Alessandro Rondinelli: “Obiettivo campionati europei over 35”

Rondinelli
di Luca Fiorino (@LucaFiorino24)

A distanza di 4 giorni dalla conclusione del girone finale del campionato italiano a squadre over 35 maschile presso il circolo sportivo All Round di Roma, abbiamo intervistato Alessandro Rondinelli, giocatore del Ct Casalboni, squadra vincitrice della manifestazione senior della FIT. Tre giorni fantastici per la squadra del circolo di Santarcangelo di Romagna, in cui Alessandro Rondinelli ha mostrato di essere un vero trascinatore e di valere ampiamente l’attuale classifica di 2.2. Il tecnico nazionale FIT, al quinto anno al Santarcangelo insieme al compagno Luca Casanova, ci ha raccontato l’esperienza vissuta a Roma, i suoi obiettivi futuri e qualche curiosità del passato.

Complimenti per questo fantastico weekend. Com’è stato il livello del torneo? Il tuo capitano mi ha raccontato di sensazioni non proprio positive…

Il livello generale del torneo è stato molto buono. Più che le palle e il vento ho sofferto alcuni avversari davvero ostici che non avevano nulla da perdere. Merito dunque dei nostri rivali se non ci sentivamo al massimo, anche perché avvertivamo un po’ di pressione visto il pronostico che ci dava favoriti. Accusare un un pochino di tensione è abbastanza normale, seppur alla fin fine siamo stati bravi a controllare i vari incontri. Nella prima partita contro Andrea Capodimonte ho faticato e non poco, d’altronde fino a 5 anni fa era 2.1 e giocava ad ottimi livelli. Questi tennisti sulla partita secca possono fare la differenza. Lo stesso Antonio Scala ha giocato un primo parziale incredibile, in cui avrà messo a segno oltre 30 vincenti. Sono stati bravi a farsi trovare pronti, ripeto, più che palle e il tempo, sono stati loro ad averci messo maggiormente in difficoltà.

Riguardo l’accoglienza e l’organizzazione all’All Round, come vi siete trovati? Ti piace giocare nella categoria veterani? Hai qualcos’altro in programma?

Un’organizzazione impeccabile, un circolo moderno e all’avanguardia. Tutto nuovo e curato nel minimo dettaglio, Panatta ha organizzato bene il contesto dei campionati e non si può che ringraziare lui e tutto il suo staff. Dalle palle ai campi sempre a disposizione, ogni nostra richiesta è stata accolta. Si sono dimostrati dei grandi professionisti, non posso che elogiarli. Due anni fa ho fatto un solo torneo over, i campionati italiani over vinti nel 2013. Partirò a fine luglio in Germania per disputare i campionati europei over 35. Il livello penso sia buono, spero di andare il più avanti possibile e di dare del mio meglio. Negli Open sono abituato a giocare sempre con ragazzi molto più giovani di me e probabilmente dal punto di vista fisico accuso qualcosina. In un torneo over ho visto che fisicamente riesco ad avere un livello alto a prescindere dalle questioni tecniche. Mi alleno nella maniera giusta, inoltre l’esperienza accumulata in questi anni aiuta e non poco.

Hai giocato anche a livello futures. Quanto è difficile diventare tennista professionista? Quali sono gli ostacoli maggiori?

Ho una mia teoria anche se poi in realtà non so quanto possa essere veritiera o meno. Dando per assodato che un forte giocatore deve possedere ottime qualità tecniche e psicofisiche per sfondare, caratteristiche soprattutto quelle fisiche su cui si può lavorare, poi ci sono dei dettagli di contorno. Bisogna innanzitutto avere una famiglia che ti supporti sin dagli esordi. La spesa inizialmente è enorme soprattutto se devi girare il mondo. Anche la figura del coach è essenziale, è importante che ti sproni e creda in te, darti fiducia e programmarti al meglio. Nel mio piccolo se forse avessi avuto un allenatore che mi spronasse di più e che mi proiettava ad una carriera da professionista, al posto di essere stato 900 al mondo sarei stato 300-400? Chi può dirlo. Ci sono giovani che sono lì lì, ma poi magari non ce la fanno proprio per queste mancanze.

Come vedi il tennis cambiato oggi da allora?

La differenza sostanziale tra il tennis del passato e quello di oggi si riscontra soprattutto a livello fisico. Se non sei alto 1,90 m e non pesi 80 kg parti molto indietro rispetto agli altri. Oramai tanti giocano allo stesso modo perché fisicamente sono più preparati e completi del passato. Giocatori forti e di talento ma con più fisico ed intensità di ritmo rispetto ai miei tempi. A livello tecnico oggi quasi tutti i giocatori sono  sufficientemente completi, prima qualcuno aveva qualche lacuna in più. Sono poi cambiate le metodologie d’allenamento: i giocatori con queste nuove video analisi sono letteralmente studiati e riescono ad avere una visione più globale del bimbo ed a correggere eventuali imperfezioni. Si cura molto di più il dettaglio grazie anche e soprattutto alla tecnologia che avanza. Il mio rimane comunque un discorso in linea molto generale, è chiaro che ci siano sempre delle eccezioni.

Cosa ci racconti di Sara Errani? Se non abbiamo capito male c’è stato un periodo in cui l’hai seguita da vicino…

Prima di andare in Spagna si allenava a Forlì, al Villa Carpena, ed io ero lì insieme ad altri ragazzi che mi allenavo con lei. Abbiamo fatto anche qualche torneo insieme, eravamo davvero un bel gruppo. L’ho seguita anche in Australia nel 2003 per l’under 18, possiamo dire che per un annetto e mezzo le ho fatto da allenatore-giocatore con  Paolo Pambianco coach principale . Lei poi ha deciso di intraprendere altre strade e di trasferirsi. Quando andò via la prima cosa che pensai fu: “Diventerà una top 30”, ma non mi sarei mai aspettato arrivasse così in alto. Ha sempre avuto grandissime doti a livello di grinta e tenacia. Non mollava mai neanche quando facevamo i cosiddetti punti, le scocciava proprio perdere. Sono contentissimo per quel che ha fatto e che sta facendo, le auguro ancora tutto il meglio perché se lo merita.

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