Berrettini e Musetti, due sconfitte (che fanno male) da cui ripartire

Matteo Berrettini, Lorenzo Musetti e Jannik Sinner. Vi era grande attesa agli Australian Open 2023 per le tre punte di diamante del tennis italiano. Dopo tre giorni di torneo, però, è rimasto il solo Sinner, nel tabellone maschile, a guidare la pattuglia azzurra.

Berrettini e Musetti sono stati sconfitti (entrambi al tiebreak del quinto set) all’esordio dello Slam ‘down under’.

Il romano, battuto 6-3 6-3 4-6 6-7 7-6 da sir Andy Murray, deve rammaricarsi certamente per un match point mancato sul 5-4 30-40 del quinto set (un comodo passante di rovescio in rete), ma anche e soprattutto per aver giocato un tennis di medio-basso livello nei primi due parziali. Lo scozzese, giocatore da evitare al primo turno di un big tournament anche oggi, ha dominato lo scambio dal punto di vista tecnico e tattico. Berrettini si è poi svegliato mettendo in campo un tennis sempre più potente e qualitativo, con un servizio devastante e un dritto tornato a far male.

Matteo, però, giunto al supertiebreak, ha perso totalmente la prima di servizio. Murray, dal canto suo, sul finire del match ha sfruttato al massimo la battuta. Da campione. Berrettini uscirà lunedì dalla Top-20 dopo ben 873 consecutivi di permanenza.

In conferenza stampa Berrettini, quasi in lacrime, è parso provato, arrabbiato, triste. È normale che sia così, ma vi sono tre aspetti a cui aggrapparsi per lavorare e ripartire con fiducia nella stagione della rivalsa.

  1. Matteo difende solamente 180 punti da qui a inizio giugno e potrà dunque risalire, al netto dell’assenza di nuovi infortuni, nel ranking mondiale.
  2. Sia in United Cup che agli Australian Open Berrettini ha palesato una buona condizione fisica, fondamentale per trovare continuità. È molto probabile che in accordo con Vincenzo Santopadre scelga di allenarsi ancora duramente per 2 o 3 settimane, affinché si possa mettere benzina nelle gambe per i prossimi mesi. Benzina nelle gambe ma anche nella testa, perché star bene fisicamente, sentirsi forti, è decisivo per chi arriva da una seria così lunga di infortuni
  3. Le migliorie tecniche, soprattutto in risposta e nel rovescio, non sono da sottovalutare. Il dritto inoltre, tranne nei primi due set contro Murray, è tornato a essere un colpo di rara potenza.

Anche Lorenzo Musetti nei primi due set del match contro Harris, di fatto, non è sceso in campo. In questo caso, però, vi è un alibi insindacabile: coach Simone Tartarini si è sentito male (probabile attacco di panico) all’inizio della sfida ed è stato portato in ospedale. ‘Muso’ si è ripreso quando ha saputo che  il suo allenatore era fuori pericolo (si era temuto inizialmente anche un infarto), riuscendo quasi a recuperare un match compromesso. Come per Berrettini, anche per Musetti è mancato qualcosa nel quinto set, ma la rimonta, poi sfortunata, è stata per entrambi piuttosto esaltante.

Lorenzo Musetti - Foto Ray Giubilo
Lorenzo Musetti – Foto Ray Giubilo

L’aspetto positivo che bisogna portare avanti del tennis di Musetti è la reazione, mentale e tecnica, alle difficoltà (Harris ha giocato un ottimo match seppur reduce da una finale challenger in Thailandia); ma anche la capacità, quando è tranquillo e concentrato, di conquistare i turni di servizio con disinvoltura tenendo in mano le redini del gioco. Lo ha ripetuto Filippo Volandri in una recente intervista sul Corriere dello Sport: “Lorenzo oggi va alla battuta con la consapevolezza di dover comandare lo scambio”. Il dritto, spesso a corrente alternata in passato, è molto più continuo all’interno dello stesso match. È evidente che sia un colpo, in accelerazione, oggi molto più sicuro; quando è ‘on fire’ Musetti può fare cose grandiose (vedi Amburgo o Napoli). E, migliorando fisicamente e (ancora un po’) al servizio, potrà farlo con sempre maggiore continuità.

Non si può nascondere la delusione per la sconfitta di entrambi, ma il rammarico è principalmente il loro. Questo non va mai dimenticato. Il tennista ci mette passione, sacrifico, professionalità; va sempre ricordato che il giocatore è azienda di se stesso. I componenti del team sono a tutti gli effetti dei dipendenti dell’azienda Musetti e dell’azienda Berrettini, che per mille ragioni non lascerebbero mai andar via con leggerezza un match (soprattutto in uno Slam). Le lacrime, la frustrazione, il ripensare mille volte a un rovescio sbagliato sul match point o a due dritti facili tirati fuori a inizio supertiebreak, son tutte di Berrettini e Musetti. Se noi le ricordiamo a lungo, figuratevi loro…

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