Nastassja e La Grande Mela…


(Nastassja Burnett – Foto Nizegorodcew)

di Alessandro Nizegorodcew, Nicola Corrente e Federico Rossini

E’ stata la prima volta, forse non l’ultima. A New York, per Nastassja Burnett si sono aperte le porte del tabellone principale passando dalle qualificazioni, fatto che le ha consentito di chiudere in ottima maniera l’estate. Dopo aver fatto fuori Misaki Doi, Xu Jifan e Jana Cepelova nel tabellone cadetto, “Asia” si è fermata al primo turno del piano superiore contro Vera Dushevina, ma ciò nulla toglie alla riuscita dell’operazione americana. Ai microfoni di Spazio Tennis su Radio Manà Manà Sport, la romana ha fatto trasparire tutta la positività con cui è tornata nella Capitale, proprio a seguito delle belle prestazioni newyorkesi.

Ti sei qualificata agli US Open, primo Slam della carriera. Raccontaci la tua esperienza a New York. Tre partite vinte in qualificazione non (ti) era mai accaduto…
“No, infatti all’ultimo Grand Slam della stagione ce l’ho fatta, dai! (ride) Sono riuscita a dominare i nervi della prima partita che ci sono sempre, e da lì sono riuscita a giocare sempre meglio e a esprimere un sempre miglior tennis anche con avversarie difficili. E’ stata un’esperienza bellissima, un Grand Slam che mi piace tanto, e concluderlo così con la qualificazione, non posso che essere soddisfatta…”

Quali sono stati i tuoi pensieri subito dopo il tuo ultimo match di qualificazione?
“E’ difficile avere la mente lucida appena finisci il punto che ti dà la vittoria, praticamente stai servendo e hai le gambe che ti tremano. E’ una sensazione molto bella, dà moltissima felicità che ti fa pensare ai tantissimi sacrifici che abbiamo fatto io, la famiglia, gli allenatori, per farmi arrivare a questi livelli, e quando arrivano queste vittorie sono delle grandissime soddisfazioni.”

Quando giocavi da bambina, oltre al tennis facevi altri sport?
“No, io ho iniziato a 6 anni. Essendo i miei genitori già tesserati al Parioli e avendo già loro la passione, io ho iniziato a giocare per divertirmi con loro e con mia sorella, e da lì è nata la passione per il tennis. Praticamente ho sempre fatto tennis.”

Dalle belle notizie (qualificazione) alle brutte (sconfitta 6-0 6-3 con Vera Dushevina). Ci hai messo un pochino a togliere la tensione…
“Beh, penso che sia anche un po’ normale. Un po’ di tensione c’era, anche se devo ammettere che ero più tesa nel primo match di qualificazione che contro la Dushevina. E’ stata una giornata storta, non riuscivo a giocare bene, non riuscivo a sentire le buone sensazioni che avevo nei tre match di qualificazioni. C’è stato lo stop di tre giorni che danno per riposare a noi che giochiamo le quali, e sinceramente forse quello ha “rotto” un po’ la magia. Quando stai in un torneo, fermarti 2 o 3 giorni per poi rigiocare un’altra partita a me non piace tanto, perché mi sembra che sia come ricominciare da capo. Forse sarà stato quello, sarà stata anche un po’ l’emozione degli US Open che non mi avranno fatto giocare come volevo…”

Quale sarà la programmazione dei prossimi impegni?
“Questa settimana mi alleno a Roma, poi vado in Inghilterra per un 75k (Shrewsbury, ndr), e poi a ottobre vado in Francia per giocare i tornei 50k e 100k allo scopo di avvicinare le top 100.”

Immagina di essere su una torre a te, e con te ci sono Serena Williams, Victoria Azarenka, Maria Sharapova e Agnieszka Radwanska. Ne devi buttar giù due per entrare tra le top 100. Chi scegli e perché?
“Per simpatia salvo Sharapova e Radwanska, per tennis… mi piacciono tutte e quattro, la semifinale Azarenka-Sharapova è stata bellissima… Serena è potenza pura, Radwanska mi piace perché è molto intelligente. Decisione difficile, forse salverei Sharapova e Williams…”

Sei a ridosso delle prime 100 del mondo. Ti manca qualcosa a livello di tennis, di esperienza, o semplicemente di tempo per arrivarci?
“Che a me non manchi niente dubito, manca sempre qualcosa se uno si pone obiettivi sempre più alti… Secondo me manca un po’ di continuità nei risultati, e quelli servono per averne sempre di più, e poi lavorare sui dettagli. Più che nella fase dei colpi, nella fase atletica che ho migliorato parecchio, ma bisogna aumentare sempre di più il carico di lavoro perché nel tennis ci vuole ormai tanta forza per andare avanti, perché se guardiamo le top player hanno tutte un fisico molto potente. Quindi devo lavorare tanto sia sull’aspetto atletico che sulla costanza nei miei risultati.”

Ci racconti qualcosa di colore capitato a New York?
“L’atmosfera è bellissima, l’avevo vissuta già due volte da juniores, ma vivere quello vero è diverso. Vai alla players lounge, hai la locker dove incontri tutte le migliori giocatrici, io avevo l’armadietto accanto alla Kvitova con cui mi sono anche allenata. E’ bello fare parte di questo mondo a cui uno sogna di appartenere fin da piccolo, spero di rivivere quest’esperienza ancora tante altre volte.”

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