Sinicropi: “Vorrei chiudere l’anno 350 Atp”


(Riccardo Sinicropi)
di Renato Lugarini (inviato a Siena)
Riccardo Sinicropi, genovese, classe 1990, era un nome sconosciuto al ranking ATP solo poco più di un anno fa. Poi, dopo il primo punto conquistato in un future bolognese di inizio luglio, quello stesso nome ha iniziato a comparire nella classifica internazionale e non si è più fermato. Sempre più in alto, di settimana in settimana, fino alla posizione n. 456, best ranking fatto registrare a metà agosto. Un balzo di circa 1300 posti in tredici mesi: il segno di una crescita veloce e costante, ma anche di qualità pregresse che aspettavano solo il momento giusto per venire alla luce. E quando ti accorgi, con leggero ritardo, che ad una tavola riccamente imbandita c’è posto anche per te, la fame è ancora maggiore. Una fame che ha spinto Riccardo, sul finire della scorsa stagione, fino all’Australia e alla Nuova Zelanda, alla ricerca di punti e di esperienza. Un piccolo tesoro capitalizzato nel giro di poco tempo e che l’ha portato dall’anonimato al successo nei futures di Tarsus (Turchia) e di Avezzano nel 2011, oltre a una lunga serie di buoni piazzamenti. Nel corso del torneo Itf di Siena, mentre Riccardo è in attesa di disputare il proprio match in notturna, abbiamo avuto l’occasione di fare il punto della situazione direttamente con lui.
Stai vivendo una stagione molto importante e ricca di soddisfazioni, quali sono stati, per te, i passaggi più significativi?
“E’ sicuramente una stagione molto intensa per me. A inizio anno sentivo la necessità di fare più punti possibile, per questo dopo i primi tornei in Italia e in Svizzera ho scelto di andare in Turchia, dove il livello era leggermente più basso. Questa decisione ha pagato, perchè ho addirittura vinto il torneo ottenendo, oltre ai punti, molta fiducia. Il successo in quel future ha rappresentato una spinta per migliorare ulteriomente il mio rendimento nei tornei più difficili, tanto che poi sono riuscito a vincere anche in Italia e a fare finale, settimana scorsa, a Trieste”.
Attribuendo questo tuo improvviso salto di qualità alla componente mentale, c’è stato un momento o un match in particolare a cui abbini la svolta?
“Si, ed è stato l’anno scorso durante le quali del challenger di Manerbio. Ho battuto al terzo un giocatore forte (Robin Vik, allora n. 441 e ex 57) e lottato contro un giocatore intorno al 300 del mondo (Adrian Garcia, allora n. 340 e ex 103). In quel momento ho capito che me la giocavo e che ce la potevo fare anch’io”.
Parliamo del tuo gioco e degli aspetti sui cui stai lavorando maggiormente..
“Considero il mio un tennis completo. Mi alleno a Milano, con Laura Golarsa e penso che stiamo svolgendo un ottimo lavoro insieme. Quando rientro dai tornei, in realtà piuttosto raramente in questo periodo, visto che sto giocando molto, cerchiamo di curare tutti gli aspetti tecnici, mentali e fisici. Per quanto riguarda la tecnica devo lavorare particolarmente sul servizio e sul rovescio”.
Superficie preferita?
“Fino a poco tempo avrei risposto veloce, anche perchè sono cresciuto in Francia, dove la mia famiglia ha vissuto fino ai miei 14 anni e dove i campi in cemento sono molto più diffusi. Ormai, però, mi sono adattato bene anche alla terra, su cui gioco spesso”.
Se ti viene rivolta qualche critica, di solito, riguarda la componente fisica. Sei d’accordo?
“Fisicamente sono molto veloce e reattivo. Certo devo lavorare per acquisire una maggiore robustezza e dare più peso alla palla”.
Programmi ed obiettivi?
“Dopo Siena andrò a Porto Torres e a Brusaporto. Sono anche iscritto ad alcuni challenger, con la speranza di riuscire a entrare in tabellone. Per quanto riguarda la classifica, invece, vorrei chiudere la stagione intorno ai 350 del
mondo, per poter passare l’anno prossimo direttamente ai tornei di fascia superiore”.

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