Colpo di Grazia 15 – La Canaglia di Lagos


Una rubrica di Stefano Grazia
CDG 15_ La Canaglia di Lagos
Ultimo Capitolo
Dopo Quattro anni vissuti sulla cresta dell’onta (si, avete letto bene, non onda: volevo proprio scrivere onta) e dopo aver fatto girare le palle e perdere le staffe ad un numero variegato di persone, da Chloe de Lisser a Federico Di Carlo, da Archipedro a Maria Prosperi, da Giorgio Giorgio a Nicoxia, fra loro tutte differenti per background culturale, stile e toni, e non potete negare che ci vuole un certo talento e predisposizione anche per questo, e’ giunto anche per me il momento di accomiatarmi e questa volta per davvero. Se su tutto il resto hanno forse e probabilmente torto, su una cosa i miei vari detrattori hanno ragione: e’ arrivato il momento di mettere la parola fine a quello che qualcuno ha definito forse non a torto una specie di Romanzo di Formazione: La Canaglia di Lagos finisce dunque qui: grazie a tutti gli Aficionados per la pazienza, il sostegno, le critiche e anche per l’affetto.
The Right Stuff 3_ The End
Nulla e’ perduto fuorche’ l’onore

Certe cose andrebbero scritte in un diario, non su un blog.
(Maria Prosperi)
Se la vita e’ come un film, allora io sono il mio attore preferito
(Stefano Grazia, in Men Abroad, il suo prossimo libro)
And then the harder they come the harder they’ll fall, one and all
Ooh the harder they come the harder they’ll fall, one and all

(Jimmy Cliff, The Harder They Come)
Arriva a un certo punto per tutti un momento nella vita in cui ci si rende finalmente conto che non usciremo mai con Maria Sharapova o Brad Pitt, che non saliremo sul podio piu’ alto di un’Olimpiade, non gireremo il mondo in barca a vela, non c’incontreremo come le stars a bere whisky al Roxy Bar, e non avremo nemmeno un figlio/a che gioca la finale di uno Slam in uno stadio gremito di spettatori. Forse a quel punto potrebbe essere d’aiuto avere delle alternative, e poi chissenefrega … potremo ancora scrivere un Best Seller, chissa’ ma se saremo stati abbastanza in gamba o abbastanza furbi da consegnare a noi e a lui/lei altre alternative, la nostra vita avra’ comunque avuto un significato. In caso contrario andremo ad allargare le schiere dei frustrati rancorosi e biliosi e rosiconi. Sara’ questo il mio caso come alcuni di voi gia’ ipotizzano o chissa’, magari quelli che la pensano cosi’ di noi non hanno proprio capito niente? Lo sapremo solo fra qualche anno e chissa’ quanta acqua allora sara’ passata sotto i ponti, e forse appunto ‘non c’incontreremo mai, ognuno a rincorrere i suoi guai’ …
Dove eravamo dunque rimasti?

