Casi Clostebol, Alberto Salomone (tossicologo forense): “Molecola ad altissimo assorbimento. Basta un contatto per dare positività”

Donato Boccadifuoco
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Prof. Alberto Salomone - Screenshot Podcast Skeptical Health

L’acetato di Clostebol è una molecola con un elevatissimo assorbimento transdermico, basta un contatto superficiale affinché si riscontri una sua positività“. Lo spiega il tossicologo forense Alberto Salomone a ‘Skeptical Health‘: podcast condotto dai fondatori Guido Magrin e Cristian Valeri che si occupa di questioni legate al mondo della salute. Una sostanza che sempre più di frequente viene associata a potenziali casi di doping nel mondo dello sport: dal tennista Marco Bortolotti (poi scagionato dall’ITIA per nessuna colpa e nessuna negligenza) fino al recentissimo caso del nuotatore Christian Bacico (sospeso in via cautelare dal Tribunale Nazionale Antidoping), passando per la contaminazione che è costata tre mesi di sospensione all’allora numero 1 del mondo Jannik Sinner (solo per citarne alcuni).

L’ESPERIMENTO

La spiegazione e la riflessione del professore di chimica analitica presso l’Università di Torino parte da una considerazione e un esperimento: “Qualche anno fa il laboratorio antidoping di Roma pubblicò un articolo scientifico che indicava nel 50% il numero dei casi di Clostebol in Italia rispetto a tutto il resto del mondo e in quasi tutti i casi i livelli erano bassissimi – afferma il prof. Salomone -. È stato anche fatto un esperimento: una persona si spalmò una dose di pomata sulla mano e dopo 30 minuti la strinse ad altre sette persone; ebbene, cinque/sei di queste persone avevano livelli rilevabili del metabolita del Clostebol”. Il tossicologo forense spiega inoltre come il farmaco Trofodermin venga venduto in Italia e in pochi altri paesi nel mondo e di quanto sia facile essere contaminati dal Clostebol: “Il rischio di contaminazione è reale, ci sono molecole che hanno un rischio di contaminazione più elevato rispetto ad altre“.

CASI E NORMATIVE 

L’aumento dei casi Clostebol e le normative attualmente previste dall’agenzia mondiale antidoping, forniscono al prof. Salomone un ulteriore spunto di riflessione: “Dal 2015 ho visto tantissimi casi e tutti simili: persone che cadono dalle nuvole e che si chiedono come sia stato possibile. Ogni volta saltava fuori il Trofodermin. Normative? Innanzitutto è doveroso fare una premessa: nella giustizia ordinaria si è innocenti fino a prova contraria; in quella sportiva si è colpevoli fino a prova contraria. È l’agenzia mondiale antidoping a chiedere all’atleta di spiegare da dove sia spuntata la sostanza in questione ma trovare una fonte non sempre è possibile. Forse bisognerebbe ridefinire un po’ il termine contaminazione, è stata già fatta una bozza per un nuovo documento che forse verrà approvato nel 2027“.

NEGLIGENZA

Altra distinzione fondamentale sottolineata dal tossicologo forense è quella tra colpa e negligenza. Si può infatti essere estranei da colpa ma non da negligenza: “Ricordo il caso di un pugile che risultò positivo a questa sostanza: la moglie aveva fatto un tatuaggio, lui le spalmò sulla schiena la pomata, ne fu contaminato e prese tredici mesi di squalifica. La storia era credibile e la spiegazione venne accettata ma agli atleti viene anche chiesto di conoscere e prestare massima attenzione“.

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