Il Tennis Junior in Portogallo


(Il portoghese Almeida)
di Alessio Pinto (Ufficio Stampa Internazionali d’Italia Under 12)
Un piccolo, inedito e sorprendente gruppo di tennisti ha invaso il Circolo Canottieri Roma per la seconda edizione degli Internazionali BNL d’Italia under 12. Non volendo più essere ricordato e identificato soltanto come la patria di Mourinho e Cristiano Ronaldo, il Portogallo ha avviato già da alcuni anni un programma di rafforzamento del settore giovanile tennistico, puntando su tecnici non esclusivamente portoghesi ed aumentando gli investimenti in strutture e aiuti federali. Ed ecco che cominciano a vedersi i primi risultati. Frederico Gil, 26enne di Lisbona, ha raggiunto qualche settimana fa i quarti di finale al Master Series di Montecarlo, raggiungendo il milione di euro in montepremi e il suo best ranking di 62 del mondo. Ma più che Gil, la grande speranza del tennis portoghese si chiama Michelle Larcher De Brito, 18enne con palmares da record a livello giovanile, che ancora fatica a trovare continuità nel circuito maggiore. Molti ricorderanno la sua vittoria a 15 anni contro Flavia Pennetta al Master Series di Toronto e, un anno dopo, l’ingresso stabile tra le prime 100 del mondo (best ranking numero 76), eppure a un certo punto la Larcher De Brito ha smesso di dare continuità a quel dominio a cui aveva abituato da juniores. Una ragione di questo calo l’ha data Paulo Santiago, responsabile del settore maschile per la federazione portoghese, al Circolo Canottieri di Roma al seguito di alcuni promettenti 12enni: “In Portogallo si può notare una differenza abissale rispetto a 10 anni fa. Adesso non ci sono più soltanto i circoli privati, ma la Federazione portoghese ha messo in piedi uno staff serio che segue costantemente i tennisti di tutte la categorie, in tutto il mondo. E’ per questo che posso affermare con certezza che tra qualche anno i tennisti portoghesi saranno una presenza costante nel circuito tennistico ATP e WTA, ed è per questo motivo che la nostra grande speranza Larcher De Brito non riesce a giocare ai suoi livelli. In Portogallo tutti si aspettavano molto da lei, ma non l’abbiamo più messa nelle condizioni ideali per esprimersi al meglio. E’ dura viaggiare da sola a 15 anni, senza connazionali, senza un coach, e con una nazione intera che si aspetta grandi cose. Lei adesso sta pagando questa situazione, ma è proprio dal suo esempio che abbiamo preso spunto, per non ripetere l’errore”. E infatti a Roma sono arrivati alcuni giovani davvero promettenti, e sembra addirittura che non siamo i migliori in patria: “Io mi occupo del settore maschile – precisa Santiago – ma posso dirvi che la Oliveira (vincitrice al primo turno dell’under 12 contro l’italiana Di Vetta, ndr) è la nostra numero 1 ed ha già vinto numerosi tornei in Europa, è davvero forte. Quanto ai maschi, i nostri 2 tennisti più forti, Duarte Vale e Joao Antonio, sono impegnati in Francia e non sono venuti a Roma. Abbiamo portato Almeida (vincitore al primo turno contro uno dei favoriti alla vittoria finale, l’italiano Iannaccone) e Paulo, sono 2 giovani che seguiamo comunque da tempo con attenzione. Almeida è stato numero 1 al mondo a livello under 10 ma ha un po’ pagato il salto nell’under 12, ma va detto che lui rende molto di più sul cemento”. Proprio questa precisazione dà spunto ad una riflessione sulla questione dei campi da gioco, dalla quale va preso atto a malincuore di come anche una nazione (leggi Federazione) come il Portogallo, assolutamente priva di tradizione tennistica, si sia mossa con maggiore rapidità e lungimiranza rispetto a quella italiana: “Non conosco la situazione italiana e non sapevo di questo progetto per ampliare i campi in altre superfici. Quella che posso raccontare è l’impressione che ho avuto da questo torneo, cioè che i tennisti italiani hanno tutti un’impostazione molto simile, nell’uscita dal servizio, nell’impostazione dello scambio. Noi in Portogallo ci alleniamo su tutte le superfici, abbiamo anzi una leggera maggioranza di campi in cemento rispetto a quelli su terra, perché sulla terra a un ragazzino puoi insegnare come comandare lo scambio, però poi non puoi migliorare alcune situazioni di partita come il gioco d’incontro o l’anticipo sulla risposta”. Tutto giusto. Ma anche se i risultati gli danno ragione, sarebbe davvero troppo andare a lezione di tennis dai portoghesi…

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