Scofield e il Guerriero


(Marco Crugnola, Fabio Colangelo e Alberto Brizzi)
Le prigioni vere sono quelle della nostra mente, quelle per cui non ci sono sbarre ne prigioni ma in cui ci chiudiamo da soli. Michael Scofiled Colangelo, rispettando il suo soprannome, cerca di uscire dai limiti posti da se stesso aiutando allo stesso tempo Alberto Brizzi a superare i propri. Una bella avventura, intrigante come “Prsion Break” ed un finale che deve ancora essere scritto. Ho cercato di scoprire la trama dei primi episodi intervistando Scofield.
Come è iniziata questa relazione professionale?
“Era da un pò di tempo che cercavo di mettermi alla prova come coach. Avevo fatto anni fa un’esperienza breve con Naso sotto la supervisione di Caperchi ma allora giocavo ancora ed era tutto più complicato, poi negli ultimi tempi ho fatto esperienza nelle scuole tennis ed ho scoperto che mi piace molto insegnare ed allenare i bambini piccoli di 9-10 anni. Mi mancava però la possibilità di seguire degli atleti competitvi a certi livelli, potergli trasmettere le mie esperienze come giocatore e le nozioni apprese negli anni di esperienza nel circuito e con tanti bravi coach come Maurizio Riva, Borroni, Caperchi. Tra l’altro proprio Leonardo Caperchi resta il mio più grande rimpianto; mi sarei voluto allenare di più con lui in carriera, visto che nel breve periodo che mi ha seguito nei tornei sudamericani inerme a Fognini e Naso penso di aver fatto alcuni miglioramenti importanti. Mi dispiaceva anche non girare più ma soprattutto avevo la voglia di mettermi alla prova e di poter aiutare altri giocatori magari trasmettendogli anche le cose che da giocatore mi avevano danneggiato, evitandogli degli errori. Mi hanno dato questa possibilità all’Harbour di Milano e posso soltanto ringraziarli. Lavoro a stretto contatto con tecnici di alto livello come Maurizio Riva, Barbara Rossi e Gianluca Pozzi. Seguo Alberto Brizzi da un paio di mesi per conto loro. In linea di massima dovrei seguire io Alby nei vari tornei l’anno prossimo, mentre in campo, per gli allenamenti, saremo intercambiali.”
Come è strutturata l’attività agonistica dell’Harbour e che altri atleti avete?
“Al momento abbiamo un’agonistica che segue i ragazzini dai 14 ai 16 anni e due bambini che mi sembrano bravi del 1999. Poi ci sono gli atleti che comprendono oltre ad Alberto Brizzi, Matteo Volante e Kevin Albonetti e tra le donne Alice Balducci e la Palmigiano. La Palmigiano soprattutto è molto promettente, è stata di recente finalista all’Avvenire e viene costantemente seguita da Gianluca Pozzi nei tornei, mentre in allenamento il lavoro principale lo porta avanti Barbara Rossi. Gianluca è incredibile ancora adesso sta sempre in campo ed impazzisce per giocare. Maurizio Riva credo che sia un altro personaggio che non merita presentazioni: è stato il coach storico di Galimberti e noi lo chiamiamo Mr.Positività per la sua capacità di trasmettere energia. Di Barbara Rossi si può dire soltanto che i risultati parlano per lei: ha seguito sia la Pennetta che la Schiavone (da i 13 per alcuni anni), la Brianti, ha portato nei 100 la Casoni. Una persona brava e preparata che trasmette serenità. Un gruppo di tecnici da cui si può soltanto imparare e crescere. Dello staff fa parte anche mio padre Tulio Colangelo che già seguiva la preparazione mia e degli altri ragazzi come Ianni e Crugnola che si allenavano ad Arese con Borroni. Mio padre seguirà la preparazioni di tutti gli atleti del Harbour visto che ormai vanta una grandissima esperienza.”
Il tuo rapporto personale con Alberto come è?
“Ci conosciamo da quando giocavamo entrambi. Mi fa molto piacere lavorare con lui perché è bravo, forse troppo, e questo un po’ lo paga anche in campo. E’ serio, generoso ed in campo non si risparmia mai. Un grande lavoratore ed un ragazzo onesto e sensibile.”
Cosa pensi di lui come giocatore invece?