Eravamo rimasti con Nicholas che subito dopo la sua sconfitta nel secondo turno delle Qualificazioni al Main Draw dell’Eddie Herr si appartava e con rabbia metodica spaccava tutte le sue racchette ad una ad una. Reazione che sinceramente se UNA TANTUM e lontano da occhi indiscreti io mi sento di preferire alla completa mancanza di reazioni e alla supine rassegnata accettazione di una sconfitta. Certo, poi le racchette se le ricompra lui. Certo, mica lo puo’ fare ad ogni partita (diciamo che una volta ogni due, tre anni ci potrebbe stare). Certo, poi uno deve dare altri segnali, uscire dall’involucro da baco che si e’ creato e spiccare il volo. In quel caso la reazione puo’ essere catalogata magari come un Turning Point, un Ripartire da Zero. Altrimenti rimane quella di uno screanzato o semplicemente quella di uno che e’ caduto dal pero. Ma meglio cosi’ che fare la lagna per tutta la partita piangendosi addosso o sbatacchiando la racchetta e sacramentando senza ragione accusando il dio culo di favorire solo l’avversario. Sicuramente meglio che perdere senza combattere perche’ io quello l’ho sempre detto: non importa se vinci, non importa se perdi. Quel che conta e’ come hai combattuto. La reazione successiva tutt’al piu’ mi dimostra che almeno ci tenevi, che ci sei rimasto male, che sei distrutto. Oppure che non ne vuoi piu’ sapere.
Ed eravamo anche rimasti con la storia in sospeso della Doccia. Doccia divenuto un simbolo, una metafora, la rappresentazione simbolica della sua incapacita’ di sottrarsi ad una addiction (il piacere del risveglio pigro sotto lo spruzzo caldo dell’acqua che forse gli ricorda i bei tempi del liquid amniotico quando non c’erano doveri e responsabilita’, va mo la’, Maria La Peronospera, che ne dici di questa interpretazione psicologica?) incapacita’ anche ad organizzarsi, a gestire il proprio tempo, a rispettare I buoni proponimenti della sera prima e staccarsi dal piacere animalesco istintivo del ‘bere, mangiare, cagare, pisciare, scoreggiare … e farsi la doccia. Dammi un segnale. Gli dico: No problem. Potrai raccontare ai tuoi amici a Calderino o peggio in Nigeria che potevi rimanere 5 anni in Florida alla Bollettieri ma: “volevo fare la doccia al mattino e mio padre mi aveva detto: scegli, o la doccia o la Bollettieri. Pensi che qualcuno ti dira’: Soccia, ma tuo padre era proprio uno stronzo, poteva lasciarti fare la doccia, che gli costava a lui? Oppure “Soccia, ma sei proprio uno stronzo: maccchecccazzzotenefotteva della doccia? Ti immagini Kabirou o Abdu, quei due ragazzini nigeriani con cui ti allenavi ad Abuja, cosa ti direbbero? Cosa penserebbero di uno cosi’ loro che chissa’ cosa darebbero se gli fosse data una chance del genere?

Eravamo rimasti con me che giocando ogni sabato e domenica Best of Five al National Stadium di Abuja con questo ragazzino di 16-18 anni mi ero trovato di fronte all’ennesima epifania: eccomi qui a giocare contro un ragazzino che non sa giocare ma corre come un culo e raccatta su tutto anche perche’, certo, io non son capace di chiudere ma comunque… E comunque a questo qui nessuno ha mai insegnato a giocare e si vede ma ecco che ha un dritto a volte incredibile, una fucilata che lascia il segno per terra a volte tirata da posizioni impossibili e con precario equilibrio e ecco anche che alterna doppi falli o servizi appoggiati a ripetuti ace con la seconda … Ma il bello di giocare con lui, il motivo per cui preferisco giocare con lui invece che con ragazzini magari piu’ forti o con coach piu’ completi in grado di trattenere I loro colpi e farmi fare bella figura, e’ che con Abdu ho una chance di vincere e questa chance ce l’ho se adotto una strategia e poi ‘stick with it’, se le resto fedele: la strategia e’ giocargli costantemente sul rovescio e nel momento in cui si accampa da quelle parti muoverlo sul dritto e attaccarlo poi sempre sul rovescio e seguire a rete… Banale, direte voi, ma per quanto il mio gioco sia sempre stato completo, il fatto e’ che a rete non sono certo un fulmine di Guerra e a volte per chiudere uno smash ne devo tirare tre o quattro… Eppure questa e’ la strategia ed e’ incredibile: non sono mai andato cosi’ a rete negli ultimi vent’anni come in una singola partita Best of Five con Abdu… Magari sbaglio una facile voleey, magari scarciofo tre smash di fila sempre perche’ non sono abbastanza veloce a posizionarmi pedalando all’indietro, eppure sempre alla prima occasione, bang! lungo linea sul back hand e seguo a rete…E certe volte faccio dei colpi che m’ispirano un C’Mon! di gusto alla Hewitt… Ho ritrovato la gioia di giocare a tennis: ho un puzzle da risolvere, so come farlo, non e’ proprio il mio gioco naturale ammesso che potesse essere considerato tale il mio topspinnare tutto da fondo aspettando l’errore o magari attaccando in controtempo, ma adesso raggiungo l’orgasmo solo se riesco a muovere geometricamente Abdu da un lato all’altro del campo per poi punirlo con un colpo ben indirizzato al volo laddove lui non puo’ replicare…Bene, mi son detto, forse e’ questo di cui ha bisogno in questo momento Nicholas, di cominciare ad essere definito maggiormente come tipo di giocatore …Qual e’ il tuo colpo migliore? Il Dritto Inside Out. Bene, allora bisogna che il tuo gioco verta sul fatto di metterti in condizione di tirare piu’ Dritti Inside Out possibile. E poi di scendere a rete per la ‘benedizione’. Inutile pensare che diventera’ un corridor alla Ferrer o alla Chang, non ha la pazienza ne’ la predisposizione mentale … Certo, in allenamento continuera’ a lavorare su tutti I colpi e sulla consistenza e sulla difesa ma e’ ora che scenda in campo sapendo quello che deve e puo’ fare, sapendo che tipo di giocatore e’ e puo’ essere …

