La Storia Infinita tra Monegaschi

di Luca Brancher 

A typo. In molti lo avranno pensato nel momento in cui si sono imbattuti nel bizzarro risultato che ha sancito la conclusione dell’incontro tra Benjamin Balleret (nella foto) e Guillaume Couillard, valido per il terzo turno delle qualificazioni del primo future statunitense dell’anno, che si sta svolgendo a Plantation, Florida. Già, perché vedere scritta al fianco dei nomi dei giocatori la sequenza – 7-6(34) 6-1 – ha lasciato immaginare che, nell’inserimento del risultato, fosse sfuggito un numero di troppo. E’ infatti piuttosto comune che il parziale di fine set finisca 7-3 o 7-4, ma 36-34 non era mai successo. Ed invece è andata proprio così. A vincere è stato Balleret, quello più forte e più famoso, nella particolare sfida monegasca andata di scena in terra statunitense

Benjamin Balleret, monegasco e figlio d’arte, 30 anni da compiere a metà mese, era già salito agli onori della cronaca qualche anno fa, nel 2006, quando, a sorpresa, sfruttando la wild card accreditatagli al Master del Principato di Monaco, si era issato fino al terzo turno a spese di giocatori più blasonati come Christophe Rochus e Sebastien Grosjean; quell’exploit gli permise di sfiorare i top-200 del ranking ATP (best al 202), prima di scivolare in classifica e tornare a girovagare lì dove ha sempre errato: il circuito ITF. Non un brutto tennista, Balleret, ma senza quella cattiveria, forse anche dovuta all’agiatezza di famiglia, che è invece una condizione necessaria se si vuole fare strada tra i pro’. Più modesta invece la carriera di Couillard, che al massimo è stato al numero del 569 della medesima graduatoria e, ormai 37enne, gioca a tempo perso, conciliando la minima attività coi suoi oneri da coach.

Lo smarrimento davanti a tale punteggio è lo stesso che si prova quando si ricorda quello dell’infinito incontro tra Mahut e Isner. 36-34. Vuol dire un tie break di 70 punti, che solitamente sono sufficienti, e abbondanti, per portare un set sul 6-6, non per la determinazione del vincitore al termine dello stesso. Da lasciare basiti, se si prende in considerazione anche l’intensità della situazione: ammettendo che il primo set point si sia avuto sul 6-5, quindi ce ne fosse stato soltanto uno prima del 6-6, questo starebbe a significare che, per decretare il vincitore della prima partita, ci sono voluti almeno 31 set point, senza valutare eventuali situazioni pregresse al 6 pari.

Non è dato sapere chi ne abbia fronteggiati di più, ma è impossibile immaginare che il perdente, Couillard, ne abbia avuti meno di 10, eventualità che lo renderebbe anche il tennista ad aver perso un parziale col maggior numero di set point non concretizzati; ragionando sulla stessa falsariga, Balleret diviene invece il tennista ad aver vinto un set col maggior numero di chances a disposizione. Ad “aggravare” la situazione il fattore superficie: l’incontro non si è infatti svolto su una superficie rapida, dove l’eventuale ingiocabilità del servizio avrebbe potuto favorire una tale trama, pur sempre fantascientifica, ma sulla terra battuta del sud della Florida. Praticamente inspiegabile, tanto che l’amicizia di lunga data tra i due ha fatto nascere qualche sospetto sul reale agonismo di un tale tie break (dove i tennisti, giusto per citare un’altra particolarità, hanno dovuto cambiare campo ben 11 volte!).

P.s. essendosi disputato durante le qualificazioni future, questo record non verrà mai considerato nelle statistiche dell’ATP, che per quanto concerne i singolari tiene come buono il 20-18 ripetutosi 6 volte (Borg, Federer, Acasuso, Roddick e Ivanisevic per due volte), sebbene alcune fonti, sempre a livello di incontri che esulano da quelli considerati negli annuali dei record, asseriscono che il più lungo tie break in un singolare si sia svolto nelle qualificazioni ATP di Copenaghen nel 1992, dove il finlandese Aki Rahunen superò lo svedese Patrick Nyborg per 26-24. Clamoroso? Beh, sono sempre 20 punti meno di quanto avvenuto a Plantation…

 

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