“Ha grandi margini ed è strano dirlo per un giocatore non più giovanissimo e che da tre o quattro anni si è stabilizzato intorno al numero 250 al mondo, ma in realtà è la verità. E’ un giocatore abbastanza completo si muove bene, non ha colpi che ti lasciano fermi, ma neanche punti deboli. Deve migliorare soprattutto l’atteggiamento in campo, giocare più aggressivo, essere più continuo e deciso nei momenti importanti. Può giocare bene su tutte le superfici e questa è una cosa su cui sto provando a convincerlo. Cerco di trasmettergli fiducia, perché tende a criticarsi anche troppo da solo ed invece deve imparare ad essere più consapevole dei propri mezzi, che sono maggiori di quello che dice la classifica; se fa questo passo in avanti in poco tempo può arrivare con relativa facilità nei primi 150 al mondo. Credo che paghi le esperienze precedenti che hanno influito sulla sua autostima; il fatto che con Ronzoni c’era Bolelli ed era quindi soprattutto il numero due e successivamente in un’altra occasione da un altro coach è stato mollato all’improvviso. Esperienze che in qualche modo l’ hanno condizionato.”
C’è qualcosa che gli hai detto e che hai cercato di cambiare da subito?
“Come ho detto prima il suo è un problema soprattutto di atteggiamento in campo, deve essere più aggressivo ed imporre il proprio gioco, colpire la palla in alto e fare un passo dentro al campo. Alberto ha il difetto che non avendo grande fiducia nei propri mezzi, se considera che gioca con un avversario con cui può vincere remando si mette dietro con il pilota automatico e si limita ad un gioco troppo difensivo. Deve invece imparare ad imporre i propri colpi senza pensare a chi ha davanti, anche con giocatori più deboli rischia di perdere se si limita ad affidarsi ai propri mezzi fisici. Quando invece capisce che non può fare conto solo sul gioco difensivo, gioca un ottimo tennis, penso a quando ha vinto con Skugor dopo che nella mattina aveva rischiato di perdere con un qualificato dopo una lotta pazzesca. La mattina aveva giocato malissimo e aveva rischiato, mentre nel pomeriggio ha capito che contro Skugor non avrebbe potuto vincere remando ed ha giocato più aggressivo vincendo facile in due set. Una trasformazione incredibile. Ha giocato bene anche con Fognini a Napoli dove il suo allenatore Martin e lo stesso Fabio ci vennero a fare i complimenti. Ha perso in tre set ma a tratti il livello di gioco di Albero fu molto alto.”
Su che cosa state cercando di lavorare con Alberto adesso a nel periodo di preparazione?
“Anche a livello tecnico può migliore molto; lavoreremo sul servizio dove ha un difetto tecnico evidente malgrado a tratti riesca anche adesso a servire bene. Tende a servire con il braccio destro attaccato al corpo al momento del mulinello non lo allarga, perdendo slancio e forza. Correggendo questo difetto sono convinto che potrà migliorare il servizio sia a livello di forza che continuità. Poi voglio che lavori per prepararsi a giocare sul veloce quindi chiaramente si lavorerà sui colpi offensivi. Come ho detto prima ci sforzeremo di farlo colpire con la palla in alto, entrando in campo il più possibile.”
Ed il rovescio che si è sempre detto che è il suo colpo più debole?
“Sono convinzioni che si è fatto lui, in realtà il suo rovescio tecnicamente è migliore del dritto. Sartori, da cui è andato un periodo in prova, gli l’ha detto anche lui che il rovescio è un colpo tecnicamente pulito ormai; non credo debba lavorare sul rovescio più che su altri colpi. Deve acquisire ancora più fiducia anche in questo colpo, ma è un salto di qualità che deve fare a livello mentale.”
I prossimi programmi?
“Voglio che giochi sul cemento dove può giocare bene e per questo ci prepareremo ed andremo a giocare le qualificazioni agli Australian Open. Non è troppo veloce e può far realmente bene. L’obiettivo è quello di giocare con i più forti e durante l’anno portarlo a capire che può migliorare ancora tanto, perché credo si sia stancato anche lui di dover stare più o meno nello stesso posto in classifica. Tra l’altro non se lo merita di certo.”
Goood luck Scofield, keeps to fight Alberto.

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