La «Mission Impossible" di Golubev

di Alessandro Nizegorodcew

Andrey Golubev e il «suo» Kazakhstan sono pronti ad affrontare la proibitiva sfida di Coppa Davis contro la Svizzera. A Ginevra, Golubev, Kukushkin, Nedovyesov e Korolev se la vedranno infatti contro Wawrinka e Federer, rispettivamente numero 3 e 4 del mondo. Il Palaexpo della città elvetica ospiterà il match di quarti di finale su cemento indoor con palle Wilson Australian Open. In Davis il kazako d’adozione ha da sempre un ottimo rendimento: 27 match disputati con 20 vittorie (tra cui quelle prestigiose su Berdych e Melzer),  e solamente 7 sconfitte. A Bra, dove Golubev è cresciuto (tennisticamente e non), il Kazakhstan ha svolto la propria conferenza stampa, a margine della quale Andrey ha raccontato le proprio impressioni, sulla Davis e sulla sua stagione, ai «microfoni» di Spazio Tennis.

Svizzera-Kazakhstan sarà per voi una Missione Impossible?
«Sarà una bellissima sfida per la nostra nazionale e un’esperienza certamente indimenticabile. Sarà durissima, anche se non partiamo battuti. Il match con la Svizzera sarà anche un banco di prova per capire il valore del Kazakhstan. Io, in particolare, amo questo genere di sfide: avere la possibilità di affrontare grandi campioni, in Davis e con un numeroso pubblico, è fantastico, anche se c’è ovviamente il rischio di prenderle…».

In Davis hai sempre giocato grandi match, superando ad esempio Berdych, Melzer, anche nei momenti in cui nei tornei individuali le cose non andavano granché bene. Come te lo spieghi?
«Domanda interessante. La preparazione per un match di Coppa Davis è sempre molto accurato, ci sono una decina di giorni per prendere confidenza con palle e campi, che tra l’altro quando giochi in casa sei tu a scegliere. Inoltre, cosa da non sottovalutare, conosci molti giorni prima il tuo avversario, cosa che non accade nei tornei Atp, quando hai a disposizione 24-48 ora dal sorteggio. Giocare a squadre mi è sempre piaciuto comunque e la squadra incide sulla prestazione del singolo. Se ogni tennista avesse la possibilità di preparare i tornei come le sfide di Davis i risultati nel circuito potrebbero essere sorprendenti».

Dopo aver raggiunto il tuo best ranking di numero 33 nel 2010 sei finito oltre il 200 proprio un anno fa. Oggi sei tornato al numero 64 Atp grazie ad una ritrovata continuità e ad un livello tornato ottimo. Come giudichi il tuo 2013 e la prima parte di questa nuova stagione?
«Risalire in classifica è stata dura. Per fare una battuta potrei dire che perdere punti è più facile che guadagnarli e per tornare in alto devi fare uno sforzo doppio. Il 2013 è durato moltissimo per me, perché ho giocato sino agli ultimissimi tornei per mettere in casina più punti possibili. Volevo inseguire il mio ritorno nei top-100 e sono riuscito nel mio intento. Un po’ di riposo, un po’ di terapie e poi, senza una lunga preparazione, sono andato in Australia dove ovviamente non ero al meglio. A Melbourne non stavo giocando male, ma ho risentito di un problema al polpaccio. Successivamente ho giocato e vinto il challenger di Astana e adesso mi sento in forma. A Miami ad esempio ho espresso un bel tennis, e in Florida ho sempre fatto abbastnaza pena, quindi sono soddisfatto».

Obiettivi di classifica?
«L’obiettivo primario è quello di chiudere l’anno tra i Top-50 Atp. Se poi riuscirò a far meglio sarà tanto di guadagnato».

Sei cresciuto tennisticamente con Massimo Puci a Bra, dove si è svolta la conferenza stampa. Oggi chi ti segue e qual è il rapporto con Max?
«Lo scorso anno mi ha seguito il mio amico ed giocatore Yuri Shukin, con il quale mi sono trovato benissimo. Adesso però ha avuto un figlio e non potrà accompagnarmi a moltissimi tornei. Dobbiamo ancora studiare la situazione. Con Max il rapporto è sempre ottimo e quando mi alleno a Bra mi sento a casa».

Come si supera un momento delicato come quello che hai vissuto nel 2011 e anche più recentemente?
«Lavorando lavorando e ancora lavorando. Bisogna inseguire ogni vittoria che può rappresentare il match dela svolta. Passo dopo passo si può tornare ai fasti din un tempo. Il 2011 è stato un anno pessimo, sul quale oggi scherzo su ma a ripensarci bene c’è poco da ridere. Beh, l’unica cosa positiva di quel periodo è che peggio del 2011 non potrò mai giocare…».

Un commento infine su Edoardo Eremin e Matteo Donati, due giovani promesse azzurre che conosci molto bene…
«Giocano entrambi molto bene e possono diventare ottimi professionisti. Ma tra il dire e il fare, in questo sport, c’è di mezzo il mare. Un contro è essere talentosi, un conto è tramutare la classe in partite vinte, punti e classifica. Auguro loro il meglio e spero possano arrivare più in alto possibile».

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