Avevamo anche lasciato Nicholas a caccia di fanciulle e in particolare alla ricerca di una compagna per il Doppio Misto. Ricordate che, a chiara indicazione delle sue attuali priorita’, la voleva piu’ bella che brava. Ovviamente o per timidezza o perche’ anche le belle preferiscono concedersi ai vincenti, la ricerca era stata infruttuosa e quindi Margie, la sua ex coach dei tempi dello Strategy Zone, aveva pensato bene, non richiesta, d’intervenire procurandogli come partner una ragazzina cinese che ahime’ fra le sue indiscutibili doti non annoverava l’unica ricercata dalla piu’ che mai Canaglia. Appuntamento a mezzogiorno per un allenamento. Nicholas non si fa vedere: pare che dopo aver dato un’occhiata si sia rifiutato temendo poi di essere preso in giro da quella compagnia malvagia e scempia (sto citando Dante, mica bruscolini) che si e’ scelto come amica. Sulla carta e in teoria, e perfino d’istinto, la sua reazione non mi e’ piaciuta e ho provato dispiacere nel constatare che mio figlio non e’ ancora l’eroe positivo che nei film adolescenziali prende le difese del piccolo mostriciattolo a costo anche di essere poi rifiutato dal Branco. Certamente, con 40 anni in piu’ di maturita’ sulle spalle, la cosa e’ condannabile e certo, avrei preferito anch’io che mio figlio potesse essere tanto maturo, buono ed empatico da sentire empatia, entrare nello stato d’animo della ragazzina rifiutata, fregarsene e poi magari vincere il Doppio Mix… ma per quanto io possa ricordare probabilmente l’80% di noi a quell’eta’ avrebbe fatto lo stesso. Non gliel’ho certo detto ma non ho potuto fare a meno di pensarlo e insomma, in fondo il doppio lo devi giocare con chi ti piace. Mentre Gabri’ cautamente cerca di fargli un po’ di morale, la mamma di GQ ricorda che l’anno scorso suo figlio aveva ricevuto parecchie richieste e aveva detto di si a tutte, o per timidezza o per non so che. Morale: al campo per l’allenamento si presentarono in quaranta e ovviamente tutte lasciarono il campo incazzate con GQ, sentendosi prese in giro o tradite o trattate come spazzatura. Certo, anche questa storia ha offerto qualche spunto di riflessione: puoi essere bello e popolare ma se non vinci mai una partita, quando cerchi una compagna per il Doppio Misto ti rimangono solo le seconde: Girls, they just want to have fun i miei maroni! Anche loro vogliono vincere, altroche’!

