Jimmy Arias: “Sorpreso da Fognini, il tennis italiano ha gran futuro”

È stato uno dei primissimi studenti di Nick Bollettieri all’inizio degli anni ’80. Da qualche mese è tornato a Bradenton, dove tutto ebbe inizio, per ricoprire il ruolo di direttore della IMG Tennis Academy. Jimmy Arias, americano ex numero 5 del mondo e vincitore a Roma nel 1983, sa bene cosa significa lavorare con i giovani, e in Florida ha di recente premiato i partecipanti alle finali mondiali del Discovery Open, il circuito under 12, 14 e 16 creato proprio da Bollettieri. Tra di loro, anche sei italiani, con il romano Giorgio Gatto che ha perso in finale, e l’aretina Sofia Farsetti arrivata terza.

Questo torneo nasce per reclutare talenti, ma quali sono gli aspetti che più guardate per capire se un giovane ha delle potenzialità?

Diciamo che osserviamo tutto, dalla testa ai piedi, nel vero senso della parola! La velocità dei piedi di un tennista infatti per me è un aspetto fondamentale, e se già si nota in un ragazzo questa caratteristica naturale, poi sarà più facile lavorare su tutto il resto. Anche la velocità di reazione nel raggiungimento della palla è importantissima. E poi ovviamente l’aspetto mentale, inteso come predisposizione al sacrificio e alla fatica. Senza la voglia di lavorare, non si arriva da nessuna parte. Poi a quel punto si costruiscono i colpi e si affinano gli aspetti tecnici.

Soffermandosi sull’aspetto mentale, come allenate i ragazzi?

Per mio conto, l’obiettivo deve essere quello di insegnare ai ragazzi a vincere. Quindi sviluppare in loro una mentalità vincente, e questa si acquisisce solo attraverso le vittorie stesse. Vincere aiuta a vincere: per questo siamo sempre prudenti nel far compiere ai ragazzi il salto di categoria, o il salto dal circuito giovanile al professionismo. Bisogna avere tanta pazienza: se un tennista di 17 o 18 anni, seppur talentuoso, viene lanciato troppo presto nel Tour, e comincia a perdere, a quel punto recuperare la sua fiducia sarà doppiamente difficile. Quanti sono stati bruciati per l’eccessiva fretta…piuttosto, meglio aspettare qualche anno di più e intanto andare al College.

Come funziona l’assegnazione delle borse di studio alla IMG Academy?

Ci sono tante parti coinvolte. Io ovviamente ho voce in capitolo: se insieme al mio staff riteniamo, dopo aver attentamente visionato un giocatore, di poter investire su di lui, lo facciamo. Poi ci sono anche gli agenti, che possono consigliarci un atleta che ritengono interessante. Il tutto ovviamente confrontandosi anche con chi gestisce il budget e l’aspetto finanziario. Bisogna mettere tutti d’accordo.

Uno che ci ha spesso visto giusto, in questo senso, è Nick Bollettieri. Lo conosce da 40 anni, prima come suo studente, poi come giocatore, e ora come allenatore nell’Academy che lui ha fondato. Cosa può dire di lui?

La grande capacità di Nick, all’inizio della sua attività, è stata quella di radunare in un unico posto tutti i migliori under 16 degli Stati Uniti. A quel punto, l’Academy è cresciuta di notorietà e sono cominciati ad arrivare decine di giovani ogni mese. La sua più grande qualità è la passione, e la puoi percepire ancora adesso che ha 88 anni, ma scende in campo con l’entusiasmo di un tempo. È un grande motivatore, che sa trasmetterti una grande energia e una grande voglia di lottare. Sa spronarti, toccando le corde giuste sin dall’inizio, anche senza conoscerti. L’obiettivo mio e degli altri ragazzi era quello di impressionare Nick, e di dare sempre il massimo per lui, competendo anche tra di noi. Così sono cresciuti tanti campioni tutti insieme a Bradenton.

Come sta cambiando il tennis in questi anni?

Al giorno d’oggi il tennis è diventato uno sport molto fisico, di potenza, non c’è quasi più spazio per tennisti leggeri o bassi. Il servizio è diventato un colpo fondamentale, e per avere un ottimo servizio devi avere per forza determinate caratteristiche fisiche. Il gioco si è spostato molto più a fondo campo, con scambi lunghi e faticosi anche sulle superfici veloci, e meno discese a rete, ed è un peccato perché forse si è perso un po’ di spettacolo e un po’ di stile.

Qualcosa che sicuramente non è cambiato in questi anni, però, è chi domina questo sport: si aspettava che Federer, Nadal e Djokovic potessero durare così tanto?

Onestamente no, sta succedendo qualcosa di incredibile e di irripetibile nella storia del tennis. Federer ha quasi 38 anni ed è ancora al top, e mi chiedo davvero come faccia soprattutto da un punto di vista fisico. Ha una capacità di recupero impressionante, è addirittura tornato a giocare tanto e bene sulla terra, ed ora può vincere Wimbledon. Djokovic, quando gioca al suo meglio, è ancora imbattibile e il più devastante dei tre. Nadal, sul rosso, continua a non avere rivali come all’ultimo Roland Garros. Non ci sarà mai più un dominio del genere nel tennis.

E la nuova generazione di tennisti?

Ci sono dei profili molto interessanti, che dovranno essere pronti a sfruttare il ricambio generazionale, ma che non ripeteranno mai ciò che è accaduto negli ultimi 15 anni. Tsitsipas gioca molto bene, ma deve crescere fisicamente. Zverev sembrava il più lanciato ma è in un periodo di crisi, e mi preoccupa perché quando è sotto pressione mostra delle carenze troppo evidenti nella seconda di servizio e nel dritto. Thiem è solido, ma ancora non abbastanza da vincere un torneo dello Slam.

Lei è molto legato all’Italia: dei cinque tornei in carriera, tre li ha vinti da noi, con il titolo di Roma che spicca. Cosa ne pensa dei nostri, di giovani?

Con Berrettini, Musetti e Sonego, a livello maschile avete una nuova generazione di ragazzi che sta facendo molto bene, e sta arrivando nel momento giusto, perché tra due o tre anni si apriranno grandi opportunità con i probabili addii di Federer, Nadal e Djokovic. Vedo che i vostri giovani sanno competere, hanno la mentalità giusta, e ottengono risultati di prestigio vincendo già partite importanti, e questo è un grande segnale per il tennis italiano.  

Un altro grande segnale, per noi, è stato l’ingresso di Fognini nei top 10: è sorpreso, o pensa che possa anche migliorare a questo punto?

Sinceramente sono abbastanza sorpreso, non pensavo che ce l’avrebbe fatta. Ha sempre avuto un gioco incredibile e una capacità di colpire la palla davvero unica, ma il suo grande problema era la testa: un giorno poteva battere Nadal, e il giorno dopo perdere con il numero 100 del mondo. Evidentemente adesso ha trovato un equilibrio anche mentale, ma per migliorare ancora deve durare. Onestamente non credo che possa spingersi fino ai top 5.

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