Matteo Berrettini: “Dura ripartire, ma sono sereno. Il Ranking ATP…”


Che la tenuta fisica non sia il suo forte Matteo Berrettini lo sa già da molti anni, da quando i primi infortuni ne limitavano l’ascesa nel mondo del tennis nelle categorie giovanili. Nonostante i numerosi stop, il giocatore romano si è reso protagonista di un’eccellente scalata che lo ha portato al numero 524 del Ranking ATP grazie ai grandi risultati messi in fila nel 2015.
Nella stagione in corso, però, gli infortuni hanno avuto la meglio, e solamente dopo 6 mesi ai box il ventenne allievo di Santopadre e Cobolli è riuscito a tornare in campo. Due titoli di doppio conquistati assieme all’amico e coetaneo Jacopo Stefanini e la finale raggiunta due settimane fa in singolare nel Futures di Reggio Emilia, non disputata per, indovinate un po’, un problema alla spalla.
Ciao Matteo, la prima domanda nasce spontanea: come stai?
“Ciao Matte, adesso va meglio! Il ginocchio è guarito e la spalla è in via di guarigione, tra qualche giorno dovrei ricominciare ad allenarmi”.
Facciamo un po’ d’ordine: a fine agosto sei rientrato nel circuito dopo 6 mesi di stop. A cosa è stata dovuta una sosta così lunga?
“Ho avuto un problema al piatto tibiale del ginocchio sinistro, ma adesso fortunatamente sembra essersi risolto”.
Ti senti guarito del tutto da questo problema?
“Non sono ancora al 100%, ho paura a metterci tutto il peso e a forzare un po’. La preparazione fisica in palestra è ancora abbastanza limitata, ma sono guarito e da ora in avanti potrò aumentare sempre di più i carichi”.
Con due titoli in doppio e la finale in singolare sembri già tornato in forma. Ti aspettavi tante vittorie al rientro?
“Sono molto contento del mio ritorno perché, aldilà dei risultati, mi sono sentito a mio agio fin dal primo match. La fatica fisica e mentale sicuramente si è fatta sentire, ma la felicità di tornare a giocare mi ha fatto sconfiggere tutte le difficoltà”.
Quanto è stata dura ripartire dopo un infortunio così brutto?
“È molto dura ripartire, ma sopratutto è molto dura stare a casa mentre gli altri giocano e si allenano. La chiave sta nel trovare qualcosa in cui migliorare, sempre a seconda dell’infortunio che hai. Io mi sono concentrato sulla parte superiore. Oltre a questo, per crescere in altri aspetti e non solo in quello fisico, molto spesso il pomeriggio mi sono ritrovato a dare una mano ai maestri sui campi. È stato bello e formativo perché molte volte ci si rende conto di alcuni aspetti solo da fuori”.
Purtroppo anche questi “intoppi” fanno parte della vita di un atleta. Che consiglio daresti ad un giovane agonista che per la prima volta deve affrontare uno stop per infortunio?
“Gli infortuni arrivano e purtroppo a me sono arrivati spesso. Credo che non esista un consiglio, ma che invece questi “intoppi” siano dei test. Ci mettono alla prova e se la nostra voglia di tornare supera lo sconforto che viene per il periodo di stop non si ha bisogno di un trucco o consiglio. Quello che penso è che non dobbiamo sopravvalutare mai il nostro corpo, se abbiamo un dolore vuol dire che c’è qualcosa che non va e che quindi dobbiamo prenderci una pausa. Bisogna essere bravi a conoscersi e sentire quando si rischia qualcosa di serio”.
Siamo a settembre, la stagione non è finita. Obiettivi prima del termine dei tornei?
“La stagione non è finita e probabilmente giocherò fino a fine anno. Vorrei chiudere in uno stato di forma ottimale, per iniziare a giocare nei primi mesi del 2017”.
Entrare tra i primi 500 del mondo, è questo lo step che vuoi raggiungere una volta tornato al top fisicamente?
“Non mi sono posto obiettivi di classifica, il Ranking ancora non è una priorità né per me né per il mio staff. Sono sereno e ho tanta voglia di riprendere, questo è il mio stimolo più grande”.

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