Eravamo infine rimasti alla richiesta di un Meeting col Direttore del Tennis Chip Brooks, con il Capo dei Gruppi del Pomeriggio Paul Forsythe e coi due Head Coach del Gruppo di Elite, Ali e Jorge. Ricordate la lista di cose che intendevamo discutere? Alcuni di voi pero’ nei commenti non sembrano aver afferrato appieno la complessita’ del caso. Colpa mia che non mi sono spiegato bene. In soldoni l’alternativa era fra Smettere del Tutto o Staccare e stare a vedere. Ma attenzione, ’Staccare’ per noi non era cosi’ semplice come per uno di voi che se ne sta in Italia: la nostra situazione e’ infatti irrimediabilmente complicata dal fatto che: 1)io vivo e lavoro in Africa (dove non ci sono tornei e non ci sono veri e propri coaches anche se il clima e’ ottimo e i campi da tennis sono for free e i palleggiatori sono cheap; 2) l’Academy e’ in Florida; 3)La Scuola deve essere Americana o Internazionale e comunque tornare in Nigeria sarebbe il quarto cambio di scuola in 4 anni. La Scuola e’un po’ il perno su cui ruota tutta la faccenda visto che Nicholas NON puo’ frequentare la Pendleton, la scuola dentro l’Academy, se non e’ iscritto ad un Programma Full Time Img. Certo, ci sono altre scuole nei paraggi ma quelle pubbliche hanno tutti i difetti che vediamo spettacolarizzati nei vari telefilm americani e quelle private non avrebbero piu’ le caratteristiche logistiche e supportive della Scuola per Atleti. Se l’Academy fosse in Italia o se noi abitassimo in Villa dentro l’Academy e avessimo dunque il diritto di andare comunque alla Pendleton, be’, non ci sarebbero tutti sti problemi: saremmo a casa, Nicholas andrebbe solo a scuola per 2-3 mesi per vedere se gli torna la voglia o se smette: farlo staccare per due-tre mesi sarebbe una decisione logica e relativamente facile da prendere. In Africa sarebbe la soluzione migliore perche’ ci sono io e se gli torna la voglia potrebbe allenarsi (e avrei gia’ un paio di ottime idée) e fare una ottima PA ma…sarebbe DEFINITIVA solo se smette, se riprendesse sarebbe temporanea, quella che noi abbiamo definito Soluzione del su e Giu’ per la Val Camonica: dovrebbe infatti poi tornare in America o in Europa perche’ non ci sono tornei e perche’ avrebbe bisogno di un Vero Coach in grado di cooperare con noi… Insomma, come si suol dire, ci siamo incartati: a volte e’ meglio non avere tante opzioni ma solo una: o mangiare la minestra o saltare dalla finestra. Calcolate anche che saltare dalla finestra per Nicholas puo’ voler dire tornare in seno a Mamma Africa, con Nannies, Stewards, Driver e Guardie che si prendono cura di lui, scuole e circoli esclusivi, golf, tennis, piscine nei grandi hotel, il fascino degli ultimi bagliori di un crepuscolo, quello della vita coloniale, e dell’essere bianco senza essere razzista: amico dei neri ma facilmente distinguibile e quindi al centro dell’attenzione anche e soprattutto per il suo sentirsi a meta’ africano. E’ una vita in prestito, ma e’ una vita che puo’ essere bellissima: perche’ ci dovrei rinunciare per correre dietro ad una stupida pallina da tennis? Insomma, puo’ essere piu’ semplice non voler tornare a Bergamo e dintorni, basta chiedere per esempio alla colonia di ex espatriati di Clusone e Rovetta … Come vedete non e’ che non ci stiamo prodigando ma a volte ci passa la voglia nel vedere PER CHI ci stiamo prodigando, nel senso che in questo momento le priorita’ di Nicholas sono altre e prettamente basiche, direi quasi ormonali: MA COME, SE NON INTERESSA A LUI, ALLORA COSA STIAMO FACENDO? Ricadiamo nell’errore del SOGNO che deve appartenere a lui e non a noi? Si, vabbe’, ma come e’ andato sto cazzo di meeting, vorranno sapere i piu’ appassionati alle dinamiche di una grande Academy come quella di Bollettieri? All’inizio ci ha lasciato come gli artisti sotto la tenda del circo; perplessi (era il titolo di un film premiato col Leone d’Oro a Venezia negli anni immediatamente post sessantottini, non chiedetemi com’era, mai visto, ma il titolo mi e’ rimasto impresso, ottimo da far mimare e indovinare alla squadra avversaria in quei giochi di gruppo della nostra adolescenza). Perplessi perche’ all’inizio il Direttore del Tennis aveva chiesto di parlare prima con Gabri’ e poi in pratica il Meeting non si era tenuto essendo arrivato solo Ali’ Bennaji, il Coach con cui volevamo che Nicholas continuasse a lavorare, ma One on One. Chip Brooks invece propone un altro Coach ma la cosa all’inizio ci lascia insoddisfatti perche’ noi riteniamo che in questo momento Nicky abbia piu’ bisogno di un Father Figure Coach, di un Coach cioe’ che creda in lui, piuttosto che un Coach bravissimo ma che magari non riesce a ‘cliccare’, ad entrare in sintonia. Alla fine, diciamoci la verita’, sembrava che in pratica non ci avessero cagato pari. Poi due giorni dopo invece Gabri’ viene convocata di nuovo sempre da Chip questa volta in presenza della Responsabile Img e le cose assumono una parvenza piu’ concreta: Nicky lavorera’ un’ora o due al giorno con un certo John Watson e il focus sara’ esclusivamente sulla strategia o meglio sulla costruzione delle sue caratteristiche di gioco … Piu’ o meno quello che avrei voluto fargli fare io, nel senso che lui deve arrivare a un punto in cui entra in campo per la partita e non deve pensare ma solo…EXECUTE, eseguire… La sto facendo molto semplice ma ci siamo capiti. Il Tennis e’ in fondo mettere a disagio l’avversario, tuo colpo migliore contro il suo colpo peggiore, magari anche piano di riserva e variabilita’ di schemi ma IN QUESTO MOMENTO Nicholas di fantasia e varieta’ ne ha fin troppa, deve invece cominciare ad avere un piano e uno solo ed entrare in campo ed eseguirlo. Poi in allenamento col Gruppo continuera’ a fare consistency, ad allenare tutti I colpi, a migliorare tutto il resto, ma adesso ha solo bisogno di entrare in campo sapendo cosa deve e puo’ fare. Questo e’ quello che avrei cercato di fargli fare se una volta tornato ad Abuja avesse volute tornare ad allenarsi. Lo puo’ fare all’academy con Watson? Cosi’ su due piedi l’unica risposta che mi viene e’ ovviamente un: Elementare, direi …

