scende al ventesimo posto, scavalcata anche da Repubblica Sudafricana e Brasile. E’ da notare come venga confermata la poca concretezza da parte nostra e dei francesi.
Gli italiani hanno ottenuto 21 piazzamenti, in pratica uno all’anno, ma quasi sempre si sono fermati ai quarti di finale. Non stanno meglio i cugini d’oltralpe che, nonostante il quinto posto nella classifica generale, hanno vinto solo cinque tornei maggiori. Stupisce l’Argentina, la cui situazione è anomala: nei tornei minori sono abbastanza vincenti, ma in quelli maggiori concretizzano molto raramente. La nostra consolazione sta nel fatto che, ad ogni modo, facciamo parte delle nazioni che hanno piazzato tanti atleti diversi. In classifica, ad esempio, ci sono Cipro, Finlancia e Thailandia ma vanno lette come Baghdatis, Nieminen e Srichaphan. Non faremmo a cambio.

QUALI SONO LE NAZIONI VINCENTI?
Passiamo alla classifica a punti, usando gli stessi criteri dei tornei Atp 250/500 (8 punti per il vincitore, 4 per il finalista etc… gli Slam valgono il doppio degli Atp 1000). Vediamola nell’immagine sottostante:

Subito alcuni dati saltano all’occhio, come ad esempio il tremendo crollo degli Usa nei tornei importanti: passano dalla prima alla terza posizione facendo meno di un quarto dei punti rispetto a quelli che avevano fatto nei primi anni ’90. Gli statunitensi sono ancora in vetta e, anche se il trend fosse confermato, per scalzarli dal primo posto ci vorranno almeno 15 anni, ma di sicuro non sono più il centro del mondo tennistico. Letteralmente mostruoso l’effetto-Federer, che porta la Svizzera ad essere la seconda nazione dell’ultimo quinquennio e la terza in totale. Certo, salvo un’esplosione di Wawrinka i tempi delle vacche grasse stanno finendo per gli elvetici, ma questo è un altro discorso. Prevedibile lo stato di difficoltà dei francesi, in costante discesa anche i tedeschi che addirittura sono spariti dalla Top Ten negli ultimi anni. L’Italia? Non c’è mai entrata, attestandosi poco prima della ventesima posizione salvo il disastroso quinquennio 2000-2004 che l’ha vista al 27° posto a pari merito con la Georgia: in quegli anni, nei tornei maggiori, l’intero nostro movimento fece gli stessi risultati di Labadze (non Roddick, Labadze!). Possiamo quindi dire che il peggio è passato, speriamo che il futuro ci riservi finalmente il meglio…

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