Sloane Stephens e il bipolarismo di una carriera contraddittoria

Sloane Stephens

di Giulio Gasparin

Chi si rivede? Questa è stata sicuramente la reazione di molti durante la scorsa settimana nel veder avanzare a suon di vittorie Sloane Stephens nel tabellone di Indian Wells. Questa settimana l’americana si è poi riconfermata a Miami con una serie di ottime vittorie sia per il prestigio di alcune, che per il momento. Ad esempio, quella di terzo turno contro Johanna Larsson, che l’aveva battuta due volte in altrettanti precedenti, l’ultimo poche settimane fa ad Acapulco, e che quindi si presentava come una partita difficile soprattutto dal punto di vista mentale, aspetto che tante volte l’ha tradita negli ultimi anni.

Sloane StephensDella ventiduenne della Florida infatti è difficile trovare un aspetto del gioco tale da giustificare le difficoltà che ha incontrato nel confermarsi ad alti livelli nella passata stagione, tanto da passare da seconda alternate per Istanbul nel 2013 ad essere decisamente fuori dalle top 30 all’inizio di quest’anno. Anzi, il rovescio, colpo che tanto l’ha fatta penare fin dalle prime apparizioni, dava spesso l’idea di essere migliorato tecnicamente, eppure le vittorie faticavano ad arrivare e la pressione di dover confermare quanto fanno l’anno precedente diventava sempre più pesante.

È sempre stata una giocatrice per certi versi contraddittoria la Stephens, che dal tennis giocato al modo di comportarsi dentro e fuori dal campo ha sempre lasciato molti dubbi e mostrato facce diverse di una moneta che forse nessuno ha ancora capito quanto valga realmente. Partendo da ciò che forse più importa, cioè il gioco, l’americana si è presentata al circuito maggiore come una ragazza fisicamente potente, capace di liberare tantissimi cavalli, soprattutto con un dritto forse un po’ grezzo tecnicamente, ma dalla potenza impressionante. Con questo colpo sa trovare vincenti da ogni parte del campo e con qualsiasi soluzione, anche le meno probabili. Il rovescio è un po’ il gemello “malvagio” di quel colpo invece, molto più croce che delizia, seppur comunque in grado di far male nelle giornate più ispirate.

Nonostante la potenza, la tennista di Plantation parte da un gioco quasi troppo difensivo e che spesso si basa sulla capacità di muoversi molto bene e difendere ad oltranza. Quasi un ossimoro sembrerebbe data la descrizione di cui sopra, ma tanto è che, indecisa sulla strada da scegliere, spesso è caduta vittima di questa sua duplicità e un po’ come un tennistico caso del Dr Jekyll e Mr Hyde, la Stephens mostrava barlumi di talento offensivo costellati da passaggi a vuoto, specie con il rovescio, e dettati da un “footwork” insufficiente, alternandoli poi a prestazioni opache, tutte in difesa e con la paura di mostrare tutte le sue capacità di sfondamento.

Per confermare l’assoluto disordine di questa sua ancora giovane carriera, l’americana, nonostante un best ranking al numero 11 del mondo al termine di un 2013 dove a livello slam non ha mai perso prima degli ottavi (a Parigi e a New York) e ha portato a casa un quarto a Wimbledon e una semifinale in Australia, non ha ancora conquistato alcun titolo nel circuito maggiore e, anzi, non è mai andata oltre le semifinale di un torneo WTA.

Nell’anno in cui è stata chiamata a confermare quanto di buono fatto, la ancora giovane Stephens è mancata proprio sul più bello: un inizio di stagione senza picchi si è fermato con una sconfitta che noi italiani ricordiamo ancora molto bene con Flavia Pennetta ai quarti di finale di Indian Wells. Da lì sarebbero seguite solo delusioni più o meno cocenti, alleviate solo dagli ottavi di finale raggiunti al Roland Garros.

Sloane StephensI primi mesi del 2015 non sono stati molto migliori, salvo poi un ritorno di fiamma proprio ad Indian Wells, dove match dopo match si è rivisto il meglio del repertorio dell’americana, sconfitta da Serena Williams in tre set dopo aver piegato Angelique Kerber e Svetlana Kuznetsova. Le vittorie su Madison Keys e Belinda Bencic questa settimana a Miami hanno confermato i segnali e, seppure tutte e le giocatrici citate non stiano passando un gran momento di forma, lo stesso si poteva dire per lei, che invece potrebbe da questi incontri riprendere la fiducia persa nell’ultimo anno e mezzo. Anche il cambio di allenatore e l’arrivo di un esperto dal punto di vista della preparazione mentale come Nick Saviano potrebbe dimostrarsi fondamentale sotto questo aspetto.

Forse è stato lo stesso coach, che chiusa la collaborazione con Eugenie Bouchard si è subito accasato nel team della Stephens, a suggerire un cambio drastico nel suo difficile rapporto con il mondo dei fan. La statunitense ha recentemente ammesso una linea molto dura sui social media, per cui blocca immediatamente chiunque la critichi più o meno apertamente. Una scelta giunta dopo grandi difficoltà nel relazionarsi con l’immenso successo del 2013, ma anche le forti critiche, giunte soprattutto dopo dichiarazioni dai toni forti nei confronti di Serena Williams. Le due infatti non si sono scambiate molti complimenti, dopo che a lungo la più giovane delle due si era lamentata dei rumorosi “come on” dell’attuale numero uno del mondo su errori non provocati di un match giocato a Brisbane, ricordato quasi esclusivamente per l’affermazione della Stephens dopo l’ennesimo urlo in faccia: “this is so disrespectful” (questo è assolutamente irrispettoso.)

Si è così trovata nuovamente tra due fuochi la giovane Sloane, da un lato grande promessa del tennis a stelle e strisce e per questo ammirata e supportata da molti fan, ma dall’altro anche spesso criticata per l’irriverenza verso un vero status symbol dello stesso movimento nel proprio paese e per l’atteggiamento spesso svogliato durante molte delle sfortunate apparizioni del 2014.

Queste quattro settimane però sono state una vera e propria boccata d’aria fresca, soprattutto per una capacità di gestire il match e le sue spinte di gioco così bipolari nella maniera più ottimale: aiutata da una velocità di piedi decisamente migliorata, la Stephens ha mostrato una maggior calma nello scambio, ma senza ricadere nella passività, risultando poi efficace nel momento di chiudere o cambiare l’inerzia dello scambio. Il match odierno con Simona Halep potrebbe essere un vero è proprio banco di prova per valutare il potenziale di questo tentativo di ritorno al top.

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