E insomma I giorni passano cosi’, uno dopo l’altro, fra discese ardite e le risalite della serie Come puo’ uno scoglio arginare il mare anche se non voglio torno gia’ a …giocare? In realta’ sono settimane di smobilitazione, spesi a rimettersi in pari coi compiti e con la scuola e tutt’al piu’ a giocare a pittino con gli amici. Poi un giorno verso il mezzogiorno sento il cellulare vibrare per un messaggio: in America sono le sei del mattino ed e’ Gabri’ che mi scrive e quel che mi scrive e’ un inno alla speranza: “Non ha fatto la doccia”. Giuro che quando ho cominciato a scrivere The Right Stuff non lo sapevo e comunque non e’ che voglia dire poi tutto sto granche’ ma ecco che mi sono ritrovato anche il finale con cui chiudere finalmente il romanzo di cui mi accusa non senza qualche ragione archipedro: il Turning Point. (Anni dopo al giornalista che gli chiedera’ quando ha capito che sarebbe diventato un campione, la Canaglia rivelera’ fra il serio e il faceto: il giorno che ho smesso di farmi la doccia al mattino.) Ed ecco quindi, dicevo, che mi sono ritrovato per le mani il Finale tanto atteso di quello che qualcuno che la pensava diversamente da Archipedro, ha definito, fin troppo buono, ‘quasi un Romanzo di Formazione’ dal titolo malandrino, La Canaglia di Lagos, che andrebbe davvero bene, cosi’ fuorviante da sembrare un thriller, anche per un Best Seller. Siamo dunque agli sgoccioli, ci stiamo trascinando, non sappiamo che pesci pigliare, stiamo gia’ prendendo gli accordi con la scuola di Abuja, e’ gia’ arrivata la lettera di accettazione, ed e’ tutto un ‘io vorrei non vorrei ma se vuoi, … immaginatevi dunque Nicholas da solo, seduto sul letto, imagine fissa, imagine ferma per 10 lunghi secondi che in un film sono un’eternita’ e poi la camera comincia zoomargli incontro e arriva a cogliere il viso che si solleva e guarda verso la camera… Oppure lui che si alza, varca la soglia del bagno e appoggiando le braccia tese sul lavandino si guarda allo specchio e l’immagine riflessa non e’ piu’ quella del bambino, e’ quella ormai di un ragazzo … coi suoi sogni che non necessariamente sono quelli dei genitori… musica di mogwai o moby in crescendo, un accordo sordo teso prolungato … Che cosa decidera’? Vale la pena di attraversare il tunnel di fuoco e fiamme, fango sudore e lacrime o e’ meglio fare colpo in un ambiente e poi sparire, faccio cose vedo gente, ottenere il Massimo col Minimo Sforzo, da Vagabondo della Schiuma ad aspettare l’Onda Perfetta che non arrivera’ mai … Accontentarsi della Mediocrita’ Aurea senza dannarsi o rovinarsi la Vita Cercando di essere il Migliore?

Il Nicholas Grazia di cui vi siete fatti un’idea attraverso I miei resoconti esagerati e travisati e spesso non dovuti, personaggio forse fittizio o forse piu’ vero del vero, finisce di esistere qui sulla carta e chi lo sa, ha persino forse smesso di giocare … al suo posto un altro ragazzino, non meno Canaglia, manda segnali ancora contradditori e frammentati … un messaggio di Gabri’ diceva: oggi non ha fatto la doccia… Poi un altro: l’academy ha deciso di assegnargli un Coach One on One… Poi ancora: Nicky dice che ti deve parlare, in montagna, che ti vuole parlare …
Ma di questa nuova Canaglia se davvero riprendera’ mai a giocare, signori, mi dispiace, leggerete solo sugli scarni bollettini dei vari Main Draw sparsi per il mondo. Il Vostro Poco Umile Narratore ha deciso di mettere qui la parola Fine, come e’ giusto e sempre troppo tardi secondo qualcuno. Secondo me no, non troppo tardi, neanche tanto, ma al momento giusto: abbiamo seguito Nicholas dai primi passi quando tutto era ancora per possibilita’, quando come dice Guccini ‘si e’ stupidi davvero’ e quando si guardava tutti non il dito ma la Luna, dai primi passi dicevo fino alla Prima Grande Vera Crisi. Se sia questa l’Ultima (nel senso che poi smettera’) o solo una delle tante, alla fin fine non e’ nemmeno tanto importante: l’assunto di Genitori & Figli e’ sempre stato che in Italia non mancano I Campioni, mancano i Genitori dei Campioni perche’, e’ cosi’ evidente da essere banale, i Genitori sono il Primo Motore che spinge ad un determinato sport il proprio figlio. Perche’ e’ inutile menarsela, non puoi arrivare a 14 anni e di punto in bianco dire: voglio diventare un Campione. E quindi dietro ogni Campione c’e’ il Sogno di un Genitore e a volte di due. Pero’, abbiamo sempre detto, arrivati alle soglie dei 14 anni il sogno non puo’ e non deve piu’ essere quello del Genitore, deve essere quello del Figlio E quindi, quale momento migliore per terminare se non questo, e con un Finale Aperto per di piu’?

Scorrono dunque ora I Titoli di Coda e proprio mentre la gente comincia ad alzarsi dalle poltrone ricompaiono delle immagini, a lato, a mezzo schermo, sapete come in quei film un po’ sfiziosi, coi doppi finali …
Nicholas (discutendo con la Madre e avviandosi in bagno): ah, no, il Daddy ha detto che posso fare la doccia: basta che sia fredda e di tre minuti… (Ed entra in bagno, tira la tendina e fa scorrere l’acqua)
Stacco su Gabri’ in cucina al telefono con me su skype mentre prepara la colazione.
E io : Ma eran davvero tre minuti? Era fredda?
Gabri’: Tre minuti si, forse Quattro…Fredda: boh, non so, ma certo lo sentivo dire: Brr, come e’ fredda…Uh! Ah!Eh! Che freddo, brr…
Io: Insomma, ti pigliava per il culo …
Gabri’: Esatto.
(Ma stiamo sorridendo, si capisce che la presa per il culo e’ stata attuata in maniera simpatica: l’obiettivo (doccia in 5’, uscire alle 7 dalla porta) e’ raggiunto … Compare una scritta in dissolvenza:
“Si prende e si da”
E direi che dovrebbe essere questa l’ultima imagine. Compare anche la Dedica:
A Mio Padre (1920-2008)
mentre cominciano a sentirsi le note de Il Coyote di Lucio Dalla e chi vuole capire, intenda, prego, intenda pure:
“La gara è fra il coyote e una stella
a chi sa e vuol raccontare
il gruppo più fantastico di storie
che si possa ricordare
ma mentre il coyote
è un mancatore di parola e un mentitore
la stella che cadente è la più bella
con la coda che si muove con splendore
e su una pietra i due stan nel fuoco della notte
a raccontarsi a turno con le voci calde o rotte
la stella parla adagio e il coyote grida forte
buttati in questo gioco, per chi perde c’è la morte.
Ma col passar del tempo
la stella fa fatica a raccontare
e invece le parole del coyote corrono
come acqua di un fiume verde verso il mare
e mentre passa il vento o in alto o un’aquila si desta
e carica di voci, luci è tutta la foresta
la notte passa il cielo è rosso di mattina
finisce questa gara incominciata dal destino.
La stella allora si dichiara spenta e muore
ed ora è un pugno di cenere il suo splendore.
Perché vince il coyote
il racconto non lo dice ma lo lascia immaginare
la vita è fantasia, è coraggio,
è lotta dura con la voglia di inventare
e se la stella con la coda tante storie raccontava,
la fantasia del coyote col suo fuoco la bruciava
e poi faceva ascoltare l’erba crescere sulla mano
e il grido della risacca di un prossimo uragano”.
(The End)

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